Malpensa

"La Cargo city di Malpensa? Facciamola al Terminal 2"

L'associazione Onlit chiede un ripensamento del progetto che eliminerebbe 44 ettari di brughiera

"La Cargo city di Malpensa? Facciamola al Terminal 2"
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Dopo il protocollo firmato ieri, 6 giugno 2022, in Regione Lombardia per realizzare la nuova Cargo City a Malpensa, Onlit che si ripensi il progetto realizzandolo dove ora c'è il Terminal 2 non utilizzato.

La realizzazione della nuova Cargo city

Si è svolta ieri in Regione Lombardia l'incontro con la firma del protocollo d'intesa fra Comuni, Sea e Anac per la realizzazione della nuova Cargo city di Malpensa. Una scelta criticata dalla Onlit,  l'Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti, che chiede che non si deturpi un'area verde di decine di ettari.

"La propensione di Sea a una gestione sprecona e irrazionale degli spazi del sedime aeroportuale si ritrova anche nella recente proposta di “supercompensazione” - ha affermato Dario Balotta di Onlit - È irrealistico parlare di “supercompensazione” da parte di un concessionario che ha sempre centellinato le mitigazioni ambientali, e visto le compensazioni come un regalo e non un atto dovuto verso le comunità locali e il rispetto dell'ambiente. Lo scambio di aree verdi per edificare 44 ettari di brughiera per la Cargo city in cambio di 30 ettari disboscati e attualmente inutilizzati dentro il sedime dello scalo non è proponibile, perché presuppone un consumo di suolo enorme: ben 14 ettari, senza alcuna garanzia di rinaturazione dei 30 ettari ancora inutilizzati. Enac e Sea si trincerano dietro l'alibi che la proposta di utilizzare per la nuova Cargo city il Terminal 2, attualmente chiuso e in stato di degrado, non garantirebbe la sicurezza aeroportuale. Di quale sicurezza parla Enac se al T2 fino al 2019 c'era un traffico di 6 milioni di passeggeri/anno, e se già oggi le piazzole di sosta degli aerei che usava Easy Jet al T2 sono occupate e utilizzate da DHL? Comunque la proposta dell'ONLIT verrà formalizzata al MIMS (Ministero Infrastrutture e Mobilità Sostenibile). Il corriere tedesco si è visto fare ponti d'oro proprio da Sea per occupare gli spazi antistanti il Terminal 2. Sembra impossibile che uno scalo che dispone di ben 1.246 ettari di sedime aeroportuale registri un utilizzo per ettaro di sole 24.413 unità di traffico (somma di passeggeri e merci). Basti pensare che lo scalo di Orio al Serio pur disponendo di soli 291 ettari di sedime riesce a movimentare 85.567 unità di traffico per ettaro: oltre tre volte la capacità operativa di Malpensa. In questa fase di ripresa del traffico aereo, non si possono rischiare soluzioni che mettono in discussione la biodiversità dell'area del Parco del Ticino. Oltre alla localizzazione al Terminal 2 della Cargo city c'è una ulteriore alternativa da valutare: lo spazio enorme di Montichiari, oramai chiuso al traffico passeggeri e con una chiara propensione al Cargo. Questo chiama in causa la programmazione regionale che in questi anni ha fatto solo da passacarte delle decisioni di Sea e di Enac ai danni del territorio".

La terza via proposta da Onlit

Per evitare l'utilizzo di terreni che oggi sono aree verdi del Parco del Ticino Onlit propone il riutilizzo del Terminal 2, chiuso da ormai due anni:

