Commercio

Stessi rischi, restrizioni diverse: Ascom Saronno chiede di rivedere le limitazioni per il commercio

Il Presidente di Ascom Saronno: "Limitazioni discrimnanti per alcune attività. Chiediamo il diritto costituzionale di poter tornare al lavoro"

Stessi rischi, restrizioni diverse: Ascom Saronno chiede di rivedere le limitazioni per il commercio
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E' più a rischio contagio il negozio di scarpe per i bambini o quello per gli adulti? E' da un anno ormai che le attività commerciali aprono e chiudono sulla base di codici Ateco e gradi di "necessità" dei prodotti sugli scaffali. Ascom Saronno chiede di cambiare la logica dietro le limitazioni al commercio.

Limitazioni per il commercio in zona rossa: stessi rischi, regole diverse

"Le limitazioni per il commercio di vicinato previste per le zone rosse sono assolutamente discriminanti per alcune categorie".

Va dritto al punto Andrea Busnelli, presidente di Ascom Saronno, che chiede di rivedere le regole che determinano quali negozi possano aprire e quali invece no. Una disparità che da un anno condiziona pesantemente il lavoro dei commercianti e basata non tanto su diversi gradi di rischio quanto più sulla "necessità" o meno di una categoria commerciale invece di un'altra. "L'esempio lampante è il settore dell’abbigliamento per adulti e le gioiellerie - continua Busnelli - sono chiuse in quanto considerate attività non necessarie o di prima necessità. Io ritengo che i rischi sanitari siano gli stessi al di là del prodotto venduto. Quindi, cosa cambia il fatto di poter entrare in un negozio ed acquistare un paio di scarpe per un bambino dal fatto di entrare in un negozio ed acquistare una camicia per un adulto?".

"Chiediamo il diritto di lavorare"

"E’ inoltre innegabile che, nonostante le restrizioni, molti consumatori popolano le vie cittadine e di conseguenza facciano acquisti negli esercizi aperti con conseguente disappunto di quei commercianti che devono rimanere chiusi - continua Busnelli, rilevando come nei fatti la zona rossa sia ormai solo una zona arancione con qualche chiusura in più ma praticamente alcuna differenza concreta sugli spostamenti delle persone - Fermo restando il fatto che la priorità deve essere quella di sconfiggere la pandemia e che tutte le attività devono operare in massima sicurezza per loro, per i propri dipendenti e per i consumatori, ritengo che tutte le categorie del piccolo commercio di vicinato debbano poter vantare il diritto costituzionale di lavorare e di concorrere per lo sviluppo della propria impresa e del territorio. Per l’imprenditore è una necessità lavorare! Una necessità che deriva anche dal fatto che dall’inizio della pandemia i ristori che sono arrivati nelle tasche degli esercenti sono stati troppo esigui se paragonati al calo di fatturato subìto".

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