Processo

Violenza in treno e stazione a Venegono, la prima testimone non riconosce gli imputati

In aula la giovane che la sera del 3 dicembre scorso era stata vittima di un tentativo di stupro in stazione a Venegono Inferiore

Violenza in treno e stazione a Venegono, la prima testimone non riconosce gli imputati
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In Tribunale a Varese questa mattina, giovedì 15 settembre, ha parlato una delle ragazze vittime delle violenze avvenute la sera del 3 dicembre scorso prima a bordo del treno poi in stazione a Venegono Inferiore. E non sono mancati i colpi di scena che potrebbero dare una svolta al processo.

Violenza in treno e in stazione, in aula i dubbi

Protagonista della prima testimonianza, l'unica della mattinata, la ragazza che quel venerdì sera era stata molestata in stazione. La giovane, rispondendo alle domande del Pm Lorenzo Dalla Palma, ha ripercorso quei momenti. Quando, cioè, mentre si trovava nella sala d'attesa della stazione di Venegono Inferiore, è stata avvicinata da due ragazzi (il 27enne Hamza Elayar e il 22enne Gregory Fusi Mantegazza, secondo l'accusa). Uno con una stampella e l'altro con una bicicletta. E già a questo punto, con la descrizione dei due, della loro fisionomia, qualche dubbio ha iniziato a insinuarsi.

Dubbi ancora più forti dopo che il Pm le ha mostrato l'album con le 12 foto usate per i primi riconoscimenti:

"In queste foto - ha dichiarato la giovane in aula - non riconosco nessuno".

Ne Hamza, nè Mantegazza. Come, tra l'altro, aveva già dichiarato all'epoca. A scansare ogni possibilità di interpretazione ci ha pensato l'avvocato difensore di Mantegazza Monica Andreetti. Domanda secca: "In aula riconosce qualcuno che potrebbe essere uno dei due aggressori?". In aula c'è solo Mantegazza. "No. Non è lui".

E Hamza? Per lui, il legale Fabio Bascialla che lo difende insieme all'avvocato Maurizio Punturieri oggi sostituito dalla collega Cristina Miccoli, ha mostrato alla teste sei foto, chiedendo se riconoscesse nelle persone ritratte i due aggressori di quella sera. In quattro, la ragazza ha riconosciuto una figura che potrebbe essere "quello con la bicicletta". Hamza, appunto, secondo le tesi dell'accusa. Non fosse, però, che quelle immagini non ritraevano il 27enne marocchino ma un'altra persona, già indicata dalla difesa come possibile autore reale di quelle violenze e in corso di identificazione e rintracciamento.

Gli altri elementi

Parole decise, che rafforzano la tesi dei due legali difensori: i due ragazzi sarebbero innocenti, arrestati al posto di altri due. Tesi che, per quanto riguarda Mantegazza, si fanno forti anche degli esiti dell'incidente probatorio richiesto dall'avvocato Andreetti sul cappello, tipo colbacco, che il suo assistito avrebbe indossato al momento dello stupro sul treno e trovato a casa di Mantegazza ma sul quale, tra le varie tracce biologiche trovate manca proprio quella deell'imputato. Oltre alle tracce registrate dall'account Google del suo telefono, che lo collocano a Tradate in quelle ore.

La prossima udienza è fissata per il 27 settembre. All'ordine del giorno, le testimonianze della ragazza violentata sul treno quella sera, non presentatasi stamane, dei carabinieri e dei passeggeri del treno.

 

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