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Lonate, genitori contro la mensa "obbligatoria" alle medie

Da quest'anno gli alunni non potranno tornare a casa per pranzo nei giorni di rientro: pena l'assenza. Ma i genitori sono pronti a far sentire la propria voce

Lonate, genitori contro la mensa "obbligatoria" alle medie
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Approda a Lonate Ceppino l’annosa questione della mensa 2.0, che ormai dal 2020 sta dividendo l’opinione pubblica e tecnica nazionale sull’obbligatorietà della fruizione del servizio di ristorazione da parte degli alunni minorenni iscritti al tempo pieno scolastico.

Lonate: da quest'anno tutti a mensa o scatta l'assenza

A partire dal 12 settembre agli studenti di seconda e terza delle medie D’Acquisto non sarà più permesso rincasare per la pausa pranzo o consumare un pasto libero per poi rientrare in classe, ma saranno obbligati a rimanere a scuola e, soprattutto, a usufruire del servizio mensa, dal momento che ad oggi non è possibile consumare cibo nelle aule scolastiche.

"Le prime avvisaglie di questa presa di posizione della dirigenza scolastica - spiegano i portavoce dei genitori - si erano già verificate nel 2023 con sporadici richiami per assenza ingiustificata dei nostri figli. Segnalazioni, per così dire, a macchia di leopardo, che alla nostra richiesta di spiegazioni venivano prontamente ritirate. A gennaio siamo stati informati della nuova linea e ci siamo subito mossi per chiedere delucidazioni alla Preside Terrazzan, che non ha mai risposto alle nostre domande sino allo scorso 31 luglio, con uno scritto che ribadiva l’applicazione integrale della regola “tempo mensa, tempo scuola” del MIUR, escludendo ogni possibilità di confronto con le famiglie".

Mediazione a vuoto del Municipio

Anche il Comune aveva cercato una soluzione in vista della ripresa dell’anno scolastico, ma senza successo:

"L’amministrazione comunale da ormai un anno si è resa disponibile a ricoprire un ruolo di mediazione tra scuola e genitori, alla ricerca di una o più soluzioni a tutela del diritto all’autorefezione degli alunni e nel rispetto delle normative MIUR (tra le ipotesi sul tavolo, la possibilità di trasferire la segreteria nella sede di Cairate per guadagnare spazi da utilizzare come refettorio e il ripensamento dell’orario pranzo e dei pomeriggi di rientro per garantire una turnazione nel rispetto della capienza massima dell’attuale sala mensa, ndr). Le nostre proposte, però, non sono mai state prese in considerazione dalla dirigenza scolastica, che non ha nemmeno mai presenziato a incontri e tavole rotonde in merito".

La parola del TAR

Per dirimere la questione, la letteratura giuridica viene in aiuto: nel 2020 il TAR del Lazio ha accolto, con una sentenza storica, il ricorso di una famiglia affermando che la refezione scolastica è un servizio facoltativo tanto per l’ente locale (che è libero di non erogarlo), quanto per l’utenza (che è libera di non avvalersene), e sottolineando la differenza tra il tempo scolastico del pranzo condiviso, parte integrante dell’esercizio del diritto di istruzione, e la transazione economica alla base dell’erogazione di un pasto sostanzialmente uguale per tutti.

Confondere le due linee significherebbe non rispettare il diritto soggettivo perfetto di autorefezione individuale e ledere la libertà di decisione delle famiglie sull’acquisto del buono pasto. A fronte di ciò, numerosissime scuole italiane hanno stilato e adottato un regolamento sul consumo del pasto domestico, in accordo con i Comuni e le ASL territoriali.

Pronti alla petizione, e al pranzo da casa

Nel frattempo, i genitori lonatesi stanno organizzando una raccolta firme, nella speranza che la dirigente scolastica Terrazzan possa aprire al dialogo:

"Noi siamo disposti a preparare per i nostri figli un pranzo al sacco da consumare in istituto: per quale motivo deve venirci imposto il pagamento di un servizio non obbligatorio?".

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