Palestre d'arrampicata chiuse fino a marzo, gestori e appassionati non ci stanno: parte la petizione
Gestori e appassionati chiedono di poter tornare alle attività con i protocolli approvati dal Cts e usati fino a novembre: "Nessun focolaio riconducibile a queste strutture, distanze e disinfezione garantite"
Chiuse da novembre, equiparate alle "normali" palestre nonostante spazi, attività e attrezzature possano garantire la sicurezza necessaria, le palestre d'arrampicata ora non ci stanno a rimanere chiuse fino a marzo (almeno), come previsto dall'ultimo Dpcm e rilanciano una raccolta firme per chiedere di poter tornare al lavoro.
Palestre d'arrampicata chiuse fino a marzo: "Siamo sicuri, vogliamo riaprire"
Grandi spazi, distanze di sicurezza "naturali" durante l'attività e disinfezione praticamente continua garantita dalla magnesite usata per asciugare le mani e migliorare la presa in parete. Eppure, le palestre d'arrampicata restano chiuse, equiparate alle palestre "classiche" dove si svolgono attività di contatto e si condividono attrezzature e spazi mentre sui mezzi pubblici, centri commerciali e altrove gli assembramenti continuano, spesso incontrollati.
Chiusura arrivata quasi a sorpresa a novembre, nonostante lo stesso ministro Spadafora avesse ribadito la sicurezza delle palestre (tutte), e che si sperava terminasse come ipotizzato dallo stesso Spadafora entro la fine di gennaio. Speranze crollate con l'ultimo Dpcm.
E' per questo che tutte le palestre, comprese la Lezard di Tradate e la Stone Age di Uboldo, hanno rilanciato una petizione avviata sulla piattaforma Change.org da Sportclimbing srl (QUI IL LINK PER ADERIRE) chiedendo niente più che permettere di riaprire con i protocolli che già avevano permesso la ripresa delle attività in estate e a inizio autunno, e come fatto i diversi altri Paesi dove, tra l'altro, la situazione epidemica è più grave.
La petizione
La lettera aperta, che al termine della campagna sarà inviata al Senato e ai ministri Vincenzo Spadafora (Sport) e Roberto Speranza (Salute) parte proprio da ciò che differenzia le palestre d'arrampicata da altre strutture:
"La palestre di arrampicata si differenziano totalmente dallo stereotipo di 'palestra', godono di superfici molto grandi, dai 12 e i 20 metri di altezza e con spazi a terra molto generosi (tra i 1000 e i 5000 mq). L’attività dell’arrampicata è caratterizzata per sua natura proprio dalla distanza interpersonale la quale è sempre capillarmente controllata e regolamentata dal personale presente in sala, ai fini della sicurezza di tutti gli utenti. L'arrampicata non è uno sport di contatto e non è uno sport di gruppo. Per sua natura è caratterizzata dalla distanza interpersonale, mai inferiore a due metri durante tutte le fasi dell’azione.
Il materiale utilizzato per la sua pratica (corde, imbracatura, ecc.) è personale e mai comune.
Gli unici strumenti comuni, le prese intercambiabili, vengono continuamente igienizzati dalla magnesite liquida con concentrazione alcolica superiore al 70% che i praticanti applicano sulle mani prima di ogni performance.
La magnesite presente su superfici plastiche, come risulta anche dallo studio della università di De Montfort University di Leicester (Uk) e dalla University of Colorado (Usa), disattiva l’infettività del SARS-CoV2 per più del 99%".
"Qui nessun focolaio, eppure siamo chiusi"
Come detto, i protocolli, stilati dal Ministero insieme alla FASI (la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana) e approvati dal Comitato Tecnico Scientifico, ci sono e sono già stati applicati dalla riapertura dopo il lockdown fino alla chiusura di novembre. Protocolli che prevedono la chiusura di docce e spogliatoi, ingressi contingentati, disinfezione degli ambienti, registrazione di tutti gli ingressi per il tracciamento, divisione di ingressi e uscite ma anche accessi ordinati alle pareti, dispositivi di protezione e, appunto, l'obbligo di utilizzare la magnesite liquida in grado di igienizzare le mani. Con ottimi risultati:
"In Italia non si ha notizia di alcun focolaio Covid partito e sviluppato in una palestra di arrampicata. Eppure siamo ancora chiusi e i ristori predisposti dal governo non arrivano neanche lontanamente a coprire le spese fisse e sono ridicoli se confrontati alle misure analoghe predisposte ad esempio in Inghilterra e Germania".
Altrove si riapre
Riaprire non sarebbe un salto nel buio. Altri Stati lo hanno già fatto, anche sulla scorta di studi scientifici. "Negli Stati Uniti, una coalizione di palestre, supportata da un’equipe formata da medici e virologi, ha fatto un lavoro esemplare (https://www.wiccoalition.org/) riuscendo ad ottenere la riapertura delle palestre di arrampicata Lunedì scorso 11 gennaio - prosegue la petizione - Il governatore Jay Inslee dello stato di Washington, ha infatti riconosciuto che le palestre di arrampicata sono attività a basso rischio di contagio. Altre coalizioni si stanno adoperando per ottenere la riapertura delle palestre di arrampicata anche negli altri stati".
"Nel frattempo, qui in Italia, si assiste ovunque ad assembramenti incontrollati in autobus, negozi, centri commerciali e in tutti quei luoghi rimasti aperti, dove non esiste la possibilità di rispettare le distanze interpersonali, né di poter essere eventualmente tracciati. E’ ormai inaccettabile convivere con incongruenze così grossolane, lo sport individuale, nelle palestre di arrampicata, deve ripartire subito secondo i protocolli già approvati".