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Economia
Diecimila lavoratori fermi: così il coronavirus frena la Lombardia
Il monitoraggio della Cisl tratteggia i contorni di un'economia regionale in forte difficoltà
Diecimila lavoratori fermi in Lombardia per l'emergenza coronavirus secondo il monitoraggio della Cisl.
Il coronavirus ferma la Lombardia
Sono oltre 10mila i lavoratori lombardi fermi a causa degli effetti del Coronavirus sull’economia, non solo nella "zona rossa". E’ quanto emerge da un primo monitoraggio a cura del dipartimento Mercato del Lavoro della Cisl Lombardia.
"L’impatto sul sistema produttivo lombardo rischia di aggravarsi – afferma Mirko Dolzadelli, segretario regionale con delega al Mercato del lavoro -. Sono particolarmente colpiti il turismo, il commercio, la logistica, i trasporti, la manifattura e ovviamente i servizi scolastici, formativi e in generale i servizi. Le ricadute, se non affrontate in modo deciso e tempestivo saranno pesanti sull’intero sistema economico. Continua quindi il nostro impegno nel sostenere le misure condivise con Regione Lombardia nei giorni scorsi".
L'analisi settore per settore in Lombardia
Meccanica
La scorsa settimana sono stati circa 6000 i metalmeccanici rimasti a casa per gli effetti del coronavirus. Si sono registrate le chiusure di alcuni stabilimenti in provincia di Bergamo e, nel Cremonese e nel Milanese, alcune chiusure parziali. La zona rossa è la più colpita: le 69 aziende che insistono su quella zona sono chiuse dal 24 febbraio per un totale di 2.804 metalmeccanici nel solo settore industriale sospesi con molte incertezze sulle coperture di queste giornate. Diverse le aziende in difficoltà perchè non riescono ad approvvigionarsi delle materie prime in arrivo dalla Cina: alcune hanno già attivato la CIGO, altre stanno facendo fronte con i magazzini, altre ancora stanno cercando di reperire fornitori alternativi. Se la situazione dovesse persistere nelle prossime settimane potremmo avere ulteriori problemi.
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Boom dello smart working
“L’utilizzo dello smart working è esploso anche se, in alcuni casi, sembra essere una soluzione per gestire l’emergenza che maschera sospensioni lavorative - sottolinea la Cisl - Questo strumento è di fondamentale importanza per migliorare efficienza e produttività delle imprese e contemporaneamente la condizione di lavoro delle persone incidendo, positivamente, sulla conciliazione vita-lavoro. E' necessario regolarlo con accordi sindacali che consentano di monitorarne l’utilizzo e di allargare la partecipazione dei lavoratori. Rimane aperto il tema di come coprire le giornate non lavorate perché le difficoltà non possono scaricarsi unicamente sui lavoratori utilizzando ferie e permessi, pur comprendendo la situazione di emergenza".
Chimica, farmaceutica, gommaplastica
Gli impatti sul lavoro sono importanti anche al di fuori della zona rossa. Nella provincia di Lodi risultano 17 le aziende ferme (960 lavoratori). A Bergamo si segnala l’adozione di misure che eccedono i protocolli da adottare, nella fattispecie richiesta di autocertificazioni sullo stato di salute, fornitura di dispositivi di protezione non idonei. Si segnalano situazioni difficili nella Bassa Bergamasca, più gravemente colpita dal numero dei contagi. Le aziende di Sondrio, Brescia, Mantova, Cremona, Varese e Como, salvo alcuni casi sporadici (uno in provincia di Cremona e uno in provincia di Brescia), riferiscono una condizione di relativa normalità all’interno delle imprese.
Le antenne territoriali di Milano Metropoli e Monza-Brianza-Lecco riferiscono che gli uffici delle sedi centrali (in particolare del comparto chimico-farmaceutico) hanno previsto lo smart working per la quasi totalità dei dipendenti, mentre le attività produttive si attestano su regimi regolari, con l’introduzione di misure preventive in materia di salute e sicurezza.
Le antenne territoriali di Milano Metropoli e Monza-Brianza-Lecco riferiscono che gli uffici delle sedi centrali (in particolare del comparto chimico-farmaceutico) hanno previsto lo smart working per la quasi totalità dei dipendenti, mentre le attività produttive si attestano su regimi regolari, con l’introduzione di misure preventive in materia di salute e sicurezza.
Energia
Alcune grandi imprese dell’energia (11.000 dipendenti in organico nelle tre aziende), principalmente situate a sud di Milano, hanno previsto lo smart working per la quasi totalità dei dipendenti (una di queste ha autorizzato lo smart working a solo 1.500, mentre 1.000 lavorano regolarmente in sede); diversi addetti non possono tuttavia svolgere attività da remoto in quanto non adeguatamente attrezzati. Come per gli altri comparti, anche nell’energia le attività produttive procedono regolarmente.
Agroalimentare
Nel comparto agro-alimentare sono state prese misure preventive generali all’ingresso negli stabilimenti: l’attività produttiva procede regolarmente in tutte le province, fatta eccezione per quelle della zona rossa, mentre gli addetti impiegati godono del free smart working quando possibile, con particolare intensità su Milano, dove si concentrano le sedi centrali delle grandi imprese del settore. Si segnala preoccupazione da parte di una azienda brianzola interessata dal blocco del magazzino di prodotti finiti sito in Casalpusterlengo (zona rossa). Lodi, provincia che raccoglie i comuni della zona rossa e gialla, presenta diverse complessità: in particolare segnalano allarmi il un grande gruppo dell’alimentare che impiega oltre 600 addetti di cui 320 residenti in zona rossa e altri assoggettati a stato di quarantena (rischio di spostamento della macellazione in altri stabilimenti); un’altra azienda con 39 dipendenti di cui 18 risultano in quarantena, rischia il blocco della sede logistica cui tutti gli stabilimenti del gruppo si riferiscono; un’azienda del comparto caseario con 120 addetti dichiara che 27 sono bloccati in zona rossa; un’azienda produttrice di formaggi con 72 dipendenti ne registra 20 bloccati in zona rossa (entrambi gli ultimi 2 stabilimenti citati hanno adottato il lavoro straordinario per fronteggiare gli ordini derivanti dagli assalti ai supermercati), un’impresa del latte e derivati con 60 dipendenti ne segnala 30 bloccati in zona rossa; infine un consorzio di bonifica dell’area conta la maggior parte degli operatori bloccati in zona rossa.
