La V Corte d’Appello di Milano ha risposto alla richiesta presentata dagli avvocati di Elayar Hamza, il ragazzo arrestato e incarcerato nel 2021 con l’accusa di aver violentato una ragazza sul treno e tentato una violenza su una seconda, nella stazione di Venegono Inferiore. Quindici mesi dopo, però, era stato assolto per non aver commesso il fatto.
458 giorni in carcere da innocente
In totale, Elayar Hamza (e come lui l’altro imputato per i fatti della sera del 3 dicembre 2021, Gregory Fusi Mantegazza) si era fatto 458 giorni di carcere. Dall’arresto, avvenuto circa 48 ore dopo, fino all’assoluzione con formula piena, arrivata il 7 marzo 2023.
Un’infinità, specie considerando la giovane età (all’epoca, 21 anni) e la gravità dell’accusa. A maggior ragione se da innocente: su quel treno e in quella stazione, lui, a quell’ora non c’era. Come detto sin dall’inizio e come confermato durante il processo anche dalle stesse vittime, che non lo hanno mai riconosciuto come l’autore della violenza (sul treno) e della tentata violenza (in stazione).
Le “scuse” dello Stato
A dicembre 2023, i due legali Fabio Bascialla e Maurizio Punturieri avevano presentato richiesta di riparazione per ingiusta detenzione. Perchè la Giustizia può sbagliare, ovviamente, ma quando lo fa deve pagare.
Nella richiesta, i due legali avevano richiesto un indennizzo pari a circa 235 euro per ogni giorno di ingiusta detenzione, più una quota considerata la giovane età del soggetto e il clamore mediatico della vicenda, vista anche l’accusa estremamente grave. Una “base” calcolata sul massimo dell’indennizzo riconoscibile in Italia (516.456 euro), diviso per i giorni massimi di custodia cautelare, 2.186.
“Abbiamo presentato tutta la documentazione e gli atti del procedimento – avevano spiegato dopo la presentazione della richiesta – evidenziando che non solo il nostro assistito si era subito pronunciato innocente ed estraneo ai fatti già nel corso degli interrogatori, ma aveva anche contribuito a identificare le generalità di quelle che riteniamo siano stati i reali responsabili, riconosciuti in foto da vittime e testi, a differenza sua”.
Richiesta accolta: la Corte d’Appello di Milano ha infatti stabilito di riconoscere un indennizzo pari a 108mila euro. Ora, si attende la decisione per la richiesta avanzata a fine agosto dall’avvocato Monica Andreetti per l’altro arrestato, imputato e assolto, Gregory Mantegazza.
Ingiusta detenzione: il costo dell’errore
Il caso di Hamza è solo uno dei numerosissimi che, ogni anno, finiscono nelle Corti d’Appello per veder riconosciuto un indennizzo per un errore che, molte volte, significa una vita distrutta.
Nel 2024, lo Stato (i cittadini) ha pagato 26,9 milioni di euro per ingiuste detenzioni. In sette anni (dal 2018 al 2024) la cifra arriva a superare i 220 milioni di euro, a risarcimento di 4.920 persone finite in carcere per errore. il 75% delle richieste.