Tradate

Travestito da donna, semina il caos in Pronto Soccorso e Radiologia

Allontanato intorno alle 3 dal Pronto Soccorso del Galmarini, si era "rifugiato" in Radiologia

Travestito da donna, semina il caos in Pronto Soccorso e Radiologia
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Prima ha dato in escandescenze e creato il caos in Pronto Soccorso, poi si è "rifugiato" negli ambulatori della Radiologia, messi a soqquadro in cerca di farmaci.

Carabinieri al Galmarini di Tradate

Tra mercoledì e giovedì i carabinieri sono dovuti intervenire due volte all’ospedale Galmarini di Tradate, sempre per lo stesso soggetto: un uomo di Viggiù che si è presentato vestito da donna con tanto di parrucca. Una "presenza" nuova e un caso episodico assicurano dall’ospedale, il primo dopo mesi in cui le contromisure chieste dai dipendenti e adottate dall’azienda erano riuscite ad allontanare gli "abusivi abituali" sorpresi più volte a bivaccare all’interno dell’ospedale e ad evitare nuove occupazioni notturne.

Travestito da donna, semina il caos in ospedale

Il primo intervento verso le tre, quando l’uomo è entrato in Pronto Soccorso dove ha dato in escandescenze, forse con l’obiettivo di ottenere qualche farmaco. Allontanato dai carabinieri, però, non se ne è tornato a casa. Passando invece da una porta rotta ha raggiunto i locali della Radiologia, a quell’ora privi di personale.

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Lì ha iniziato ad aprire cassetti e armadietti, a prendere siringhe e fiale aperte e gettate per terra. Non erano presenti farmaci "particolari", solo alcuni tranquillanti, soluzioni saline e della soluzione disinfettante, trovata versata a terra insieme ad alcune macchie di sangue.

L’uomo è rimasto lì fino alle 5.45 quando è arrivata un’addetta delle pulizie che lo ha visto uscire. Giovedì mattina, dunque, la seconda uscita dei carabinieri della Tenenza di Tradate allertati dal responsabile della struttura semplice Vittorio Luraschi, che nel frattempo aveva avvisato, a Varese, anche il Direttore Amministrativo Ugo Palaoro e il Direttore Sanitario Anna Iadini, subito attivatisi per fare in modo che non vi fossero conseguenze sull’attività ospedaliera.

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