"Tra l'ENAC (Ministero Trasporti) che vuole riaprire il Terminal 2 e la Sea che vuole tenerlo chiuso c'è una terza via molto più razionale e conveniente, abbatterlo ed utilizzarlo per la cargo city - afferma Dario Balotta - E' giunto il momento che il Sindaco Giusppe Sala metta ordine e dia qualche indicazione strategica e ambientale alla gestione annebbiata della Sea. Sorprende che l'Enac non si renda conto che l'obsoleto Terminal 2 chiuso per pandemia da due anni se fosse riaperto oggi mostrerebbe un indecoroso spettacolo dai bagni alle sale d'attesa degradate e potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza di addetti e passeggeri. E' noto che la stessa Sea, dissanguata dai ricchi dividendi che deve staccare per il Comune azionista al 54% e per il fondo investimenti F2i socio al 46% nonostante una perdita di 80,3 milioni di euro nel 2021 ha rinviato al 2026 la ristrutturazione del Terminal 2 che sta perdendo i pezzi. La sua messa in sicurezza, l'ammodernamento dei servizi e l'efficientemento energetico costerebbero almeno 6 milioni di euro per un terminal passeggeri privo di prospettive di sviluppo. I costi della ristrutturazione dei servizi passeggeri sarebbero dannosi perchè finalmente si potrebbero utilizzare maggiormente i tre satelliti del Terminal 1 che, come dice il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, possono arrivare fino a 30 milioni di passeggeri anno (per gli esperti oltre 40 milioni) dai 19 milioni del 2021. Con elevati dividendi, ma un debito netto di 467 milioni, la Sea controllata dal comune di Milano, propone un sovradimensionato progetto di 44 mila mq dentro la Brughiera per la nuova cargo city che invece si potrebbe realizzare al posto del Terminal 2 risparmiando la biodiversità del Parco del Ticino che ha già concesso troppo allo sviluppo aeroportuale ed enormi risorse economiche. Sea nonostante la fine della pandemia ha ancora in atto la cassa integrazione, peraltro utilizzata da anni ben prima della pandemia e recentemente si è vista erogare 8,5 milioni di euro dalla Regione “per coprire le perdite” ed ora sta anche per vendere i servizi telematici mentre questi stanno diventando sempre più strategici per i servizi aeroportuali. Ora il Comune di Milano ha l'occasione di recuperare l'area del T 2 di ben 60 mila mq., che resterebbero inutilizzati, per la cargo City evitando di consumare il prezioso suolo della Brughiera".

La firma del protocollo d'intesa

"Con una inspiegabile fretta si è siglato stamane in Regione un protocollo d'intesa al buio tra i Comuni, Sea e Anac - afferma Dario Balotta - Un fantomatico comitato di vigilanza che non si sa da chi sarà composto e con quali competenze dovrebbe assicurare il rispetto degli impegni sottoscritti nel Protocollo. L'obiettivo di mitigare le criticità provocate dal Masterplan con il consumo di suolo di 44 ettari di brughiera, della biodiversità e dall'aumento del rumore non è per nulla raggiungibile con questo protocollo. Sorprende che lo scalo più grande d'Italia 1.400 ettari in gran parte sottoutilizzati debba ricorrere a nuovo consumo di suolo per ampliare la cargo city. Il recupero di 15 ettari verdi di terreno recuperati da un progetto oramai morto e sepolto della terza pista non è uno scambio vero perchè quell'area non sarebbe mai stata utilizzata. Non serve nuovo consumo di suolo per gli impianti di produzione e riqualificazione energetica che dovrebbero già essere istallati sugli edifici esistenti senza intaccare aree verdi. Che lo scalo tra i più inquinanti d'Italia metta sul piatto del Protocollo d'Intesa la riapertura delle centraline di monitoraggio dell'aria che non dovrebbero mai essere state chiuse la dice lunga sul percorso di Valutazione d'Impatto ambientale (VIA) che non garantisce per nulla il territorio e i comuni dell'area. Una politica tariffaria di Sea che incentivi l’utilizzo di aerei, meno rumorosi e meno inquinanti è in vigore in tutta Europa, i tempi di sostituzione degli aerei saranno lunghi per tutti gli scali europei e non sarà certo questo Protocollo in grado di tutelare i cittadini dal rumore e dall'inquinamento dell'aria. La via maestra è la localizzazione della Cargo City al posto del Terminal 2 oramai obsoleto e chiuso da due anni".

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