Agricoltura
Il settore agricolo, complessivamente 1500 addetti in provincia di Lodi, pone il problema di ricevere l’autorizzazione per consentire il lavoro agli addetti, in particolare nella zootecnia: questo appare cruciale per mantenere la stabilità di un comparto in cui la continuità lavorativa è fondamentale. Si registra una forte preoccupazione presso l’Aral (Associazione regionale allevatori), dopo un caso di una lavoratrice che operava in laboratorio risultata positiva al tampone (persona venuta in contatto diretto con personale ospedaliero di Codogno). Circa 300 lavoratori tra laboratorio e controllori sono stati esonerati dal lavoro. Si segnala una criticità rispetto alla chiusura delle domande per campagna di disoccupazione del settore agricolo Ds-agr che ha come termine il 31.03.2020.
Settore elettrico
Il comparto elettrico procede regolarmente nelle strutture operative, dove comunque sono rafforzate le misure preventive in materia di salute e sicurezza, mentre quando è possibile (lavoro impiegatizio) si ricorre allo smart working, già ampiamente in uso nel settore.
Costruzioni ed edilizia
I cantieri procedono in linea generale regolarmente ma a rilento a causa delle defezioni, mentre nella zona rossa si registrano maggiori criticità, con il caso di un’azienda di 50 addetti interessata da chiusura totale. Nel comparto dei grandi cantieri si è registrato un caso singolare: il problema del cantiere in questione, impegnato nella realizzazione della linea metropolitana, si presenta soprattutto nei due campi base dove circa 500 persone frequentano quotidianamente la mensa e dormono nelle baracche del cantiere. L’impresa costruttrice ha introdotto tutte le misure di sicurezza e di prevenzione ma secondo il parere della categoria si sta correndo un rischio elevato in quanto le persone provengono da tutte le regioni italiane e un caso positivo al Coronavirus potrebbe creare una situazione di diffusione di massa del contagio. Negli impianti fissi si registra una pesante preoccupazione legata al calo degli ordini a seguito dello stop di diverse fiere tra cui il Salone del Mobile di Milano, tuttavia le casse integrazioni richieste al momento ammontano solo a 3 (si presagisce un rapido incremento nel futuro). L’uso di smart working è quasi nullo, ad eccezione di una grande azienda con sede a Bergamo (impiegati all’80% in smart working) e di un’altra con sede a Milano, che vi ha fatto un ricorso più contenuto (meno del 10%). La fotografia precisa degli impatti sul sistema edile in regione si definirà solo verso fine mese: le aziende fanno denunce mensili e i dati risultano disponibili solo a distanza di tempo.
Credito e assicurazioni
In generale, date le caratteristiche settoriali, le sedi centrali ricorrono allo smart working in maniera massiva, adottando e potenziando le consuete misure preventive; si registrano invece lavoratori assenti nelle filiali in zona rossa e il caso di alcuni addetti che operano in sedi milanesi ma sono residenti in zona rossa.
Servizi
I servizi legati alla scuola sono stati i primi a risentire delle disposizioni contenute nel provvedimento emanato dal governo per il contenimento del virus, la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado ha di fatto costretto le imprese a esentare dalla prestazione lavorativa i lavoratori e le lavoratrici delle mense scolastiche, del pulimento, gli educatori/educatrici delle scuole della prima infanzia. La situazione ha intaccato anche il settore dei pubblici esercizi: il forte calo della clientela sta minando la tenuta occupazionale del settore. Il blocco dei voli e il relativo calo dei viaggiatori colpisce le imprese che operano negli aeroporti lombardi. L’annullamento di importanti eventi fieristici unito al dilagare dei psicosi da contagio sta portando a innumerevoli disdette nel settore alberghiero lombardo e sussiste il forte rischio che diverse imprese non riescano a reggere la situazione e vadano incontro a pesanti crisi.
Trasporti e logistica
Il settore dei trasporti ha in generale agevolato, dove possibile, lo smart working (ad eccezione di una multiutility attiva nella gestione dei rifiuti), la facilitazione di permessi e congedi e l’assunzione di misure preventive in materia di salute e sicurezza. Si registra un notevole calo dei flussi di viaggio, cui seguono iniziative di riprogrammazione dei servizi su gomma e su rotaia che interessa la maggior parte delle aziende operative in regione; particolari disagi si registrano anche nel comparto aeroportuale in seguito al crollo verticale della domanda di trasporto, che si inserisce in un pregresso quadro di crisi settoriale. Nel comparto della logistica, in generale, arrivano richieste di cassa integrazione anche da zone distanti da quella rossa; tuttavia va anche registrato l’aumento di domanda per le consegne domiciliari nella GDO, spinte però dalla corsa ai supermercati degli scorsi giorni. Nella zona rossa, invece, si registrano nel comparto della logistica numerosi lavoratori colpiti da blocco dell’attività: sono 766 gli addetti coinvolti nell’hub di Casalpusterlengo e, in maniera inferiore, 30 a Codogno.
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