Commercio

Confcommercio chiede la zona gialla: "Non si può vivere di asporto e delivery"

L'associazione porta la voce di 45mila ristoratori e baristi lombardi: "Continuare con la chiusura rappresenta un costo che le imprese non si possono più permettere". E torna a chiedere risarcimenti per la zona rossa "per errore"

Confcommercio chiede la zona gialla: "Non si può vivere di asporto e delivery"
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Il mondo degli esercenti spera in un prossimo passaggio in zona gialla, se i dati dovessero permetterlo come sembra, già da questo fine settimana. Passaggio che, come spiegavamo ieri, non è del tutto irrealistico. Confcommercio preme, e ribadisce la richiesta di risarcimento per i danni subiti dalla valutazione errata, indipendentemente dalle responsabilità.

Zona gialla, Confcommercio: "Bar e ristoranti chiedono di riaprire"

"Se i numeri lo consentono, e dalle ultime indicazioni Rt sembrerebbe di sì, occorre tornare al più presto in zona gialla per far ripartire anche ristoranti e bar". A chiederlo è Confcommercio Lombardia. Se a un lato, formalmente, l'ordinanza del Ministro Roberto Speranza dovrebbe valere per un'altra settimana, dall'altro non va dimenticato che questo fine settimana si sarebbe arrivati a "scadenza" di quella che collocava la Lombardia in zona rossa. Se non vi fossero stati errori nei dati e fossimo stati subito in zona arancione, il passaggio alle restrizioni minori sarebbe già dietro l'angolo.

"A questo punto il ritorno in zona gialla sarebbe una scelta logica – sostiene Confcommercio Lombardia – Ciò consentirebbe, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, ad oltre 45 mila imprese della ristorazione di riprendere la propria attività, seppure ancora con la difficoltà dell’orario ridotto. Si tratta di un passaggio fondamentale perché impedire le attività di somministrazione a bar e ristoranti rappresenta un costo che le imprese non possono più sostenere. Ed è chiaro ed evidente che non si può sopravvivere di solo asporto e delivery. Soprattutto – evidenzia Confcommercio Lombardia – la riapertura dei pubblici esercizi favorisce il consumo e fa da volano a tutto il commercio".

Basta "stop&go"

Apri, chiudi, riapri, richiudi e con preavviso quando va bene di un paio di giorni. Un sistema che va avanti ormai da inizio epidemia (quasi un anno fa) che crea  grossi problemi alle attività che non sono nelle condizioni di programmare cosa faranno da qui a una settimana. "Le imprese non si accendono e si spengono con un interruttore - ricorda l'associazione - Ogni chiusura trascina i suoi effetti negativi per molto tempo. Dopo un anno di pandemia, l’effetto negativo di ogni serrata si amplifica perché impatta su un sistema già in ginocchio. In questo contesto appare drammatica la situazione del comparto ricettivo. Con gli alberghi, fortemente penalizzati per il crollo dei fatturati che non hanno mai ricevuto ristori sufficienti".

"Non ci interessano le polemiche ma i risarcimenti"

Intanto, Milano e Roma si accapigliano rimpallandosi a vicenda le responsabilità dell'errore (anche se Fontana ha dichiarato, prima di attribuirle ancora una volta all'Istituto Superiore di Sanità, che "probabilmente non è colpa di nessuno"). Una querelle che a Confcommercio e ai commercianti interessa ben poco. "E’ chiaro che chi ha sbagliato dovrà assumersi la responsabilità, ma il rimpallo delle colpe non ci interessa. L’urgenza sono risarcimenti congrui per le imprese che hanno subito una chiusura immotivata".

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