Istat: Varese tra le provincie più industrializzate d'Italia

Una vocazione industriale che genera un terzo della ricchezza del territorio.

Istat: Varese tra le provincie più industrializzate d'Italia
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L’Istat fotografa il sistema produttivo italiano e indica Varese tra le provincie più industrializzate. Il presidente dell’Unione Industriali Roberto Grassi: “Varese è internazionale perché internazionale è la sua industria: la politica locale di sviluppo non può essere da meno”.

Varese, storica vocazione industriale

Circa 7 imprese manifatturiere per chilometri quadrato, il doppio rispetto la media lombarda e 5 volte la media italiana, capace di generare circa un terzo della ricchezza prodotta sul territorio. Varese si conferma tra le province più industrializzate del Paese, la settima col più elevato tenore di vita e la sesta per ricchezza e consumi. A certificarlo l’Istat, a riprova di una realtà ricca di filiere produttive con specializzazioni di eccellenza, ai primi posti tra le province italiane per numero di addetti in ben 31 nicchie produttive, in 7 delle quali arriva addirittura sul podio. Con anche una medaglia d’oro: quella per gli articoli in materie plastiche. “Una fotografia da tenere sempre ben presente, perché se è vero che nella competizione internazionale in prima fila troviamo le grandi aziende, a fare la differenza sono le filiere produttive, in cui operano molte piccole imprese con un profondo legame con il territorio – commenta Roberto Grassi, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese –. E il Varesotto trova da sempre uno dei suoi punti di forza proprio nelle pmi e nella varietà del loro portafoglio produttivo, che rende il territorio una cosiddetta multi-filiera: qui infatti si va dalle lavorazioni meccaniche di base, ai trattamenti dei materiali, alle plastiche, all’occhialeria, al farmaceutico, alle produzioni della meccanica strumentale, quelle della filiera degli elettrodomestici, dell’aerospazio, dell’energia, dalla casa intelligente, dell’automotive fino a quelle del tessile-abbigliamento e del manifatturiero innovativo. Ogni multinazionale ed ogni prime contractor che opera a Varese è sicuro di trovare, nell’arco di qualche decina di chilometri, un fornitore superspecializzato”. 

Plastica e non solo

Varese è ai primi posti per addetti e impiegati nei settori della gomma e delle materie plastiche (3° posto), del chimico e farmaceutico (5° posto, 4° nel solo chimico), del tessile-abbigliamento (9° posto, 4° nel solo tessile) e del metalmeccanico (10° posto). Notevole è anche la vocazione all’innovazione: Varese è, infatti, la 5° provincia in Italia per numero di addetti nei settori High-Tech, come aerospazio, farmaceutico ed elettronica. “La forza di tutte queste filiere è strettamente legata anche alla loro presenza in campo internazionale: non è un caso che la nostra provincia sia la 12esima in Italia per export manifatturiero, che annoveri importanti multinazionali sul territorio e che contribuisca all’export nazionale nella misura del 2,3%. Le aziende varesine generano esportazioni da cui dipende il 45% del valore aggiunto locale, 17 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale. Di fondamentale importanza è quindi il supporto alle imprese, soprattutto le più piccole, in percorsi di internazionalizzazione. Percorsi nei quali si inserisce a pieno titolo anche la valorizzazione delle filiere produttive, che vanno aiutate a collocarsi sulle catene globali del valori”, prosegue Grassi.

Apertura al mondo

Varese è un territorio aperto al mondo. La competitività delle sue imprese è strettamente dipendente dal legame e dal radicamento territoriale, caratterizzato da un sapere diffuso di fare impresa e da un ancor più diffuso know-how industriale – conclude il presente UniVa – Ma allo stesso tempo stiamo parlando di un sistema produttivo tra i più internazionalizzati d’Italia. Varese è internazionale perché internazionale è la sua industria: la politica locale di sviluppo non può essere da meno. La crescita e il benessere di questa provincia dipendono dalla capacità delle imprese di presidiare i mercati esteri e da come il territorio e le sue istituzioni sapranno essere loro di supporto nel rimanere al centro dell’Europa, non solo geograficamente. Ma anche a livello di collegamenti infrastrutturali e culturali, anche grazie ad un importante crocevia come l’aeroporto di Malpensa. Ogni decisione, ogni progetto deve guardare a questo scenario che non ha confini. La vera sfida è, e sarà sempre più, governare questa complessità“.

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