Il campione di basket Pittis a Gallarate col libro "Lasciatemi perdere"
Uno tra i più grande campioni del basket italiano, in occasione dell’uscita del libro autobiografico, dialoga con l’editore, Michele Riva, di vittorie e sconfitte. Nello sport e nella vita
Martedì 25 ottobre, ore 18:30, al Mondadori Bookstore di Gallarate in Piazza della Libertà, Riccardo Pittis, campione di basket degli anni ’80 dell’Olimpia Milano e poi nel Benetton Treviso presenta la sua autobiografia “Lasciatemi perdere”, in dialogo con il CEO di Roi Edizioni Michele Riva.
Una vita di basket, Pittis a Gallarate
Nel libro, edito da ROI Edizioni, l’ex giocatore di basket, adesso speaker motivazione e consulente, ripercorre la sua vita sportiva e privata, entrambe segnate da vittorie, cadute e rinascite. Con umorismo e grande lucidità, condivide per la prima volta con il grande pubblico il suo percorso di crescita interiore e professionale.
Riccardo Pittis è stato uno dei più forti giocatori del basket italiano nel periodo dalla metà degli anni Ottanta fino ai primi anni Duemila. Soprannominato “Acciughino” per la magrezza che lo contraddistingueva, soprattutto negli anni milanesi all’Olimpia, dal 1993 ha indossato la maglia della Pallacanestro Treviso, chiudendo la propria carriera nella città veneta. In carriera ha vinto 7 campionati, 6 coppe Italia, 3 supercoppe, 2 coppe dei campioni, 1 coppa Intercontinentale, 1 coppa Korać e 2 coppe Saporta e, con la maglia della nazionale, ha portato a casa due medaglie d’argento agli Europei e un oro ai Giochi del Mediterraneo. Conclusa la carriera sportiva, Pittis ha provato a reinventarsi come imprenditore, raccogliendo una serie di insuccessi, prima di trovare la sua vocazione: oggi è un apprezzato speaker motivazionale, coach e consulente che collabora con alcune delle più grandi e prestigiose aziende, mettendo al servizio degli altri la sua esperienza di uomo e di sportivo.
I proventi del libro saranno devoluti alla Città della Speranza di Padova, una onlus che lavora su più fronti per prevenire e sconfiggere le patologie pediatriche e garantire al tempo stesso e migliori diagnosi, cure ed assistenza ai piccoli pazienti.
Il libro: "Lasciatemi perdere"
"Lasciatemi perdere" è la storia di un ragazzo cresciuto in una famiglia come tante, nell’Italia degli anni Settanta, e destinato a diventare un’icona degli anni d’oro della pallacanestro italiana. Dopo un’infanzia spensierata, la vita di Riccardo è rivoluzionata dalla scoperta del basket. Da quel momento ha una sola priorità: vincere. Missione per cui sacrifica tutto. Negli anni ’80 gioca nell’Olimpia Milano – squadra che vive in quegli anni il “periodo aureo” del basket moderno e rappresenta, infatti, il sogno per qualunque cestista. L’incontro fortunato tra la squadra di basket più importante del panorama italiano e la determinazione di Pittis non poteva che portare a grandi risultati. Sono molte le medaglie e le coppe conquistate in questi anni, ma la vittoria più grande è un’altra: aver fatto innamorare l’Italia intera del basket. «Ogni campione dello sport è un drogato,» scrive nelle prime pagine del libro «e quindi lo ero anche io. Ma niente equivoci, non mi facevo di sostanze illegali, le mie droghe erano perfettamente naturali, e autoprodotte. Ci pensava il mio corpo superstimolato da un costante turbine di emozioni inebrianti. Noi sportivi proviamo emozioni fra le più intense, viviamo in una condizione alterata di euforia, entusiasmo, trepidazione ed estasi che pochi altri individui sperimentano nel corso della vita.»
Dal 1984 al 1989 ha vinto ogni anno con la sua squadra il Campionato italiano, mentre le due vittorie della coppa Korac – nel 1984 e nel 1992 – lo rendono ancora più noto a livello internazionale. Quel ragazzo gracilino – che per la sua corporatura era stato definito “Acciughino” (
Ma anche i sogni più grandi sono destinati a tramontare, così, all’apice del suo successo sportivo, quando nessuno sembra poterlo contrastare, Riccardo Pittis si scontra con un avversario rimasto finora nell’ombra, sempre in agguato: il fallimento. Ma non si arrende: dall’Olimpia Milano passa alla Benetton Treviso e nel 1993 riparte con una nuova squadra, trasferendosi lì e ripartendo anche sul lato personale e sentimentale. Qui pian piano ritrova un equilibrio che si rivela ben presto precario: impara così che alla vittoria fa sempre da contraltare la sconfitta, anche se, come ogni campione, coltiva l’illusione di poterla evitare, aggirare, superare. «Solo quando ho smesso di giocare ho capito il vero senso della sconfitta.» scrive. «Non che prima non l’avessi mai sperimentata, s’intende. Avevo perso le mie partite e le mie finali, come tutti, ma non ne avevo mai tratto la lezione fondamentale: la verità della sconfitta io l’ho capita solo dopo, quando mi sono sfilato le scarpe da basket in via definitiva e sono entrato nella seconda fase della mia esistenza, in cui vincere è un concetto più elusivo che nello sport.»
La sua più acerrima nemica è stata per un periodo padrona anche della sua vita personale: stava per mangiarsi tutto, ce l’aveva quasi fatta. Ma “Acciughino” si riscopre piano piano, risale dal suo baratro e ricomincia una nuova vita, attraverso un percorso di crescita interiore grazie al quale capisce che il vero campione non è chi vince tutte le partite, ma chi è capace di rialzarsi dopo la peggiore delle cadute.
Senza le sconfitte, senza i rocamboleschi insuccessi che si sono susseguiti nel corso della sua vita, che racconta con grande sincerità nel libro, forse Riccardo Pittis non avrebbe trovato la sua vocazione: diventare un apprezzato speaker motivazionale, coach e consulente per mettere al servizio degli altri la sua esperienza di uomo e di sportivo.
«Il successo prescinde dalla luce della ribalta. Non è quanto sei celebre, ma quanto sei contento di fare ciò che fai e di essere ciò che sei. Non è mai tardi, non è mai il momento di rinunciare a crescere.
Questo cambia tutto: il lavoro, la vita privata, la relazione con noi stessi e con gli altri, e con gli inevitabili momenti difficili che la vita ci propone. Possiamo lasciare che le nostre sconfitte ci insegnino a cambiare per il meglio e poi vincere di nuovo. Possiamo concederci tutto questo. Possiamo lasciarci perdere.»