Elezioni regionali

Elezioni regionali: l'intervista a Mara Ghidorzi

Quarantadue anni, sociologa esperta in politiche di genere, la candidata di Unione Popolare è senza dubbio un’outsider, alle prossime elezioni

Elezioni regionali: l'intervista a Mara Ghidorzi
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Prende il via con l'intervista a Mara Ghidorzi di "Unione popolare" la serie di interviste  ai candidati governatori di Regione Lombardia in vista delle elezioni regionali di domenica 12 e lunedì 13 febbraio.

L'intervista a Mara Ghidorzi

«Non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica lombarda. La rivoluzione deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunciare a quelli che ha». Non ci si allontana troppo, parafrasando Luciano Bianciardi del celebre romanzo «La vita agra» (un manifesto, per le Sinistre) da quel che ha in mente per la Lombardia Mara Ghidorzi, la quarta candidata alla presidenza della Regione alle elezioni del prossimo 12 e 13 febbraio.

Quarantadue anni, sociologa esperta in politiche di genere, la candidata di Unione Popolare («fu» Rifondazione Comunista) è senza dubbio un’outsider, alle prossime elezioni, e lo rivendica chiaramente. Eppure, rispetto all'immagine un po' polverosa che spesso si porta addosso l'«intellighenzia post-comunista», Ghidorzi è radicale in modo sorridente e contemporaneo.

Ci incontriamo su Zoom. Poche parole sulle aspettative elettorali «Dai, che arriviamo al 5%!» la sprona un collaboratore) e poi si concentra sul programma, decisamente massimalista. Una sola parola d'ordine: sradicare le fondamenta stesse del sistema-Lombardia, la «Locomotiva d'Italia» che mai come quest’anno, dopo il Covid-19, mostra le sue fragilità.

Cominciamo dalla Sanità: qual è la situazione dei medici di base da voi, a Milano? E che soluzioni proponete?

Beh, ci sono Municipi con decine di migliaia di persone senza più medici. È un problema diffuso, non solo in Bergamasca. Il fatto è che la Sanità lombarda è sì un'eccellenza, ma dei privati. Era un piano ben preciso, quello delle riforme Maroni-Moratti, per distruggere la Sanità pubblica. La medicina preventiva ne è stata la prima vittima, naturalmente, perché del resto è quella che non porta reddito. Non sta a me poi ricordare gli scandali del Galeazzi, ad esempio...

Qual è il vostro piano?

Risvoltare il modello il paradigma lombardo che si basa sull'integrazione tra pubblico e privato. Non riequilibrarlo: smantellarlo. Il sistema basato sull'accreditamento e sul principio di sussidiarietà va abolito e vogliamo tornare a potenziare interamente e solo la Sanità pubblica. Tre punti, poi: tornare ad assumere, tornare a presidiare il territorio, e aprire nuovi consultori pubblici e laici.

Ma ci vorrebbero anni, per una riforma del genere... Cosa si fa per i pazienti che sono senza medico oggi?
Le misure tampone sono l'istituzione di una agenda unica regionale, sotto il controllo pubblico, per gestire visite ed esami. Perché qualcuno, oggi, gioca a favorire le visite private. E poi abolire il regime delle visite intra moenia negli ospedali: è una follia che molti medici ricevano pazienti con il pubblico solo al mattino, per dedicare l'intero pomeriggio alla professione privata.

Lei si occupa di politiche di genere. Parliamone: oggi in Lombardia lavorare e contemporaneamente mettere su una famiglia è spesso un problema, soprattutto per le donne. Cosa pensa della misura Nidi Gratis?

Si tratta della monetizzazione di un diritto, di nuovo basata voucher che alimentano il sistema pubblico-privato. Per noi, al centro del nostro programma dev’esserci invece il settore pubblico. E poi dobbiamo investire in personale, non solo in strutture.

Non c’è però solo il pubblico: buona parte dell'economia lombarda si regge sulle piccole e medie imprese, fiaccate in questi anni, ad esempio, dalla crisi energetica. Come si sostengono?

Avendo un piano di sviluppo industriale e pianificando il tipo di economia che vogliamo avere. Noi pensiamo a tre linee di sviluppo: Transizione ecologica, Digitalizzazione, Agricoltura e allevamento. Pensi che nel Bresciano ci sono quasi più maiali che abitanti, e gli allevamenti intensivi sono fortemente inquinanti. Supportare economicamente l'agricoltura biologica e quella montana, invece, porterebbe anche a limitare lo spopolamento delle Valli.

