Venegono Superiore

Bene in Comune: "Amministrazione cambi rotta, apra al dialogo con le minoranze"

Alla vigilia del primo consiglio comunale post-Covid, l'appello del gruppo di minoranza di Venegono Superiore

Bene in Comune: "Amministrazione cambi rotta, apra al dialogo con le minoranze"
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Il gruppo di minoranza Bene in Comune torna a chiedere la possibilità di collaborare per la gestione del post-emergenza a Venegono Superiore.

Venegono Superiore, Bene in Comune torna a bussare in Municipio

Pubblichiamo di seguito il comunicato della lista di minoranza Bene in Comune, relativo alla gestione dell'emergenza, della Fase 2 e ora della Fase 3 da parte dell'Amministrazione di Venegono Superiore guidata dal sindaco Ambrogio Crespi.

Non basta tamponare le criticità

"Ed eccoci arrivati alla “fase 3”. È il momento di ripartire, riorganizzarsi in ogni campo di attività, sia come cittadini, sia come comunità di Venegono. La nostra vita che, pur convivendo con la pandemia, deve trovare nuove forme per continuare, va ripensata quindi in ogni ambito: dagli aspetti pratici della vita quotidiana, fino alla gestione degli aspetti sociali, psicologici, economici, culturali. Non si può più considerare la condizione attuale come uno stato di “emergenza”, ma si tratta di fatto di una nuova “pseudo-normalità”, che richiede l’avvio di una programmazione condivisa. Non basta “tamponare” le criticità e restare nella zona-comfort della cosiddetta “normale amministrazione”. Serve uno sguardo d’insieme, una visione politica lungimirante: progettualità".

Finora porte chiuse

"Lo sforzo che tutto ciò richiede, e ancor di più nel mezzo di una pandemia, è compito arduo per la sola Amministrazione in carica, che peraltro, stando ai numeri, non rappresenta che un’esigua parte della popolazione. Per questi motivi dovrebbe essere la maggioranza stessa a voler richiedere l’apporto delle minoranze e il loro aiuto nell’affrontare una tale e tanta mole di questioni, e non ritenere di avere già assolutamente tutti gli strumenti e i punti di vista migliori per fare il meglio per Venegono. Già da tempo noi di Bene in Comune abbiamo fatto richiesta, come forza di minoranza, di poter essere coinvolti in questo “ripensare”, abbiamo offerto la nostra disponibilità per una fase progettuale degli interventi. Essere in minoranza significa non poter contribuire in nessun modo al bene del proprio paese? Non si tratta, come è stato frainteso dall’Amministrazione Comunale, semplicemente di “dare una mano” nello svolgimento delle impellenze pratiche dovute all’emergenza sanitaria, cosa cui alcuni di noi, come molti altri cittadini partecipano coordinati dalla Protezione Civile e con il supporto di Sindaco e Assessori. Parliamo, invece, di un lavoro comune di “teste pensanti”, di tavoli di studio, di confronto di idee. I rifiuti finora collezionati alle nostre offerte di collaborazione fanno pensare che l’Amministrazione vede il nostro proporci come frutto di manie di protagonismo, come un “intoppo”, un rallentamento all’efficienza con cui la macchina comunale adempie ai compiti che il
paese richiede. Ma il Comune non dev’essere una macchina, piuttosto un organismo di persone. E “Il tempo è denaro”, ma forse, se speso per confrontarsi ed arrivare a una soluzione migliore, non diventa un “investimento” che certamente frutterà di più?"

Lavorare insieme

"È così impensabile immaginare maggioranza e minoranze che lavorino unite, dando ognuno il proprio apporto per far fronte ad un “compito di realtà” così inaspettato, unico, complicato e complesso? Complesso appunto. E proprio la complessità delle tematiche da affrontare, impone che non si possa delegare alla popolazione tout court la responsabilità di avanzare proposte e decisioni sui più svariati argomenti: dai servizi per l’infanzia, alla riapertura delle scuole, alla gestione degli aiuti economici, dal supporto alle attività commerciali alle scadenze tributarie, dagli aspetti urbanistici fino addirittura alle decisioni sul bilancio. Di questi problemi è la Politica che deve farsi carico. Con tutto il peso e il rischio che ciò comporta. Scaricare questi compiti sulla cittadinanza attraverso “mini-referendum” sui social, che invitano attraverso un distratto click a dar giudizi e indirizzare proposte, fa passare il messaggio che certe decisioni le possa prendere chiunque, e non che ci sia bisogno di affrontare la complessità con gente che si dedichi a studiare, valutare, rischiare. Questa “politica a crocette” non ci appartiene perché non può essere la soluzione: rischia invece di “aizzare” gli animi (aizzare scontri…???) in un momento in cui invece, “grazie” alla lezione dell’emergenza sanitaria, si stava forse riscoprendo un poco l’importanza dei ruoli e delle competenze. I social dovrebbero essere solo uno strumento, da usare senza demonizzarli, ma non un modo di fare politica. Certo è che al confronto dematerializzato si dovrebbero associare anche altre forme di contatto: i tanti agognati tavoli di studio, l’ascolto delle richieste della cittadinanza. Tra il machismo del “faso tuto mì” e la “politica a crocette” ci sarà una via di mezzo… Tra il decisionismo e la delega senza confronto via social…".

"L'Amministrazione cambi rotta"

"Invitiamo la maggioranza a cambiare rotta aprendosi al coinvolgimento e al dialogo con le minoranze; per iniziare bene questo nuovo corso, auspichiamo un confronto aperto alla cittadinanza anche attraverso strumenti telematici per individuare le destinazione più adeguata ai fondi regionali in arrivo. Potrebbero servire ad esempio per avviare la ripresa in sicurezza della scuola? Per chi è in difficoltà con i pagamenti degli affitti? Per sgravi sulla Tari? Per aiuti nei pagamenti di bollette per le imprese? Per spazi pubblici di qualità come parchi, piazze, percorsi di mobilità lenta, viste le nuove esigenze di spazialità che l'epidemia impone? Proponiamo anche che gli enti e le associazioni (Comune, oratorio, scuola, asilo, associazioni,…) possano fare squadra per individuare le necessità attuali sul piano sociale e culturale e insieme adoperarsi per risolverle".
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