Baby gang e delinquenza minorile, il Corriere parla di "caso Varese" (e Saronno)
Agiscono in branco, senza obiettivi precisi: aggrediscono e prendono quello che trovano addosso alla vittima, che poi spartiscono o rivendono
Rapine, persecuzioni, violenze. Autori, ragazzini di 12, 13 e 14 anni in branco, organizzati in baby gang che imperversano nelle zone delle stazioni, delle scuole, nelle strade. Un fenomeno esploso dopo il lockdown (ma certo non generato da questo) e un anno e mezzo di limitazioni e restrizioni che hanno colpito soprattutto i più giovani, e che ormai balza sempre più spesso alle cronache. Ora anche a quelle nazionali, tanto che il Corriere della Sera parla di "caso Varese".
Baby gang: il Corriere sul "caso Varese"
Andrea Galli sulle pagine del quotidiano nazionale parla di "caso Varese" ma il fenomeno non è circoscritto ai confini della Città Giardino. La maxirissa di Gallarate di inizio anno, originata proprio da uno scontro fra gruppi riveli di ragazzini, e le rapine nei pressi della stazione di Saronno sono esempi di come le dinamiche varesine non siano per nulla lontane da quelle della provincia.
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Così come i numerosi episodi e le altrettanto numerose denunce sulle baby gang a Saronno, negate in passato dall'Amministrazione comunale che parlava invece di casi isolati e colpite dalle forze dell'ordine che invece riconducevano più rapine e furti alle stesse mani minorenni.
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Fenomeni, casi, episodi cresciuti dopo il lockdown ma che sarebbe troppo semplice attribuire a quello, come a dire che famiglie e scuola non hanno responsabilità, che è stato quello a trasformare dei modelli Dr Jekyll in pericolosi e violenti Mister Hyde. Non è così.
Rapine improvvisate, senza obiettivi particolari
Disorganizzati, senza obiettivi definiti, i ragazzini (e le ragazzine) appartenenti a questi gruppi si muovono allo stesso modo: "Un gruppo composto da una decina di unità transita in un giardinetto, così come a bordo di un treno delle Nord e all’esterno di una scuola, incrocia un coetaneo, lo assale" riporta il Corriere. La rapina a questo punto diventa quasi un "accessorio", un più: se la vittima ha delle cuffiette prendono quella, se una collanina la collanina. Un cappello, o pochi euro. Niente di organizzato.
Quello che si "guadagna", poi, finisce a questo o quel membro del gruppo o al più, se di qualche valore come un monile, viene rivenduto ai Compro Oro, che quando sospettano qualcosa come previsto dalla legge segnalano alle forze dell'ordine.
Segnalazioni che più di una volta hanno permesso a dare nomi e volti agli autori delle rapine e delle violenze denunciati dalle vittime e (quando perseguibili) avviarli a percorsi rieducativi vista la giovanissima età.