Vaccini

Johnson&Johnson verso l'approvazione Ema ma avverte: "Non garantiamo le 55milioni di dosi"

Nel secondo trimestre l'Italia confida sull'arrivo, complessivamente, di circa 40 milioni di dosi tra Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson

Johnson&Johnson verso l'approvazione Ema ma avverte: "Non garantiamo le 55milioni di dosi"
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L'approvazione da parte dell'Ema e, dopo quella, dell'Aifa dovrebbe arrivare l'11 marzo. Ma Johnson&Johnson frena già sui programmi di consegne.

Johnson&Johnson, approvazione vicina ma forniture a rischio

Cinquantacinque milioni di dosi entro giugno, per tutta l'Europa (e di queste oltre 7 milioni in Italia) con la promessa di arrivare a 200 milioni entro la fine dell'anno. Corrispondenti, trattandosi di un vaccino monodose, ad altrettante persone vaccinate. Erano questi i piani su cui si faceva conto per il vaccino di Johnson&Johnson, presentato lo scorso mese all'Ema per l'autorizzazione e ora in attesa del via libera alla distribuzione e alla somministrazione.

Numeri che però l'azienda farmaceutica ora spiegherebbe, a quanto riporta l'agenzia Reuters, che non assicura saranno raggiunti, confermando le difficoltà nell'approvvigionamento di alcuni componenti necessari alla preparazione del vaccino.

Il programma delle forniture

Prima Pfizer, poi AstraZeneca e ora Johnson&Johnson. Oltre ai problemi di ritardi e organizzazione della campagna vaccinale, l'incertezza sulle dosi in arrivo continua a minare il percorso verso l'immunizzazione della popolazione, e non solo quella italiana.

Attualmente, sulla carta si attendono entro giugno in Italia oltre alle 7 milioni di Johnson&Johnson circa 10 milioni di dosi AstraZeneca, più di 18 milioni e mezzo di dosi Pfizer (più una parte dei 6 milioni di dosi aggiuntive tra il primo e il secondo trimestre) e 4 milioni e mezzo di Moderna. Almeno 39milioni di dosi quindi che potranno permettere di vaccinare 23 milioni di persone con prima e seconda dose, anche se le ultime direttive dal Ministero potrebbero rendere un po' più complicato calcolare la "resa" di queste forniture: il Governo visti gli ultimi dati ha infatti stabilito che per chi ha contratto ed è guarito dal Covid dai tre ai sei mesi prima della somministrazione potrebbe bastare una sola inoculazione, e non si esclude che possa arrivare un via libera alla strategia "britannica" invocata dalla Lombardia, con il rinvio della seconda dose e la priorità a fornire la prima a quante più persone possibili.

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