Il "Violino di Auschwitz" suona a Legnano
Doppio appuntamento a Legnano con lo strumento che tornò da Auschwitz
E' l'unico violino tornato da un campo di sterminio e venerdì 20 gennaio 2023 ha portato a Legnano un messaggio prezioso sul dovere della memoria.
Il violino della Shoah e il suo messaggio a Legnano
Doppio appuntamento con il reading musicale che ha raccontato e fatto rivivere il suono del "Violino di Auschwitz" (questo il titolo dell'evento): alle 9.30 nell'aula magna della scuola media Bonvesin de la Riva e alle 21 nella Sala Giare di Villa Jucker, sede della Famiglia Legnanese, promotrice dell'iniziativa in vista del Giorno della Memoria che ricorre il 27 gennaio. A emozionare studenti e cittadini sono state la violinista Alessandra Sonia Romano e la scrittrice Anna Lavatelli, autrice del libro "Il violino di Auschwitz".
La storia dello strumento che ha vissuto il dramma di Auschwitz e quella delle persone che l’hanno posseduto sono state ricostruite grazie a uno straordinario ritrovamento di Carlo Alberto Carutti, ingegnere milanese appassionato di arte e collezionista di strumenti a corda, che nel 2014 ha scovato un pregiato violino Collin-Mézin da un antiquario di Torino.
La storia del violino ritrovato e della famiglia Levy Segre
Carutti subito si accorge che è un violino molto particolare: ha una stella di Davide incisa sul retro della cassa e all’interno c’è un cartiglio con delle note musicali, una scritta in tedesco e il numero 168007, che scopre essere stato il numero di matricola ad Auschwitz di Enzo Levy Segre" scrive Lavatelli nel suo romanzo. Piano piano riesce a ricostruire tutta la storia: la famiglia di Enzo fu costretta, a causa delle leggi razziali, a fuggire da Torino per rifugiarsi nella Villa Truffini di Tradate, dove vennero ospitati dagli Sternfeld e dove attendevano l’occasione di fuggire in Svizzera.
Qui però, il 12 novembre 1943, Enzo, la sorella Eva Maria e la mamma Egle furono arrestati dai tedeschi, mentre il padre Edgardo si salvò. Eva Maria decise di non abbandonare il suo amato violino e lo portò con sé. I tre vennero portati a San Vittore, dove rimasero fino al 6 dicembre 1943, quando vennero deportati al campo di concentramento di Auschwitz. Solo i due fratelli superarono la selezione, ma furono costretti a separarsi.
Eva Maria, proprio grazie al suo violino, fu portata a Birkenau, dove entrò a far parte di un’orchestra femminile. Enzo, invece, fu destinato a Monowitz dove lavorò per un’azienda produttrice di gomma sintetica. Eva Maria perse la vita nel campo di sterminio, probabilmente nella seconda metà del 1944, mentre Enzo riuscì a salvarsi e, soprattutto, a recuperare il violino della sorella.
Nel 2017 è tornato a suonare anche a Birkenau
Tornato a Torino dopo la liberazione, Enzo si tolse la vita, ma non prima di aver fatto restaurare il violino. Il grande liutaio a cui si rivolse ne ricompose la tavola armonica sventrata, aggiunse sul fondo la stella di Davide a losanghe di madreperla e applicò un cartiglio con sei misure di una frase musicale accompagnata dal motto "Der Musik Macht Frei" ("La musica rende liberi").
Il violino, che fa parte della collezione di strumenti storici di Carlo Alberto Carutti, è oggi conservato al Museo civico Ala Ponzone di Cremona nella Sala della musica. Sempre grazie alla tenacia e all’interessamento dell’ingegner Carutti, è stato protagonista come testimone della Shoah di diversi eventi e commemorazioni per il Giorno della Memoria e nel 2017 è tornato a suonare anche a Birkenau, in una simbolica rivincita del potere della musica contro l’ingiustizia e la sopraffazione.
"Eva sta facendo ora quello che non poté fare in vita"
"Romano ha raccontato come, ogni volta che suona il violino di Eva Maria, senta di averla accanto e che la giovane (che aveva 22 anni quando fu deportata dai nazisti) sta facendo nei suoi concerti quello che non è riuscita a fare in vita.