Scuola

Retromarcia: niente didattica in presenza per i figli dei “lavoratori indispensabili” (per ora)

Il ministero dell’Istruzione prende tempo: serve un approfondimento per evitare disparità di trattamento. Restano le deroghe per disabili, studenti con bisogni educativi speciali e laboratori

Retromarcia: niente didattica in presenza per i figli dei “lavoratori indispensabili” (per ora)
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Chi si aspettava un chiarimento, doveroso, su quali fossero i “key workers”, cioè i “lavoratori indispensabili”, i cui figli avrebbero potuto frequentare la scuola in presenza, così come disabili e alunni con Bes (bisogni educativi speciali), è rimasto deluso.

Didattica in presenza e "lavoratori indispensabili"

La nota del Ministero dell’Istruzione diffusa ieri, domenica 7 marzo (alle 19!), sorvola totalmente su questa opportunità, limitandosi a ribadire l’ammissione in aula, appunto, di disabili e Bes. Una doccia fredda per le famiglie che pensavano di averne diritto e per la complessa macchina organizzativa scolastica, che per tutto il weekend ha lavorato alla messa in opera di questa possibilità.

La figura dei “key workers” è nata nei mesi scorsi con riferimento al personale sanitario o direttamente impegnato nel contenimento della pandemia, al personale impegnato presso servizi pubblici essenziali e, secondo alcuni, anche ai lavoratori per cui non è prevista né autorizzabile la prestazione in lavoro agile. Una rivoluzione, all’apparenza. Ma che in realtà richiede un iter burocratico non da poco, tant’è vero che negli scorsi mesi sono state pochissime le famiglie a richiederne l’attivazione e ancora meno le scuole ad averle accolte. Adesso, con il protrarsi della pandemia, le cose sono cambiate: in Piemonte è stato anche creato un modulo per l’autocertificazione.

Ma quali sono i “key workers”, per la precisione, a oggi non è noto. Quindi, per evitare che si generino disparità di trattamento, il ministero ha deciso di prendere tempo e assicura che saranno effettuati approfondimenti per chiarire la vicenda.

Alle richieste presentate sinora dagli enti locali e dal mondo della scuola non sarebbero seguite risposte almeno fino ad oggi. Così ogni dirigente scolastico durante il weekend aveva stabilito dei criteri propri, con il rischio di generare disparità di trattamento tra una scuola e l’altra. Alcuni avevano deciso che a rientrare in presenza fossero solo i figli dei sanitari direttamente impegnati nel contenimento della pandemia; altri invece avevano esteso la misura anche ai figli del personale impiegato nella grande distribuzione (supermercati), nei trasporti, nella banche, nelle poste. Diverse le richieste di chiarimenti al Ministero da parte di dirigenti e Anci. Tuttavia, gli sforzi dei dirigenti scolastici di fare chiarezza, e rispondere ai numerosi dubbi proveniente dalle famiglie, sono stati vanificati dalla nota inviata dal Miur proprio domenica, appena 72 ore dopo che lo stesso Ministero avesse scritto, nella nota del 4 marzo che andava «garantita anche la frequenza scolastica in presenza degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione».

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