Milleproroghe, i deputati leghisti varesotti: "Governo non decide, è il Millepause"
I tre leghisti: "Dopo 40 giorni di trattative e tensioni (anche interne), la montagna giallorossa ha partorito un topolino".
I deputati del Carroccio della provincia di Varese Dario Galli, Matteo Bianchi e Leonardo Tarantino contro il Governo sul Decreto Milleproroghe: "Partorito un topolino".
Milleproroghe, il Governo scricchiola
Alla fine, il Decreto Milleproroghe è passato (con la fiducia) forte di 315 voti. Ma che fatica, per il Governo. A rimarcarlo i deputati della Lega eletti in provincia di Varese Dario Galli, Matteo Bianchi e Leonardo Tarantino, presenti oggi al voto alla Camera.
"Dopo ben 40 giorni di trattative e lavori a corrente alternata nelle commissioni parlamentari su un provvedimento neanche tanto complesso, la maggioranza giallorossa partorisce il topolino", commentano.
"Chiamiamolo Millepause"
Pungono duro i varesotti, che non perdono occasione di sottolineare le difficoltà che la maggioranza ha trovato prima di tutto al proprio interno lungo questo percorso:
"Più che Milleproroghe, dovremmo chiamarlo decreto ‘Millepause’. Tra mille interruzioni e rinvii, in commissione abbiamo assistito al paradosso di opposizioni schiacciate dall'ostruzionismo di una maggioranza che non trova accordo su nulla. A tal punto da litigare con il suo stesso governo, rischiando di andare addirittura sotto nella votazione dell'emendamento dei renziani sulla prescrizione. Quando c'era da decidere, il Governo o si è spaccato o ha deciso di non decidere - attaccano - No, dunque, alla fiducia a questo governo capace solo di inserire nel decreto Milleproroghe tante misure microsettoriali invece di programmare interventi strutturali. Come se non bastasse nel provvedimento sono stati tristemente inseriti anche tanti piccoli interventi cosiddetti mancia per i vari deputati. Questo sembra essere l’unico modo che mette d’accordo gli esponenti della maggioranza giallorossa. C'è una crisi economica, ma questo governo preferisce girarsi dall'altra parte. Il Paese e il popolo italiano hanno bisogno di persone capaci, in grado di affrontare i problemi e di risolverli: non di nasconderli sotto il tappeto".