Saronno

Referendum, Azione: "Sconfitti, a Saronno ripartiamo dal 37% che ha detto no"

L'analisi della sconfitta referendaria ma anche la spinta a impegnarsi per chi non si riconosce più in centro-destra e centro-sinistra

Referendum, Azione: "Sconfitti, a Saronno ripartiamo dal 37% che ha detto no"
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L'esito del referendum, con la forte vittoria del Sì in tutt'Italia per il taglio dei parlamentari, segna anche la sconfitta di quelle (poche) forze che hanno fatto apertamente campagna per il No. Tra queste Azione, che a Saronno oltre ad impegnarsi per la campagna elettorale a supporto di Pierluigi Gilli lo ha fatto anche per bocciare il quesito referendario. Di seguito il comunicato integrale del gruppo.

Referendum, Azione Saronno: "Il 37% dei saronnesi ha detto no"

Quando si scende in campo lo si fa sempre per vincere. Pertanto, i risultati del referendum, che hanno visto una netta affermazione del “sì”, rappresentano per noi di Azione, senza dubbio, una sconfitta. Ciò detto, leggiamo con grande piacere che a Saronno ben il 37% dei votanti ha voluto opporsi a questa riforma della Costituzione superficiale e sconsiderata. Una minoranza, quindi, ma una minoranza consistente.

Il dato sconvolgente è che un numero così significativo di elettori non trovi nessuna rappresentanza nei partiti maggiori: tutti i partiti si sono schierati per il sì o si sono astenuti, consapevoli che avrebbero così assecondato il sentimento prevalente. Se però le culture politiche di 5 stelle e Lega prevedono da anni uno strategico e sistematico assecondare e alimentare qualsiasi sentimento antipolitico, quello che veramente stupisce è l’atteggiamento servile e utilitaristico di tutto il resto dell’arco parlamentare.

A Saronno, solo la voce di Azione si è levata a contrastare questa deriva populista. Leggiamo in queste ore di
singoli esponenti di altri partiti che tentano ora di attribuirsi il merito e gli onori anche di questa nostra battaglia: ci sembrano impegnati in un maldestro e assai tardivo tentativo di apparire ancora in qualche misura rispettabili, un capolavoro di retorica, per cui loro sono - allo stesso tempo - dalla parte dei vincitori e dei vinti, pronti, come sempre, a dire qualsiasi cosa e il suo contrario pur di soddisfare e sedurre qualsiasi potenziale elettore, a costo di sacrificare ogni coerenza.

E invece noi siamo stati gli unici a esporci e a fare una campagna attiva (seppure limitata nel tempo e nei mezzi) a favore delle ragioni del “no”. Abbiamo discusso con diverse persone per strada, abbiamo fornito argomentazioni e difeso le nostre idee, a costo di essere additati come difensori della casta o ininfluenti conservatori, proprio noi che saremmo a favore di una radicale revisione dei meccanismi della rappresentanza parlamentare, ma fatta con serietà.

Una battaglia fallimentare? Forse no: a Cislago, Caronno, Uboldo, Origgio e Gerenzano, i “no” sono stati molti meno che da noi, in percentuale. A dimostrazione, forse, del fatto che le profezie spesso si auto-avverano e che atteggiamenti rinunciatari e silenzi prudenziali non fanno altro che ritardare il risveglio della coscienza civica del nostro Paese. A dimostrazione, inoltre, del fatto che dove un’alternativa viene offerta, dove si ha il coraggio di avanzare una proposta, le persone ricominciano a pensare e a valutare diversi scenari.

Insomma, parafrasando quanto affermato ieri da Carlo Calenda, in riferimento ai risultati nazionali del referendum, Azione da oggi si candida a restituire dignità e rappresentanza ai saronnesi che non si riconoscono nella mediocrità di ragionamenti solamente propagandistici e nel populismo. Il nostro lavoro è dare una rappresentanza a coloro che sono stati abbandonati (ormai definitivamente) da quelli che furono il centro-destra e il centro-sinistra.

Azione deve crescere e crescerà, quindi, perché è l’unica alternativa rimasta a questo perverso bipolarismo della politica ridotta a eco, non solo incapace di fare il bene, ma destinata – inevitabilmente – a divenire, infine, dannosa.

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