Industria alimentare e bevande: l'export varesino supera gli 800 milioni
Ad aiutare a scattare una fotografia dell’andamento economico dell’industria varesina delle imprese “Alimentari e Bevande” sono i dati relativi all’export elaborati dal Centro Studi di Confindustria Varese

Il disordine commerciale alla luce dei nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti, tra annunci e contro annunci. Le prospettive sui mercati internazionali dei prodotti made in Varese. Il focus sullo specifico spaccato statunitense che negli ultimi anni si è affermato tra i principali sbocchi dell’export di prodotti dell’industria alimentare italiana e varesina. Questi i temi posti al centro dell’Assemblea delle imprese del Gruppo merceologico "Alimentari e Bevande", che si è svolta nella sede di Gallarate di Confindustria Varese.
Industria alimentare e bevande: l'export varesino supera gli 800 milioni
Un settore, guidato da Remo Giai della Farmo Spa di Casorezzo, di cui fanno parte le imprese attive nelle filiere di birra, dolci, cioccolato, prodotti lattiero caseari, lavorazione ittiche e di carne, mugnai, vini e liquori. Spaccato produttivo di nicchia, ma molto importante, anche in termini di brand noti e di propensione all’export, composto da un totale di 25 imprese associate per 3.202 addetti: numeri, questi, che rappresentano il 2,3% delle aziende della compagine associativa di Confindustria Varese e circa il 5% dei lavoratori in esse impiegati.
Si tratta di un settore che, nel 2024, ha sfiorato i 798 milioni di euro di esportazioni grazie ad un balzo in avanti, rispetto all’anno precedente, messo a segno sia dal comparto dei prodotti alimentari con un +9,2%, sia da quello delle bevande con un +1,9%. Un trend che fa del settore un’eccezione nell’andamento generale negativo dell’export varesino che, sempre nel 2024, è diminuito del -7,2%. Solo le imprese dei mezzi di trasporto (+9,5%) hanno saputo fare meglio di quelle alimentari.
Gli Usa al centro del settore alimentari e bevande
Ad aiutare a scattare una fotografia dell’andamento economico dell’industria varesina delle imprese “Alimentari e Bevande” sono i dati relativi all’export elaborati dal Centro Studi di Confindustria Varese, secondo cui gli Stati Uniti risultano essere il quarto mercato di destinazione del made in Varese del settore. Nel 2024, infatti, le vendite varesine negli Usa hanno raggiunto i 66 milioni di euro. Gli States sono il secondo mercato di sbocco extra-Ue per i prodotti alimentari varesini, dopo il Regno Unito (126 milioni di euro). Importanti, nel mercato comune europeo, anche le destinazioni di Germania e Francia (territori in cui arrivano 74 milioni di euro di export ciascuno).
Anche in termini di territori in cui le imprese varesine sono cresciute di più, gli Usa rientrano tra i primi posti con un +35,4%. A superarli, c’è il Belgio con una crescita del +44,9%, mentre a seguire, ci sono l’Austria (+31,5%), la Spagna (+15,8) e la Francia (+8,3%).
Il futuro al netto dei dazi
Fin qui la fotografia scattata sui livelli del 2024. Ma cosa accadrà ora con la nuova politica di Trump? Tra annunci di dazi e contro annunci di sospensioni di guerre commerciali? Queste alcune delle domande con cui il Presidente delle “Alimentari e Bevande” di Confindustria Varese, Remo Giai, ha incalzato l’ospite dell’Assemblea invitato a ragionare su queste tematiche: Luigi Pelliccia, Referente dell’Ufficio Studi di Federalimentare, che ha dato un quadro delle potenzialità dell’export made in Italy del settore non del tutto pessimista, anzi:
“Nel 2024 l’export ha rappresentato quasi il 29% dell’intero fatturato dell’industria alimentare nazionale, ovvero 56,7 miliardi di euro sui 197 miliardi di euro complessivi. Numeri record che avvalorano il passo accelerato del settore sui mercati esteri, ma i dazi non ci devono preoccupare, le imprese dei comparti alimentare e bevande sono molto più legate al mercato interno piuttosto che a quello esterno. Anzi, la palestra prioritaria di risparmio degli italiani è proprio quella alimentare, mentre sui mercati esteri non siamo così esposti. Il nostro è un settore che ha sempre resistito, bisogna puntare a valorizzare la qualità. Le conseguenze di questa crisi saranno impattanti, ma sono strettamente legate al target del prodotto destinato all’export. Senza dimenticare che è una crisi che colpisce anche altri Paesi. Ecco perché crediamo che l’impatto sarà diluito e che il settore reggerà”. Inoltre, secondo Pelliccia, “non è detto che l’importanza del mercato Usa per i prodotti del nostro settore verrà ridimensionata”.