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Vaccini, ancora convocazioni impossibili per gli anziani del Varesotto: questa volta a Bergamo, alle 8

Il consigliere Pd Astuti: "La provincia di Varese è quella che ha somministrato meno dosi e con la minore capacità E' inaccettabile"

Vaccini, ancora convocazioni impossibili per gli anziani del Varesotto: questa volta a Bergamo, alle 8
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Ottantaquattrenne e con diverse patologie: una delle prime che, in teoria, avrebbe dovuto ricevere il vaccino e una di quelle persone che, ovviamente, dovrebbe farlo quanto più vicino a casa. La donna però, come il suo quasi coetaneo malnatese pochi giorni fa e mandato a Cremona, è stata convocata non a Varese ma ad Antegnate, in provincia di Bergamo.

Vaccini, convocazioni impossibili: alle 8 a Bergamo

Una donna di ottantaquattro anni, con diverse patologie, residente nella provincia di Varese ha ricevuto, nella notte del 19 marzo, la convocazione per la vaccinazione anti Covid-19 ad Antegnate, in provincia di Bergamo, alle 8 di mattina di lunedì 22 marzo. Nessuna possibilità di cambiare centro vaccinale, dicono dal numero verde predisposto da Regione Lombardia, che aggiunge, oltretutto, che nel caso in cui la donna non riuscisse a raggiungerlo la sua prenotazione sarebbe riprogrammata a data da destinarsi. Esattamente come era successo pochi giorni fa a un altro anziano, di Malnate, "spedito" a Cremona.

Astuti: "Arrivano centinaia di segnalazioni"

Dura la reazione di Samuele Astuti, Consigliere regionale e capodelegazione PD in Commissione sanità, che tuona:

"La situazione è inaccettabile, ricevo personalmente centinaia di segnalazioni del genere e chissà quante situazioni analoghe non vengono denunciate. Costringere una persona anziana, per di più pluripatologica, a raggiungere un centro vaccinale distante più di 100km la mattina presto è l'ennesima beffa che la macchina vaccinale messa in piedi dalla Giunta lombarda offre ai suoi cittadini".

"Quando si risolveranno i problemi? Basta annunci"

"Serve un cambio di rotta - continua Astuti - e serve in fretta. Più di un mese fa l'Assessorato al Welfare aveva annunciato la dismissione del sistema di prenotazione di Aria Spa e l'adozione di quello di Poste Italiane. Inizialmente il passaggio sarebbe dovuto avvenire a metà marzo, ora dicono a fine mese. La realtà è che Regione Lombardia, come abbiamo detto più volte, è abituata a fare annunci e promesse che poi vengono puntualmente smentite dalla realtà. Alla Giunta chiediamo come e quando verranno risolti i problemi legati alle prenotazioni vaccinali. E chiediamo ci vengano date tempistiche certe e non approssimative come invece ci ha abituati in questi mesi".

Varese in coda nei vaccini

I problemi va detto si registrano in tutta la Lombardia, principalmente a causa della piattaforma realizzata da Aria, la società della Regione, che come ricorda Astuti sarebbe dovuta essere già dismessa a favore di quella delle Poste. Ma Varese avrebbe un problema in più già oggi e che rischia di rendere ancora più problematica domani la campagna massiva di vaccinazione:

"Nonostante il grande impegno e l'abnegazione di tutto il personale sanitario costretto a lavorare a ritmi serratissimi, è evidente che la provincia di Varese non è solo quella che ha inoculato il minor numero di dosi ma probabilmente è il territorio che ha la minor capacità vaccinale di tutta la Lombardia  tant'è che - lamenta il consigliere - i suoi cittadini sono costretti a raggiungere le altre province, talvolta distanti centinaia di chilometri, per potersi vaccinare. Serve maggiore attenzione nei confronti della provincia di Varese che, è bene ricordare, ha pagato un prezzo altissimo durante questa pandemia. Il Governo lo sforzo l'ha fatto, attivando l'Esercito Italiano per predisporre il polo vaccinale alla Schiranna, ora la palla passa a Regione Lombardia che ha il dovere di fare la sua parte".

Proprio nell'ottica di incrementare la capacità vaccinale del territorio diversi Comuni avevano avanzato proposte per ulteriori centri vaccinali dove poter riunire i medici di base per le vaccinazioni della Fase 2. Tra queste proposte anche quella di Tradate che servirebbe un bacino territoriale grande quanto quello del suo ospedale (quindi di oltre 100mila persone), che continua a non esser presa in considerazione.

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