Anche la sezione saronnese di Azione interviene in merito allo sciopero generale per la Palestina tenutosi nella giornata di venerdì 3 ottobre. Sul tema ha parlato il rappresentante del partito Silvio Barosso.
Sciopero per la Palestina, interviene Barosso di Azione
“La libertà di manifestare le proprie idee è un valore irrinunciabile, tanto più quando permette a tanti giovani di esprimere con forza il rifiuto di ogni forma di violenza e disumanità. Allo stesso modo, la libertà di sciopero rappresenta uno strumento prezioso e “nobile” per difendere i diritti dei lavoratori. Sono due diritti fondamentali, ma che rispondono a logiche diverse e non vanno confusi”.
Inizia così il comunicato dell’esponente politico, il quale evidenzia l’assenza di Cisl e Uil dalle sigle sindacali organizzatrici dello sciopero di venerdì.
“Ciò pone un interrogativo sulla reale rappresentatività di questa mobilitazione. Inoltre, le motivazioni appaiono composite, intrecciando riflessioni sulla politica estera con la solidarietà verso il popolo palestinese, vittima di attacchi inaccettabili. Sono temi che meritano attenzione e rispetto, ma che forse avrebbero trovato più naturale collocazione in una manifestazione politica o culturale, piuttosto che nello strumento dello sciopero.Non possiamo dimenticare che ogni sciopero comporta inevitabilmente disagi per la comunità: per i pendolari, per chi deve recarsi al lavoro, per chi ha necessità quotidiane di mobilità o assistenza. E al tempo stesso produce effetti immediati anche sugli stessi lavoratori, che perdono una giornata di retribuzione senza vedere avanzamenti concreti sulle condizioni salariali o contrattuali. È un sacrificio che dovrebbe sempre avere un obiettivo chiaro e direttamente collegato alla tutela del lavoro”.
Barosso prosegue affermando che la comunità internazionale, dai Paesi occidentali al Vaticano, dai Paesi arabi alla stessa Autorità Nazionale Palestinese, sta lavorando per costruire un percorso di pace, pur difficile e imperfetto.
“È un equilibrio fragile, che richiede responsabilità da parte di tutti. E intanto, nel nostro Paese, rimangono aperte sfide urgenti: la crisi industriale, la de-industrializzazione, l’incertezza sul futuro di grandi gruppi come Stellantis, gli stipendi e i salari fermi da troppo tempo. In questo quadro crediamo che il sindacato debba concentrare le sue energie sulla difesa dei lavoratori e sul rilancio del sistema produttivo, mentre alla politica spetta il compito di guidare il dibattito sui grandi temi internazionali, offrendo visione, proposte e occasioni di mobilitazione civile. Solo così possiamo evitare messaggi contraddittori e costruire insieme un Paese più giusto, che sappia coniugare diritti, crescita e responsabilità”.