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L'Odissea nello spazio sovietica apre l'anno di conferenze del GAT

Nel febbraio 1985, il Centro spaziale sovietico perse il controllo della stazione spaziale Salyut-7. Per salvarla, i russi inviarono due cosmonauti: la salvarono in 10 giorni, ma non gli fu concesso di rientrare. Una storia rimasta segreta per anni, che sarà raccontata lunedì sul palco del Grassi

L'Odissea nello spazio sovietica apre l'anno di conferenze del GAT
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Con l’inizio del 2025 inizia anche il 51esimo anno di attività del GAT, Gruppo Astronomico Tradatese, con una serata astronautica di grande interesse storico e documentaristico. Lunedì 20, alle ore 21.00, al cinema Grassi di Tradate il dottor Giuseppe Palumbo terrà una serata
sul tema: Salyut 7, l’ Odissea nello Spazio sovietica.

L'Odissea nello spazio sovietica: conferenza del GAT

Successe tutto 40 anni fa. Era il giugno 1985 ed erano passati 15 anni dalla famosa Odissea della missione americana di Apollo 13, che si salvò miracolosamente, nonostante un tremendo incidente che quasi distrusse il vettore di ritorno dalla Luna. Il caso della Salyut-7, la stazione spaziale sovietica, fu differente ma non meno drammatico.

Dal luglio 1984 la “Salyut 7” era in attesa di un nuovo equipaggio e la situazione era sotto controllo. Improvvisamente, però, nel febbraio 1985 il Centro Spaziale sovietico perse il controllo della Salyut 7: tutti i sistemi si erano spenti e la stazione spaziale era diventata un oggetto
congelato e fuori controllo con il pericolo che potesse anche precipitare pericolosamente sulla Terra. Da qui la decisione di lanciare da Baikonur verso la Salyut-7 la Soyuz-T13 con a bordo i due cosmonauti Vladimir Dzhanibekov e Viktor Savinikh  ed eccesso di viveri e di acqua.

Due giorni dopo i due cosmonauti si agganciano alla Salyut-7 e la trovano in condizioni drammatiche: tutto era congelato all’interno, la struttura ruotava su se stessa senza controllo e mancava del tutto la corrente verosimilmente per un guasto ad uno dei pannelli solari. Il lavoro di salvataggio dei due cosmonauti sembrava disperato. In realtà si rivelò soprattutto irto di rischi che ne misero seriamente a
repentaglio la loro stessa sopravvivenza.

Il 16 giugno 1985 dopo 10 giorni di lavoro ed una serie infinita di aventi avventurosi, la stazione tornò miracolosamente in vita. Finita questa avventura, ai due cosmonauti non fu però concesso di ritornare a casa. Rimasero infatti ancora nello spazio a bordo della stazione appena salvata, Dzhanibekov per 110 giorni e Savinikh per 168.

Il loro lavoro rimarrà segreto a lungo per non far sfigurare il programma spaziale sovietico già in difficoltà di fronte a quello americano, che riscuote successo con lo Shuttle.

Grazie al successo di Dzhanibekov e Savinikh la Salyut-7 continuerà a operare per i successivi 8 anni, ossia fino al raggiungimento naturale della sua vita operativa. La decisione sovietica di tenere segreti i dettagli del salvataggio della Salyut-7, hanno reso questa drammatica odissea spaziale quasi sconosciuta in Occidente.

A 40 anni di distanza è però ormai possibile raccontare e far rivivere al pubblico tutti i dettagli di questa avventura: lo si farà lunedì sera sul palco del Grassi e con il Gruppo Astronomico Tradatese.

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