25 milioni di euro per i famigliari delle vittime della trageda del Mottarone
Si è concluso giovedì e venerdì scorsi a Verbania, con lo "scontro" tra esperti, l’incidente probatorio per la strage del Mottarone
Dopo otto udienze si è concluso giovedì e venerdì scorsi a Verbania – con lo scontro tra esperti – l’incidente probatorio per la strage del Mottarone. Ora la parola ritorna alla procura che entro primavera chiederà i rinvii a giudizio.
Strage del Mottarone
Da ormai 19 mesi si stanno cercando i motivi per i quali domenica 23 maggio 2021 la cabina numero 3 era caduta nel vuoto causando la morte di 14 persone e un solo sopravvissuto, il piccolo Eitan. Il collegio dei periti scelto dalla giudice Annalisa Palomba ha prodotto un faldone di oltre 1.000 pagine dall’esame del quale emergerebbero le due principali cause della tragedia, ovvero la presunta mancanza di manutenzione della fune traente, risultata “affaticata” e “corrosa”, e la disattivazione volontaria dei freni di emergenza per evitare i ripetuti blocchi dell’impianto del Mottarone.
“Il degrado della fune era visibile almeno un anno prima del cedimento e ci si poteva già accorgere che stava succedendo qualcosa”, ha detto durante la settima udienza, quella di giovedì 15, Andrea Gruttadauria, docente al Politecnico di Milano e consulente tecnico dell’avvocato difensore di Gabriele Tadini, il capo servizio della funivia del Mottarone, uno dei (per ora) 14 indagati dalla procura, il primo che ha ammesso l’uso dei “forchettoni”.
Ma a smontare questa tesi, il giorno seguente, è stato l’ingegnere Ferruccio Levi, consulente di parte della società Leitner che si occupava della manutenzione della funivia, secondo cui “è impossibile stabilire quando la fune abbia iniziato a deteriorarsi. Se così fosse – ha risposto Levi – bisognerebbe riscrivere tutte le normative europee”.
Nel corso dell’incidente probatorio, replicando alle critiche mosse a Leitner a proposito del fatto che non ci fosse una documentazione sufficiente a far sì che, in caso di necessità, il gestore sapesse immediatamente decifrare i segnali e agire di conseguenza, Nello Balossino del dipartimento di informatica dell’Università di Torino, tra i consulenti di parte di Leitner, ha fatto presente che “quando si mette un sistema informatico a disposizione di un utente, questi ha già acquisito abbastanza conoscenza, non è digiuno”.
Nel suo intervento Balossino ha ribadito poi che il sistema di sicurezza complessivo dell’impianto predisposto da Leitner era “idoneo, rispondente ai requisiti e in grado di garantire la sicurezza” di chi saliva a bordo perché, nel caso di segnali di pericolo, l'impianto si sarebbe bloccato. Nel caso di segnali “che non gravavano sulla sicurezza” dell’impianto, il sistema permetteva al gestore di risolverli, a patto di essere formato e sufficientemente esperto. Secondo l’avvocato Laura Bastia, rappresentante della famiglia di Roberta Pistolato, una delle vittime, “nonostante i tentativi di smontare” le perizie “i risultati dal punto di vista probatorio sono granitici”. Per la procuratrice a capo dell’inchiesta, Olimpia Bossi, che indaga con la collega, la sostituta Laura Carrera, lo scopo di far luce sulle cause della tragedia è stato raggiunto e durante le udienze è stato dato ampio spazio a tutte le parti e sono stati analizzati tutti gli aspetti. Con la chiusura dell’incidente probatorio, ora la parola ritorna alla procura di Verbania che dovrà valutare quanto emerso, eventualmente disponendo approfondimenti investigativi, e successivamente chiudere le indagini magari dopo una modifica del registro degli indagati, nel quale, come detto, ora compaiono 14 nomi (i tre principali indiziati restano Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Tadini, oltre due aziende, la concessionaria Ferrovie del Mottarone e Leitner). Il tutto dovrebbe avvenire entro la primavera del prossimo anno. Per il momento l’impianto non verrà dissequestrato.
I possibili risarcimenti
Intanto, emergono le prime stime di quelli che potrebbero essere i risarcimenti destinati alle parti civili: intorno ai 25 milioni di euro, una cifra da suddividere tra i famigliari delle 14 vittime. Di questi, 10 milioni potrebbero venire messi a disposizione da Reale Mutua, che assicurava Funivie del Mottarone.