È ripreso questa mattina, martedì 30 settembre, il processo per l’omicidio di Andrea Bossi che vede imputati Douglas Carolo e Michele Caglioni. Giornata chiave, con le loro audizioni.
Omicidio Bossi, la versione di Carolo
Primo al banco dei testi, Douglas Carolo. Il ragazzo che, secondo quanto emerso dalle inagini e dai testi sentiti finora, in particolare le amiche della vittima, avrebbe avuto con Bossi una relazione fatta di continue richieste di soldi in cambio di rapporti sessuali e “attenzioni”.
Niente sesso, nè nulla di simile, ha più volte dichiarato Carolo. Che ha invece parlato di un rapporto di amicizia, da parte sua, e di un interesse più sentimentale di Bossi sul quale faceva leva per avere continue elargizioni di soldi.
“7-8mila euro in totale”, ha raccontato. Più regali, come un cellulare da 1700 euro e abiti tra qui quelli comprati per lui e i suoi amici a Serravalle col bancomat della vittima: “Avevo detto di avergliela presa per fare il figo con gli amici che erano con me, in realtà gli chiedevo il permesso di comprare quelle cose e me lo aveva dato”.
Una richiesta continua di soldi, per pagarsi sfizi e serate in discoteca da centinaia di euro ogni volta, non bastandogli i guadagni dall’attività di spaccio condotta nonostante si trovasse in messa alla prova.
L’ultima richiesta di soldi a gennaio, quando Carolo si “scopre” denunciato per truffa e chiede a Bossi i soldi da restituire alla truffata.
“Mi disse che me li avrebbe dati, e che mi avrebbe dato 30mila euro se avessi fatto sesso con lui. Poi basta”.
Una proposta fatta e accettata il 26 gennaio. Il giorno dell’omicidio.
“Ho sentito un tonfo e visto Caglioni su di lui”
Quel pomeriggio, Carolo ha spiegato di aver incontrato Caglioni e avergli chiesto un passaggio per casa di Bossi quella sera.
I due ci vanno in monopattino.
Carolo sale, ma al momento di consumare il rapporto non ce la fa:
“Sono andato in bagno e ho provato a mettermi il preservativo, ma non ce l’ho fatta. L’ho lasciato sul comodino e Andrea mi ha detto di non preoccuparmi, perchè aveva visto che non lo stavo prendendo in giro”.
Tra incongruenze con le riprese delle telecamere e precisazioni chieste dal Pm Giulia Grillo e dal giudice Rossella Ferrazzi sull’andirivieni da casa di Bossi e un distributore automatico, si arriva al momento dell’omicidio.
“Andrea è rientrato, mi ha dato cartine e sigarette e chesto se volevo un the alla pesca – ha raccontato – gli ho risposto di sì, poco dopo ho sentito un colpo metallico e un tonfo. Quando mi sono alzato ho visto Andrea a terra e Michele su di lui con una pentola e le mani sporche di sangue. Mi sono gettato su Andrea e visto che era in una pozza di sangue, con un taglio al collo. L’ho chiamato, poi mi sono alzato e ho iniziato a fare avanti e indietro”.
Poi, “per paura di tornare in carcere”, avrebbe iniziato a prender tutto ciò che poteva collegarlo a quella casa: spazzolino, preservativo, il coccio che stava usando per preparare lo spinello e la sua giacca. E la fuga, scavalcando le recinzioni del condominio fino a un campo.
Caglioni lo raggiunge lì, sempre stando al racconto di Carolo.
“Inizio a urlargli ‘cosa hai fatto?’ E gli tiro due pugni. Aveva un sacchetto bianco: dentro c’erano anelli, la collana, il portafoglio di Andrea, il suo cellulare e un coltello ricoperto di sangue”.
Il racconto a questo punto si è fatto (ancora) più confuso. Carolo avrebbe tirato due pugni all’altro e i due nella collutazione sarebbero finiti a terra. E poi avrebbe svuotato il sacchetto.
Sono le ultime dichiarazioni: alle richieste di Pm e giudice, l’imputato si è fermato:
“Vorrei non continuare”.
Niente controesame della parte civile e delle difese, compresa la sua.
Nel pomeriggio, parola a Caglioni.