il progetto

L'Università dell'Insubria contro le mafie e per la libertà

Il progetto vede coinvolte le due sedi universitarie di Varese e di Como e la rete degli istituti scolastici del progetto insubrico dei Giovani Pensatori

L'Università dell'Insubria contro le mafie e per la libertà
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L’Università dell’Insubria ha presentato il progetto per la diffusione della cultura della legalità «Per la Libertà: un’Università contro le mafie», che ha ottenuto il finanziamento di 50mila euro nell’ambito del «Fondo per la cultura della legalità» del Ministero per l’Università e la ricerca.

L'Università dell'Insubria contro le mafie e per la libertà

La finalità è studiare il fenomeno mafioso nei territori delle province di Varese e di Como, nell’ambito di un corso di formazione rivolto agli studenti universitari (in presenza) e agli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado (online), in programma dal 26 settembre e il 12 dicembre.

Ne hanno parlato, durante un incontro con la stampa: il professor Fabio Minazzi, responsabile scientifico del progetto, la coordinatrice Stefania Barile e le docenti esterne all’ateneo che cureranno i primi tre moduli, ovvero Sabrina Garofalo dell’Università della Calabria, Ilaria Meli della Statale di Milano e Francesca Rispoli dell’Università di Pisa.

Il progetto, ideato dalla commissione legalità del Centro internazionale insubrico diretto da Fabio Minazzi, è nato in collaborazione tra diversi soggetti insubrici: i dipartimenti di Scienze teoriche e applicate (Dista), di Diritto economia e culture (Didec) e di Economia (Dieco), i centri di ricerca su Diritto media informazione e società (Dirmis), Giustizia riparativa e mediazione (Cesgrem) e Religioni diritti ed economie nello spazio mediterraneo (Redesm). E si avvale inoltre dell’expertise di docenti e ricercatori di altri atenei su territorio nazionale.

Le lezioni e i moduli previsti

Il calendario delle lezioni è articolato in otto moduli, di cui tre obbligatori e gli altri a scelta, strettamente legati ai dipartimenti coinvolti e mirati a sviluppare specifiche competenze di ricerca sulle mafie e di monitoraggio nei territori provinciali di Varese e di Como. Ogni modulo comprende lezioni frontali, attività laboratoriale e workshop, per un totale di 13 ore ciascuno. Il corso è gratuito, per iscrizioni scrivere a: sbarile@uninsubria.it indicando il Dipartimento universitario o la scuola di provenienza.

Gli studenti universitari potranno organizzare liberamente il proprio corso in pacchetti di 40 ore (minimo) pari a 5 Cfu, oppure impegnarsi in un percorso completo da 88 ore acquisendo 11 Cfu e competenze funzionali nell’ambito del progetto «Service Learning Università e Territorio» con ricaduta didattica nelle scuole secondarie di primo grado e nel primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado. Per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado tale proposta può essere integrata direttamente nelle attività di educazione civica previste dal curricolo e nelle esperienze formative dei Pcto.

Il progetto vede coinvolte le due sedi universitarie di Varese e di Como e la rete degli istituti scolastici del progetto insubrico dei Giovani Pensatori, giunto alla sua XV edizione; le rispettive sedi di Libera e le Acli provinciali; per istituire un Centro interdipartimentale di studi contro le mafie (Cism-Uninsubria) in grado di rilevare e analizzare la presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso nelle province di Varese e Como. Inoltre per la disseminazione delle attività nel territorio e per un social impact mirato nelle scuole e nelle associazioni imprenditoriali di categoria, è tra i partner del progetto il team di Sociallibreria con la creazione di una piattaforma digitale interattiva.

Coinvolto anche l'Ordine dei giornalisti

È stata prevista la collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia per la formazione dei professionisti e dei pubblicisti che operano sul territorio. Infine, per una ricaduta diretta del progetto nella dimensione lavorativa, la Federazione italiana mediatori e agenti d’affari (Fimaa), operando nel recupero delle aree dismesse e di una rete di collegamenti adeguata per la rinascita di Varese e provincia, si inserisce in qualità di partner esterno per rispondere alle richieste del territorio e delle amministrazioni comunali, delineando un percorso chiaro, veloce e completo al fine di garantire con la propria professionalità, in contrasto con la mentalità mafiosa, gli investimenti utili alla riqualificazione di alcune aree divorate dall’incuria.

«Questo progetto – spiega Stefania Barile – costruisce alleanze intersettoriali per rispondere a problematiche complesse, attraverso lo scambio e il confronto di esperienze, effettuate da attori diversi in contesti differenti nel corso degli anni, avvalendosi di strumenti di interazione funzionali alla definizione di strutture di supporto alla progettazione collettiva. In questo modo si delinea un ambito di azione comune, capace di costruire un significato condiviso per ciascun attore coinvolto che conserva la propria identità all’interno della “cultura della legalità” definita dal progetto, in cui si rende esplicita la richiesta di collaborazione dei partecipanti, si definiscono i ruoli, le reciproche responsabilità e le singole competenze».

Argomenti e docenti degli otto moduli sono: «Stato e Antistato» con Ilaria Meli, «Mafia e Sanità» con Francesca Rosaria Rispoli, «Il ruolo delle donne nella criminalità organizzata» con Sabrina Garofalo, «Mafia tra storia, politica e cultura» con Antonio Orecchia, Fabio Minazzi, Stella Coglievina e Andrea Bellavita, «La rieducazione alla legalità in carcere: ergastolo ostativo, art. 41 bis ord. penit. e libertà religiosa» con Stefano Marcolini, Stella Coglievina, Grazia Mannozzi e Chiara Perini; «Il procedimento amministrativo davanti all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata» con Carmela Leone; «Etica, libertà e beni comuni: le dimensioni etiche dell’agire economico per la rigenerazione socio-culturale ed economica» con Roberta Pezzetti e Patrizia Gazzola, «I complessi intrecci tra diritto e cronaca» con Maria Cristina Reale.

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