Il "caso Viggiù": dal primo positivo alla zona rossa
Nel giro di due settimane il paese è passato da un caso positivo in asilo alla zona rossa e a un focolaio mai registrato prima d'ora nel mondo
Quello di Viggiù sembrerebbe essere un caso per ora unico al mondo: un focolaio caratterizzato dalla variante scozzese di cui, finora, erano stati individuati solo sparuti casi isolati. Un focolaio che però non si è scoperto alla vigilia della zona rossa.
Le tappe del "caso Viggiù"
Il primo caso in un bambino della scuola dell’infanzia di Baraggia il 25 gennaio. Due settimane dopo, la zona rossa entrata in vigore mercoledì sera. Cos'è successo? Inizialmente la Regione aveva parlato di focolaio di variante inglese, corretta il giorno dopo da Ats Insubria che invece precisava circa l'individuazione di 14 soggetti infettati dalla variante "scozzese", meno aggressiva e contagiosa della cugina britannica. Nel punto stampa settimanale, Ats Insubria ha ripercorso le ultime due settimane costellate di tamponi e analisi genetiche.
Il caso indice in asilo
Il 25 gennaio un bambino della scuola dell'infanzia della frazione di Baraggia inizia a mostrare i primi sintomi dell'infezione. Una settimana dopo, a lui si aggiungono altri cinque bambini positivi nella stessa scuola. Nell'altro asilo, quello di Viggiù, un secondo caso indice inizia ad avere i sintomi il 31 gennaio e un secondo alunno risulterà positivo. (fig. 1)
I primi screening di massa
Dopo quella piccola esplosione di casi, il primo segnale che qualcosa "non andava" è arrivato dall'incidenza del Covid in paese, risultata quattro volte tanto quella del territorio di Ats (fig. 4).
Il 5 febbraio vengono eseguiti i primi tamponi a tappeto sulla popolazione scolastica: 222 persone invitate da Ats Insubria, 96 quelle che hanno accettato. Tra queste vengono trovati 5 positivi, uno con variante inglese.
Questa fa scattare l'allarme e il 12 febbraio si tiene una seconda giornata di screening tra la popolazione scolastica e i soggetti già positivi in paese: 162 persone invitate, 138 quelle che hanno risposto. Tra queste vengono trovati 48 positivi di cui 7 nuovi. Dei 48, uno ha la variante inglese e 14 quella scozzese.
Tre giorni dopo, il 15 febbraio, terzo "round" di tamponi tra la popolazione scolastica: 191 persone chiamate e 151 presentatesi. Cinque positivi trovati e analisi genetiche in corso. (fig. 2)
Tamponi a tutta la popolazione
Con la zona rossa di mercoledì sono iniziati intanto i tamponi a tutta la popolazione di Viggiù anticipati dal sindaco mercoledì. Mille chiamate nella prima giornata, 700 adesioni. Altre mille oggi, giovedì. Domani, venerdì 19, accesso libero per tutti gli over 55 di Viggiù e sabato lo stesso per gli under 55.
"Abbiamo organizzato un servizio di tamponi domiciliari per chi non può muoversi da casa - hanno spiegato il Direttore Sanitario di Ats Insubria Giuseppe Catonoso, il dottor Paolo Bulgheroni e la dottoressa Cristina Curone - e stiamo valutando l’apertura di un punto tamponi in loco per chi non può raggiungere le Fontanelle".
Intercettare e isolare
L'obiettivo è scandagliare tutta la popolazione di Viggiù, circa 5mila abitanti, per scovare eventuali nuovi positivi affetti da variante e soprattutto quelli asintomatici che rischiano di far correre sotto traccia il contagio. "Questa forma -ha precisato Catanoso - sembra colpire prevalentemente in età giovanile dove si sviluppa per lo più in maniera asintomatica. Ma dobbiamo impedire in ogni modo che se ne vada in giro, sia per evitare si diffonda tra anziani e soggetti a rischio sia per ridurre il rischio di nuove mutazioni".