Disposti sequestro e perizia sul telefono della madre di Michele Caglioni, uno dei due imputati per l’omicidio del fagnanese Andrea Bossi, avvenuto nel gennaio 2024 a Cairate.
Omicidio Bossi, in aula i genitori di Caglioni
Nuova udienza questa mattina, martedì 14 ottobre, in Corte d’Assise a Busto Arsizio dove si sta celebrando il processo a carico di Douglas Carolo e Michele Caglioni, accusati di aver ucciso la notte del 26 gennaio 2024 il 26enne Andrea Bossi.
Processo avviato verso le sue battute finali, dopo l’udienza fiume di due settimane fa che ha visto alla sbarra i due imputati, sentiti per un totale di dieci ore fra accuse reciproche, contraddizioni e nuove versioni.
Questa mattina, avanti coi testimoni chiamati dalle difese. Ad aprire la mattinata di audizioni un compagno di cella di Michele Caglioni a Busto Arsizio, che ha riferito dei contatti che questo e Carolo avrebbero avuto in carcere nonostante il divieto, fra scambi di bigliettini e comunicazioni da finestra a finestra, e delle minacce che, sempre Caglioni, gli aveva detto di aver ricevuto da Carolo da dopo l’omicidio. Minacce, come già aveva detto anche in aula, di far male a lui e alla sua famiglia.
Testi principali della giornata sono stati però i genitori di Caglioni, che hanno raccontato di una situazione famigliare difficile, con Caglioni che in prima persona aveva dovuto fare i conti con i guai del fratello minore, tossicodipendente e con debiti di droga (anche verso alcuni componenti di quella compagnia che, in seguito, avrebbe frequentato), tra minacce, pestaggi e forti. Situazione che aveva “avvicinato” il figlio con Carolo.
“Douglas intervenne – ha raccontato la madre – dandogli un senso di fiducia e protezione. Quando c’era lui, Michele si sentiva protetto”.
Almeno fino a quel gennaio. Dopo, sarebbe cambiato tutto. “Una Michele mi scrisse, chiedendomi di chiamarlo e chiedergli di tornare a casa inventando una scusa. Mi disse che Douglas aveva avuto degli atteggiamenti che lo avevano messo a disagio e fatto sentire male, lo aveva toccato sulle gambe e si era sentito violato”.
“Avevamo paura”
Michele, ha ribadito la donna, aveva paura di Douglas. Anche in carcere.
“Mi ha detto che lui (Carolo) aveva cercato più volte di contattarlo, che gli aveva scritto e che quando si incrociavano aveva crisi di panico. Non mangiava più: una volta gli portarono il pasto con scritto il nome di Douglas, ha iniziato a temere potesse far mettere qualcosa nel cibo”.
Le minacce avrebbero riguardato anche i famigliari di Caglioni. Oltre all’episodio del vetro infranto del furgone del padre (prima dell’arresto), già raccontato da Caglioni in aula, anche alcuni “passaggi” riferiti dalla madre:
“Più volte ho visto le stesse persone, spacciatori, che avevano messo il coltello alla schiena di mio figlio passare davanti al posto dove lavoro e guardarmi in malo modo”.
Le chat con la fidanzata del figlio: “Mi ha mentito”
Non si è parlato solo di Caglioni, ma anche della sua ex ragazza. Che in aula, a maggio, aveva detto del “piano” dei due di sequestrare, torturare e uccidere Andrea Bossi e di averlo saputo giù un mese prima dell’omicidio. Versione smentita poi da Caglioni, che in aula ha invece di chiarato di averle detto la “falsa verità” (sempre su minaccia di Carolo) solo dopo l’omicidio.
“Lei mi contattò un paio di settimane dopo l’arresto – ha raccontato la madre di Caglioni – ci siamo sentite spesso, praticamente tutti i giorni. Mi disse che mio figlio era innocente, che lei non aveva mai saputo nulla fino a che mio figlio non le aveva raccontato tutto l’indomani dell’omicidio. Diceva di voler star vicino a Michele, di volerlo sentire, mi chiedeva sempre qualcosa di lui, come stava o se aveva detto qualcosa. Quando ho saputo cosa invece aveva detto ho smesso di risponderle (la donna dice dopo le dichiarazioni in tribunale, ma la chat fra le due si interromperebbe nel settembre , ndr), mi sentii presa in giro e vidi quelle sue domande più come il tentativo di recuperare informazioni”.
Chat tutte estratte dalla stessa madre, che la Corte ha rigettato come produzione documentale disponendo invece il sequestro del telefono per effettuare una copia forense.
Rigettata anche la richiesta, avanzata nella scorsa udienza dai legali difensori di Carolo, di un nuovo accesso all’interno della casa di via Mascheroni, luogo del delitto: “Richiesta assolutamente generica, l’attività sarebbe meramente esplorativa”.