Piazza Mazzini, in campo anche Zanzi: c'è la contro-relazione a difesa degli alberi
Prime repliche "tecniche" alla relazione dell'agronomo incaricato dal Comune. E Zanzi anticipa: "Valuteremo i benefici ambientali di questi alberi per un'eventuale richiesta di danno erariale se verranno abbattuti"
Progetto piazza Mazzini, lo scontro diventa anche tecnico. Mentre prosegue la raccolta firme promossa dal Comitato nato per fermare il progetto dell'Amministrazione per la riqualificare la piazza centrale di Tradate, scende in campo (al fianco del comitato) anche l'agronomo Daniele Zanzi, ex vicesindaco di Varese ed esperto di livello internazionale, membro dell'International Society Of Arboriculture e fondatore della Fito-Consult.
Piazza Mazzini, c'è la contro-perizia di Zanzi
"Molte inesattezze e superficialità". Si salverebbe ben poco, e di certo non le conclusioni, dalla relazione dell'agronomo incaricato dal Comune. A parlare è Daniele Zanzi, che ha deciso di prestare la propria esperienza e professionalità per salvare gli alberi di piazza Mazzini. "Abbattere alberi sani nel nome della riqualificazione, del rinnovo o dell’ equazione 'ne tolgo uno e ne metto dieci' - scriveva la scorsa settimana su Facebook dando il suo appoggio alle attività del Comitato - sta diventando una vera pandemia virale nella testa di molti politici, amministratori e tecnici".
Ma cosa si legge nella perizia (per ora preliminare) di Zanzi?
"Trovo che l’attuale configurazione e disegno di Piazza Mazzini (la principale della città) corrisponda agli stereotipi di molte piazze e luoghi d’incontro comuni e diffusi, e quindi tipici, di molte piazze del Nord-Italia (in particolari lombarde e piemontesi). Ovverosia ampi spazi aperti, intersecati da vialetti, rigorosamente in ghiaia o materiale drenante, delimitati sui tre o quattro lati da alberi di alto fusto, in genere tigli o platani, allevati in forma libera o in forma obbligata. Tutto questo è ben presente nell’attuale Piazza Mazzini, che presenta sì alcuni inserimenti di vegetazione non consoni, ma che tuttavia conserva una sua dignità e un suo disegno architettonico dignitoso e tipicizzante. Non si capiscono pertanto i motivi per un intervento così pesante, distruggendo un patrimonio vegetale di estremo valore cui la cittadinanza è affezionata in quanto anche luogo di memorie e ricordi".
"Considerazioni soggettive"
Il "vizio" della perizia dell'agronomo per conto del Comune sarebbe, per Zanzi, una generale "soggettività" delle basi su cui poggia. "Il giudizio di eliminare questi esemplari - scrive Zanzi - è basato solo su considerazioni soggettive, non supportate da alcun dato, se non quello che tale intervento deve essere fatto per far spazio ad un nuovo progetto di riqualificazione. Insomma, questa è una relazione di supporto ad un progetto già definito, dove gli alberi sono visti come un ostacolo e un intralcio alla realizzazione del medesimo. Le argomentazioni addotte sono surrettizie.
Non si può tagliare solo perchè vecchi
Diversi alberi della piazza Mazzini sarebbero però malati o comunque porterebbero segni e cicatrici che dimostrerebbero una loro resistenza ormai "compromessa", si legge nella relazione "comunale". Non è così per l'agronomo varesino:
"In ambito urbano, e non solo, è impossibile trovare soggetti di settanta o più anni senza difetti quali cavità, inclinazioni, potature malfatte, ecc. che secondo il tecnico di parte ne comprometterebbero la resistenza, la vitalità e la resilienza. Se così fosse il 90% degli alberi radicati nelle nostre città dovrebbe essere rimosso. Gli stessi difetti, se così si possono definire, rilevati sui soggetti morituri radicati sul fronte della piazza e indicati come motivi per la loro rimozione, sono anche presenti sugli altri radicati nelle vie contigue che si dice dovranno rimanere salvo eventuali danni causati alle radici nelle operazioni di riqualificazione. Una domanda sorge dunque spontanea: perché se ne abbattono solo alcuni e non altri con gli stessi difetti, la stessa non vitalità, la stessa maturità, la stessa non resilienza? Se fossero poi difetti che ne compromettono la stabilità e la sicurezza, come scritto, perché non sono stati eseguiti rilievi scientifici strumentali per accertarne l’estensione e la reale consistenza? Così come del resto prescriverebbero i protocolli nazionali di valutazione degli alberi ai fini del rischio di schianto? Abbattere un albero 'annoso' non può essere lasciato ad un giudizio speditivo, ad un semplice rilievo da terra; non è ammissibile, corretto e accettabile".
A questo si aggiunge, rileva l'agronomo, che platani e tigli "segnati" da tagli e cavità non sarebbero pericolanti o comunque a rischio caduta: questi tipi di alberi sopporterebbero bene certe "cicatrici", e in ogni caso si potrebbe intervenire con interventi di manutenzione e cura.
Curare, non abbattere
Punto per punto, Zanzi ribatte ai rilievi e agli avvertimenti nella relazione presentata in Commissione Consiliare lo scorso gennaio. Sul rischio di danneggiare il delicato apparato radicale con gli scavi per i sottoservizi, ad esempio, si chiede se "non sarebbe più intelligente (rispetto a un abbattimento preventivo, ndr) allora evitare tali danni e usare rispetto e tutela nei confronti degli alberi?".
"Concetto di rinnovo aberrante"
L'esperto varesino rifiuta anche la mancanza di criteri di monumentalità degli alberi della piazza, evidenziata invece nell'altra relazione. Ma è sul punto "forte" dell'Amministrazione, il tagliare per sostituire e potenziare il numero di alberi, che Zanzi è più duro:
"Il concetto di rinnovo delle alberature applicato in questa situazione è aberrante, come pure affermare che gli alberi sono un vincolo alla progettualità. Penso che un buon progettista debba adattarsi ai vincoli e non distruggerli, se questi hanno rilevanza ambientale, paesaggistica e storica. E' del tutto infondata e priva di rispondenza scientifica l’affermazione, se può avere un senso confrontandosi con organismi viventi, che i costi di un albero adulto o maturo superino i benefici ambientali prodotti. A tale scopo applicheremo alle alberature il software I - TREES, messo a punto dal Governo americano, per valutare il valore economico dei benefici ambientali che questi alberi producono per la collettività. Un dato oggettivo, e non una verità gratuita, che smentirà queste affermazioni e potrà costituire un ottimo punto di partenza per una eventuale richiesta di danno erariale, se la malaugurata ipotesi della rimozione degli alberi dovesse andare in porto".