Sicurezza

Carrozze per donne? Fontana dice no: "Sarebbe come l'Apartheid. Meglio l'esercito"

Il Presidente lombardo: "E' un po' una sconfitta dire che ci deve essere un marginalizzazione delle donne". La soluzione? "Mandino l'esercito"

Carrozze per donne? Fontana dice no: "Sarebbe come l'Apartheid. Meglio l'esercito"
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La Regione boccia la petizione lanciata su Change.org che chiedeva di dedicare la prima carrozza di ogni treno alle donne, per evitare nuove violenze e stupri come quello avvenuto lungo la Saronno-Varese due settimane fa.

Fontana dice no alle carrozze per donne sui treni

Nel 2009 era stato Matteo Salvini a lanciare l'idea di carrozze per sole donne ("e per i milanesi") sulle metro di Milano in risposta a furti, violenze e tentativi di stupro. Una proposta ("provocatoria", disse poi) che venne subito bollata di razzismo e richiami all'Apartheid.

Dodici anni dopo, e dopo i tremendi fatti lungo la Saronno-Varese, la richiesta è arrivata dalle donne, oltre 30mila, che tramite Change.org hanno lanciato un appello a Trenord per dedicare una carrozza su ogni treno a loro. Petizione ancora aperta, che continua a veder crescere le sottoscrizioni, ma già bocciata dalla Regione.

Le parole pronunciate ieri dal Presidente Attilio Fontana all'evento Direzione Nord a Milano non lasciano possibilità d'interpretazione:

"Sarebbe una sorta di apartheid e io non lo accetto. Credo si debba fare di tutto per evitare che si verifichino questi episodi ma è un po' una sconfitta dire che ci deve essere un marginalizzazione delle donne - ha dichiarato il governatore, ripreso da Repubblica - Le donne devono avere lo stesso diritto di andare sui treni senza dover subire alcun tipo violenza, di minaccia e senza nessuna preoccupazione. Bisogna agire a monte, non alla fine. Può essere un sistema temporaneo, ma bisogna evitare che le donne abbiano un minor diritto".

"Mandino l'esercito"

Parole che sono state subito sposate anche dalla sua Giunta, assessore alla Sicurezza in primis. Ma quindi che fare? Per Fontana servono più controlli, e certo non è una novità nè la sua una posizione solitaria. De Corato però già dopo i fatti aveva spiegato che mancano le forze per sorvegliare tutti i treni, a tutti gli orari. Forze, cioè, carabinieri, Polizia e in generale forze dell'ordine.

Soluzione?

"Che mandino l'esercito sui treni a controllare tratte e orari più pericolosi".

La Lega Giovani si unisce alla richiesta di Fontana

Parole quelle del Presidente che non sono cadute nel vuoto, e a cui subito sono seguite analoghe richieste dalle ramificazioni territoriali della Lega. E, nel nostro territorio, dalla Lega Giovani del Varesotto che ieri, unedì, ha fatto tappa nelle stazioni di Varese, Saronno e Venegono Inferiore per distribuire volantini e sensibilizzare i pendolari sulle problematiche riconnesse alla sicurezza sui vagoni.

Chiedendo, tra le altre cose, un significativo incremento della vigilanza delle forze dell’ordine e dell’Esercito Italiano sui convogli ferroviari.

"La tragedia accaduta lo scorso venerdì notte ci ha lasciati sgomenti – commenta Riccardo Guzzetti, coordinatore provinciale della Lega Giovani – e ci impone, ancora una volta, una seria riflessione sulla sicurezza dei nostri mezzi pubblici e delle stazioni ferroviarie. Regione Lombardia ha investito milioni nel trasporto locale mentre il ministro Luciana Lamorgese continua a considerare di secondaria importanza la tematica della sicurezza, in particolar modo sui mezzi pubblici, nonostante gli ampi poteri riservati al dicastero da lei guidato in quest’ambito".

"Come Lega Giovani – continua Guzzetti – crediamo fermamente che sia indispensabile una vigilanza continuativa delle forze dell’ordine su tutti i treni, per lo meno, durante le corse serali e notturne. In questo senso, ci sembra doverosa una maggior interlocuzione tra il Ministero dell’interno e quello della Difesa per un impiego massivo di personale di Polizia, Carabinieri ed Esercito italiano".

"Per quel che valga – conclude Guzzetti – non possiamo che esprimere grande vicinanza alle due vittime, ragazze nel fiore della loro giovinezza, che portano su di sé i segni indelebili di uno dei reati più meschini e vigliacchi che possano essere compiuti nei confronti di un essere umano. Non c’è giustizia che possa restituire loro quanto perduto. È necessario creare le condizioni perché ciò che è successo venerdì 3 dicembre non si ripeta mai più".

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