Il vertice di Confindustria dal palco di Legnano: "Senza industria non c'è l'Italia"
L'intervento del presidente nazionale di Confindustria a chiusura dell'assemblea generale dell'Alto Milanese a Legnano
Economa, Bonomi (Confindustria) al Teatro Tirinnanzi
"Per il Paese è prioritario mettere in sicurezza il suo asse strategico, che è la manifattura" ha proseguito il numero uno degli industriali italiani nel suo intervento a chiusura dell’assemblea generale di Confindustria Alto Milanese.
"Torno su questo palco dopo un anno in cui è cambiato tutto - ha esordito Bonomi - Dodici mesi fa, dopo il Covid, vedevamo la luce in fondo al tunnel... ma non sapevamo che si trattava di un treno. L’export stava andando benissimo, poi è arrivata l'invasione dell'Ucraina che ha sconvolto tutto. La nostra bolletta energetica per imprese e famiglie è passata dal 4,5% al 10% del Pil con un balzo da 8 a 110 miliardi di euro. A tutto questo va ad aggiungersi il rincaro delle materie prime. Avevamo lanciato l’allarme già nel settembre 2021, ben prima dello scoppio della guerra, ma siamo rimasti inascoltati. E l’Europa sull’energia non c’è stata. L’Olanda ma soprattutto la Germania hanno posto un veto sulle strategie condivise, con interventi della seconda fino a 200 miliardi che rendono asimmetrica la competitività delle imprese all’interno del mercato unico. In compenso, abbiamo avuto un export importante - 581 miliardi - e nei primi sette mesi del 2002 le nostre imprese sono andate meglio di quelle di altri Paesi europei, perché dopo la crisi del 2008/2010 le nostre imprese si sono rafforzate patrimonialmente e per la grande capacità di variare, sostituendo la Cina, rispetto alla quale siamo più bravi, più veloci e più flessibili. non va dimenticato che come esportazioni noi siamo più sbilanciati verso gli Stati Uniti che verso la Cina. Nessuno può dire che cosa succederà l’anno prossimo, ma sicuramente ci sarà un forte rallentamento dell’economia e degli investimenti. Sarà necessario trovare risorse aggiuntive per salvaguardare la manifattura italiana, altrimenti saranno a rischio migliaia di imprese, anche strutturalmente forti, e e centinaia di migliaia di posti di lavoro e di redditi famigliari. Senza industria non c'è l’Italia! Non lo diciamo per questioni corporative ma perché da industriali noi guardiamo i numeri".
"Non possiamo permetterci di bruciare il baluardo strategico del nostro Paese"
Oggi abbiamo a disposizione i fondi del Pnrr, ma secondo Bonomi c’è un "ma": "Il nostro è un Paese che non è in grado di realizzare e rendicontare in cinque anni... Per realizzare un’opera in Italia ci vogliono in media 15,7 anni, così sono state tirate fuori dal cassetto tutte le opere che erano state progettate prima della crisi energetica e che non si sarebbero potute realizzare. I 170 miliardi del Pnrr devono consentire al Governo di riconfigurare la spesa pubblica del 4-5%, più di mille miliardi all’anno: se nelle nostre imprese noi non fossimo in grado di farlo, ci manderemmo a casa da soli. Le poche risorse che abbiamo le dobbiamo usare a salvaguardare la manifattura e i suoi occupati. Il grande successo di Mario Draghi al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre è frutto della sua valenza personale. È un patrimonio che mi auguro i partiti non disperdano. L’unica strada da percorrere è lo sforamento del debito pubblico, ma si badi bene: non stiamo abbandonando il percorso virtuoso fatto negli ultimi due anni da Draghi che ha ridotto l’extradebito del 10%, ma non possiamo permetterci di bruciare il baluardo strategico del nostro Paese. L’Europa non sta facendo l’Europa come noi ci aspettiamo. Io auspico che il Governo abbia una grande assunzione di responsabilità si questi temi"