Restando sulle Pmi, c'è un grosso problema legato alle partite Iva: spesso sono veri rapporti di lavoro dipendente, mascherate da collaborazione professionale.

Giovani avvocati, architetti, ma anche tanti altri... Lavorano per «archi-star» milionarie e guadagnano 600 euro al mese. È vero, ma prima di tutto c'è un problema di reddito, in generale... Noi proponiamo di introdurre il salario minimo, a 10 euro all'ora, per garantire almeno uno stipendio dignitoso. E poi c'è il problema della vigilanza sulle condizioni contrattuali e di lavoro: ho parlato di recente con un Ispettore del lavoro, che mi ha confessato semplicemente che i controlli in Lombardia non si fanno più: non hanno abbastanza personale...

Lei ha dichiarato spesso che le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 saranno «inutili e dannose». Perché? Se immaginate con uno sguardo alla sostenibilità ambientale ed economica, non crede possano essere un'opportunità?

Parto da un paragone: ha mai visto quel che è rimasto delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006? Quelle «grandi occasioni» oggi ora sono carcasse da smantellare, inutilizzate. La nuova pista di bob ha squarciato una montagna per poi restare lì, ad arrugginire. Idem il trampolino per il salto con gli sci. E poi enormi alberghi vuoti, come cattedrali, hanno aperto un enorme problema di riconversione. Ecco, io non vedo differenze tra Torino 2006 e Milano-Cortina 2026, e mi chiedo: perché distruggere una montagna per un utilizzo di due settimane? L'unica risposta è che dietro c’è la solita logica affaristica e speculativa.

Parliamo di infrastrutture stradali. La Bergamo-Lecco attesa da anni; l’autostrada Treviglio-Bergamo ferma ai box, forse per fortuna, dal 2012; la Pedemontana... Lei è per il «No» a tutti questi progetti. Perché?

È vero, siamo contrari. Ma non è un «No» ideologico, sia chiaro, ma di contenuti. La logica del continuare a costruire strade (Brebemi insegna: costa molto più della A4 ed è vuota, ci si potrebbe giocare a calcio) è un modello che va cambiato. Così come, specularmente, specialmente nella Bassa bergamasca, è da fermare l'arrivo di così tante aziende logistiche. Noi puntiamo invece sulla messa in sicurezza del territorio: ci sono chilometri di strade su cui fare manutenzione in Lombardia, e un grande problema di dissesto idrogeologico da affrontare.

Però i lombardi si devono pur spostare, in un quadro in cui per stessa ammissione di parte del centrodestra il trasporto pubblico ha parecchi problemi...

Trenord? Il mio giudizio è pessimo, per me andrebbe totalmente azzerata. La dirigenza è completamente inefficiente. Però qui sì che c'è un tema di infrastrutture: abbiamo ancora alcune linee ferroviarie a binario unico, ad esempio, come tratti della Bergamo-Milano. Lì sì, l’infrastruttura va potenziata.

All’inizio di questa tornata elettorale c'è stato chi immaginava un fronte unito, a sinistra, per sfidare il centrodestra in un momento di grave difficoltà politica. Diciamolo brutalmente: perché non ci avete provato davvero? In fondo, sui temi, ci sono anche alcune affinità tra Unione popolare e il Pd di Pierfrancesco Majorino...

No, perché non vogliamo prendere in giro nessuno. Se voglio la Sanità pubblica, non mi alleo con Pregliasco... Se non voglio altre infrastrutture inutili, non mi alleo con Gori. Ad oggi non è possibile alcun accordo con chi, come il Partito democratico, è parte di questo sistema. Però non siamo autarchici: abbiamo cercato una convergenza, ad esempio, con il M5S. Poi anche loro hanno scelto lidi più sicuri... Provarci davvero? Beh, parliamoci chiaro: vincerà Fontana. E allora il vero voto utile siamo noi: noi facciamo perlomeno entrare una vera Sinistra in Regione.

Il suo primo atto da presidente, dovesse invece vincere, o la sua prima proposta dal consigliera, quale sarà?

L'istituzione dell’Agenda unica regionale sulle liste d'attesa nella Sanità, e un provvedimento per rendere la Lombardia una Regione veramente «denuclearizzata», rimuovendo dall’aeroporto militare di Ghedi le testate presenti.

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