Mozzate

Piscine ancora chiuse, lo Sporting Club 63 di Mozzate: "Resisteremo a questo ennesimo sforzo"

"Restiamo a casa aspettando il giorno in cui si comprenderà che lo sport è un bene prezioso per tutti"

Piscine ancora chiuse, lo Sporting Club 63 di Mozzate: "Resisteremo a questo ennesimo sforzo"
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Un messaggio di speranza e resistenza quello firmato da Alfredo Ramponi e da tutto lo staff di Sporting Club 63, gestore della piscina di Mozzate che col nuovo DPCM, il primo del Presidente Mario Draghi, vede sfumare la possibilità di riaprire almeno fino ad aprile.

Piscine ancora chiuse, a Mozzate non ci si arrende: "Non perderemo il nostro entusiasmo"

Anche col prossimo DPCM, piscine e palestre chiuse senza nemmeno lo spiraglio delle "lezioni individuali" che fino all'ultimo aveva fatto sperare in una ripresa, seppur fortemente limitata delle attività. Uno stop che continua ormai da mesi, da ottobre, e che sta mettendo in difficoltà moltissime società.

"Stiamo a casa, aspettando si comprenda che lo sport è un bene prezioso"

Il rinnovo della chiusura era nell'aria e dopo le ultime comunicazioni del Comitato Tecnico Scientifico non si intravedevano già molte possibilità. Le strutture, e tutti i loro addetti, quindi dovranno aspettare ancora a tornare al lavoro, sperando che questo sia l'ultimo rinvio. Tra loro, ci sono dirigenti e dipendenti (e sportivi) dello Sporting Club 63, la società che gestisce dal 2015 la piscina di Mozzate. Il suo presidente Alfredo Ramponi ha voluto condividere alcune riflessioni su quest'anno dannato che ha messo in ginocchio il mondo dello sport trasformandolo da pratica sana e di benessere a temuto veicolo di contagio e quindi da limitare il più possibile.

In questi lunghi mesi come SPORTING CLUB 63 abbiamo fatto la nostra parte, rispettando le indicazioni ricevute dal Governo rispettando le imposizioni di chiusura e dalle Federazioni alle quali siamo iscritti rispettando le regolamentazioni agli accessi quando ci è stato possibile aprire.

Non abbiamo mai voluto entrare nel merito di polemiche urlando o recriminando il nostro diritto al lavoro sui social network o aderendo a particolari rivolte/manifestazioni perché rispettiamo il lavoro delle altre persone così come ci auguriamo venga anche rispettato e riconosciuto il nostro.

Questa nostra posizione dura da 1 anno e le notizie che iniziano a trapelare su il nuovo DPCM lasciano intendere che ancora per qualche tempo dovremo tenere le porte chiuse e le luci spente nel nostro centro sportivo.

Ancora una volta i nostri istruttori, assistenti, receptionist, allenatori, manutentori dovranno restare a casa ed aspettare il giorno in cui si comprenda che lo sport è un bene prezioso per tutti e che, anche se svolto all’interno di un centro sportivo, non rappresenta una minaccia tanto diversa da quella che potrebbe essere avere delle persone accanto in un mezzo di trasporto pubblico o in un supermercato dove si ha la sensazione che alcune procedure di sicurezza siano diventate superflue.

Oggi non vogliamo alzare la voce, non vogliamo battere i pugni sul tavolo perché non è nel nostro stile ma vogliamo semplicemente ed umilmente esprimere il nostro pensiero così come lo farebbero degli amici che non si aspettano nulla in cambio ma desiderano avere la libertà di esprimere un pizzico di amarezza verso questa difficile situazione.

Abbiamo aperto il centro nel 2015 con l’intento di portare musica, sorrisi, benessere, convivialità, spensieratezza, gioia, amicizia, dedizione, obiettivi, risultati, insegnamenti e quant’altro abbiate cercato nel momento in cui avete varcato le porte del nostro centro.

Ora noi, negli sporadici sopralluoghi che effettuiamo, troviamo un ambiente austero, senza musica, a luci spente, senza il vociare dei ragazzi che si allenano sognando un futuro migliore, senza le chiacchiere dei loro genitori che aspettano la fine della lezione dei loro figli, senza l’appassionato di fitness che corre negli spogliatoi per cambiarsi ed allenarsi dopo una lunga giornata di lavoro, senza quei volti rilassati dopo un sano allenamento, tutto sembra congelato, fermo, in attesa di poter tornare a vivere e questo blocco purtroppo è stato imposto in modo così continuativo a solo due categorie in particolare a quelle dello sport, e l’arte/spettacolo categorie entrambe rivolte al benessere delle persone una del corpo e l’altra dell’anima.

Ciò nonostante non smetteremo di sognare, e resisteremo anche a questo ennesimo sforzo, non cederemo a sotterfugi digitali perché noi crediamo nella realtà, le nostre vite sono già sin troppo condizionate dai vari supporti digitali che accompagnano la nostra quotidianità, non perderemo il nostro entusiasmo, e non smetteremo di sorridervi quando potremo riaprire le porte e i cancelli del nostro centro sportivo e nel caso in cui il nostro sorriso sia coperto da una mascherina ci guarderemo negli occhi con la serenità di poter ricominciare insieme!

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