"Bala i Ratt", destra ticinese contro i frontalieri e l'Europa

La destra ticinese contro i "ratti" italiani ed europei. Ma i varesini non ci stanno.

"Bala i Ratt", destra ticinese contro i frontalieri e l'Europa
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Torna la campagna del partito ticinese contro i lavoratori frontalieri: italiani ed europei raffigurati come topi, torna “Bala i Ratt”.

“Bala i Ratt”, attacco razzista ai frontalieri

Italiani ed europei raffigurati come topi, pantegane, all’assalto della forma di formaggio con bandiera ticinese. E’ tornata in occasione del voto nel Cantone, la campagna antitaliana della Udc Ticino “rispolverata” dal 2010, quando causò non poche difficoltà diplomatiche tra Lombardia e Svizzera. Alla base c’è l’annosa questione dei frontalieri, e della loro indennità di disoccupazione che una direttiva Ue pone a carico di Berna. E nel mirino, i tanti italiani che operano nelle industrie e nelle aziende oltrefrontiera.

“Il Governo si faccia sentire”

Alla riapparizione dei volantini, duro il commento del consigliere regionale Pd Samuele Astuti, di Malnate e residente a pochi chilometri dal confine: “È proprio vero che il razzismo è una malattia che si diffonde ad ogni latitudine. Piena solidarietà ai connazionali che lavorano e vivono in Svizzera e che ancora una volta, su volantini disgustosi, sono paragonati a ratti che divorano una forma di formaggio. Mi auguro che il Governo italiano faccia sentire la propria voce presso le autorità elvetiche, a difesa degli italiani che cercano e trovano lavoro oltrefrontiera”.

bala i ratt

“Cazzata indefinibile”

Durissimo anche il deputato del Movimento 5 Stelle Niccolò Invidia, che attacca la campagna “Bala i Ratt” con un lungo post su Facebook in cui la attacca come “una cazzata indefinibile”. Lui, di Maccagno, a pochi minuti dalla dogana, conosce bene l’argomento. “Ci ritraggono come ratti, per l’appunto ratti che ballano alle spalle del sistema economico svizzero, come recita lo slogan “BALA I RATT”. All’indecenza non c’è mai un limite. Se la Svizzera, Paese con 8 milioni di abitanti (2 milioni in meno della Lombardia), pensa di non aver bisogno della manodopera italiana, ha fatto male i conti. Certo, la Svizzera ha tutto il diritto di manifestare tramite dei referendum popolari le necessità dei suoi cittadini, e anche noi del Movimento 5 Stelle aspiriamo a questo per l’Italia, ma far passare il concetto che dei lavoratori regolari siano dei ratti è completamente fuori dalla realtà”. “Questa campagna d’odio e di falsificazione mi tocca particolarmente – continua – molti lavoratori del mio territorio, tra questi anche mio nonno, hanno lavorato REGOLARMENTE una vita in Svizzera come liberi professionisti, pagando le tasse lì, contribuendo a creare il benessere svizzero, e oggi vengono ritratti come ratti”.

Il post di Invidia:

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