Vaccinatori volontari, le Ats lombarde replicano al Nursing Up “Disponibilità dei medici in pensione”
Ieri la dura accusa del sindacato degli infermieri che chiede la giusta retribuzione per i professionisti coinvolti da un anno nella battaglia sul fronte. Oggi le Ats rispondono
“La creazione di un elenco nasce dalla necessità di regolamentare il servizio, in seguito alle numerose richieste pervenute a Regione Lombardia da parte di medici e infermieri, anche in pensione, che hanno manifestato la propria disponibilità a partecipare alla campagna come volontari”.
Così le Ats lombarde hanno replicato, oggi, alle accuse mosse ieri dal presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up Antonio De Palma in merito all’avviso pubblico teso a creare un elenco di medici e infermieri volontari per affrontare la sfida della grande campagna vaccinale anti Covid.
Vaccinatori volontari, la replica delle Ats lombarde
“L’avviso – spiegano – è stato emesso da tutte le Ats lombarde perché ritenuto utile percorrere tutte le strade utili finalizzate a reclutare personale che possa e voglia contribuire alla più grande operazione di vaccinazione di massa che questo Paese si trova a dover realizzare e che non ha precedenti nella storia. Il bando, che integra e non si sostituisce a quello del Commissario straordinario Arcuri, è volto alla creazione di un elenco e nasce dalla necessità di regolamentare il servizio, in seguito alle numerose richieste pervenute a Regione Lombardia da parte di medici e infermieri, anche in pensione, che hanno manifestato la propria disponibilità a partecipare alla campagna come volontari”.
“Il personale, che manifesterà la propria adesione al bando, sarà accompagnato – concludono – con un adeguato percorso formativo e sarà stipulato uno specifico contratto per prestazioni di volontariato, alfine di disciplinare i rapporti tra le parti, garantendo specifica copertura assicurativa oltre al rimborso spese nei termini previsti dall’avviso”.
La polemica del sindacato Nursing Up
A scatenare la reazione del sindacato delle professioni infermieristiche era stata, appunto, la decisione di alcune Ats di stilare un elenco di infermieri volontari per affrontare la grande sfida della campagna vaccinale su tutto il territorio nazionale. Una decisione che il Nursing Up ha duramente attaccato: "Con quale coraggio, noi ci chiediamo, alcune aziende sanitarie provinciali, in piena antitesi con l’azione governativa, chiedono agli infermieri di lavorare addirittura a titolo gratuito? Esiste, o forse ce lo siamo sognati noi, un Piano Arcuri, fin ora mai davvero decollato, in parte perché mancano gli infermieri disoccupati, ma soprattutto perché le offerte che arrivano di giorno in giorno ai 3900 infermieri che hanno avuto il coraggio di candidarsi, sono a dir poco vergognose?"
Un esercito pronto a lavorare
“E mentre noi palesiamo il delinearsi dei contorni dell’ennesimo paradosso italiano, i cittadini continuano ad aspettare i vaccini, in piena emergenza sanitaria – prosegue – Dall’altra parte ci sono gli infermieri dipendenti del SSN pronti a mettersi a disposizione dopo il loro orario ordinario. Sono almeno 100mila, e potrebbero essere pagati con le risorse messe a disposizione dalla legge finanziaria, eppure vengono ancora totalmente ignorati. Ne abbiamo viste di tutti i colori nell’ultima settimana: bandi per reclutare Oss quando quelli che mancano sono gli infermieri, adesso bandi per volontari. Tutto questo solo per non riconoscere le prestazioni aggiuntive agli infermieri: attenzione qui si parla solo di dare il giusto valore economico alle attività professionali infermieristiche. Non si può chiedere a professionisti sanitari con elevata qualificazione e che come tale sono tenuti all’iscrizione a un ordine professionale, di prestare la propria attività in maniera completamente gratuita”.
Il volontariato è per la beneficenza
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up si è appellato agli Ordini Provinciali affinché intervengano subito per arginare sul nascere il problema.
“Chiediamo anche al Ministro Speranza, nonché ai governatori regionali, di vigilare su quanto sta accadendo, impedendo che anche altre aziende sanitarie, in altri territori, possano intraprendere iniziative del genere – commenta – Siamo a dir poco indignati. Non solo non vogliono pagare gli infermieri con dignitose prestazioni aggiuntive, e questo ormai ci pare chiaro, ma ora arrivano addirittura a chiederci di lavorare a titolo gratuito? Gli infermieri, lo ribadiamo per chi lo avesse dimenticato, sono professionisti, e come tali bisogna retribuirli per l’attività che svolgono. Quando invece vogliono svolgere attività di volontariato è perché decidono di mettersi a disposizione autonomamente, e la maggior parte lo fa per enti benefici, come la Comunità di S Egidio, solo per esempio, oppure per la Croce Rossa Internazionale. Ma questo non avviene di certo con le ASL, che sono datori di lavoro pubblici che vengono finanziati profumatamente, dallo Stato e dalle Regioni, per pagare come si deve i professionisti che impiegano”.
E prosegue rincarando la dose:
“Non sono bastati evidentemente quei quasi 50000 infermieri infettati dal Covid 19, anche per effetto della grave disorganizzazione che ha caratterizzato l’approccio alla pandemia. Non sono bastati i 68 infermieri che hanno perso la vita “sul campo”, lottando per difendere la vita altrui. Non è bastato a questa politica inconcludente di prenderci in giro per mesi e mesi, promettendo riconoscimento e valorizzazione del nostro ruolo, per dimenticarsi vergognosamente di tutto questo subito dopo”.
“A che gioco perverso, lo ripetiamo, stiamo giocando? A questo punto sembra chiaro che il problema di fondo non sono le carenze di infermieri vaccinatori ma ancora una volta l’intento di non volerli pagare come si deve, nonostante, paradosso dei paradossi, le risorse economiche per retribuire il personale sanitario oggi non mancano di certo“.