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Fondi per l'emergenza alimentare a Saronno, ancora 100mila euro "congelati" dal Comune

209mila euro arrivati da Roma per aiutare le famiglie in difficoltà, 100mila euro "avanzati" dal Comune, di cui non si conosce il destino

Fondi per l'emergenza alimentare a Saronno, ancora 100mila euro "congelati" dal Comune
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I consiglieri indipendenti Alfonso Indelicato e Francesco Banfi tornano sulla contestata gestione dei fondi per l'emergenza alimentare da parte dell'Amministrazione di Alessandro Fagioli: dei 209mila euro arrivati dal Governo, la metà è ancora inutilizzata.

Usata la metà dei fondi per l'emergenza alimentare

A quasi tre mesi dal loro arrivo solo la metà dei fondi trasferiti al Comune per far fronte all'emergenza alimentare causata dal coronavirus è stata utilizzata dall'Amministrazione di Saronno. Di 209mila euro, solo la metà è stata sinora usata per acquistare i beni da inserire nei pacchi alimentari distribuiti e nei buoni spesa distribuiti a chi ne faceva richiesta e aveva diritto. Centomila euro di quel fondo non sarebbe stato ancora nemmeno toccato, come spiegano i consiglieri indipendenti Alfonso Indelicato e Francesco Banfi.

"Fino a quaranta giorni di attesa"

Al di là dei numeri, sulle iniziative scelte dall'Amministrazione per aiutare le famiglie in maggiore difficoltà durante e a causa del coronavirus c'è da mesi una forte polemica.

"Misure 'urgenti' recitava l’epigrafe dell’ordinanza, ma se gli indigenti avessero dovuto attendere per sfamare se stessi e le proprie famiglie l’arrivo della prima tranche di aiuti (quelli elargiti sotto forma degli sciagurati 'pacchi')  avrebbero atteso da un mese a quaranta giorni circa, e così avrebbero fatto la misera fine del Conte Ugolino. Per fortuna i saronnesi, poveri e ricchi, sanno come cavarsela, oppure sono accorti risparmiatori, e di conseguenza sono sopravvissuti.

Peraltro - continuano - nella circostanza gli stessi hanno scoperto di avere nell’Assessore alla partita non un mero assessore ma un padre buono, in grado, in quanto tale, di insegnare loro la dote preziosa della morigeratezza. In questo egli è stato supportato, da par suo, dal Sindaco, il quale si preoccupava che i bravi cittadini non scialacquassero i denari in leccornie da gourmet. Questo per tacere dei loschi traffici di buoni-spesa, degni di autentici borsari neri, nei quali avrebbero potuto indulgere nonostante la forte tempra insubre. Da tutto ciò l’indole spartana di quei primi pacchi alimentari, che contenevano  granaglie assortite, vario scatolame e altre derrate degne del razionamento in tempo di guerra, e forse, dissero alcuni maligni, all’ultima guerra effettivamente risalenti".

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Dai pacchi ai buoni, prima esclusi

Le misure messe in campo sono state a Saronno in continua evoluzione: dalle prime dichiarazioni del sindaco che aveva escluso l'utilizzo di buoni alimentari alla seconda tranche di aiuti che quei buoni invece li contenevano.

"Successivamente, però, l’Amministrazione concedeva una silente, perché mai pubblicizzata, seconda tranche di pacchi, dentro i quali era rinvenibile anche un sobrio buono alimentare da spendersi oculatamente presso i principali supermercati saronnesi e in una rinomata macelleria/gastronomia del centro - ricordano i due consiglieri -  Questa seconda tranche veniva richiesta dai cittadini in misura inferiore rispetto alla precedente, e la circostanza forniva all’Assessore lo spunto per affermare  che i cittadini bisognosi non fossero poi tanti, e che di conseguenza egli aveva avuto ragione nel non trasformare i saronnesi in ricchi epuloni. I soliti maligni, sempre in agguato, come la Reazione, dissero allora che in realtà i bisognosi c'erano eccome, ma che preferivano morire di fame piuttosto che sobbarcarsi di tutte le incombenze burocratiche necessarie per ricevere gli aiuti: nucleo familiare, ISEE (che durante la quarantena non era calcolabile né certificabile), buste paga, conto corrente, dichiarazioni varie, suppliche ginocchioni, bacio della pantofola e quant’altro. Ai posteri, sul punto, l’ardua sentenza.
Ci scusiamo per il lungo excursus, ma ci è sembrato utile per comprendere la prospettiva in cui valutare questo congelamento di fondi. È  una prospettiva pedagogica che coinvolge non più il saronnese uti singulus, ma l'intera cittadinanza, indirizzandola sulla via del risparmio, quindi della virtù. Abbiamo naturalmente scherzato, ma non troppo. L'interrogativo circa i 100.000 congelati rimane, anche perché l'amministrazione, sul punto, è riservatissima. Non ci resta che concludere, citando Flaiano, che anche in relazione agli aiuti alimentari a Saronno la situazione è grave, ma non seria".

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