Tradate, "agenti razzisti": chiesto il maxi risarcimento
Il volantino e le accuse mosse agli agenti rischiano di costare grosso a chi li ha diffusi: fino a 10mila euro
Diecimila euro di risarcimento danni e 400 euro di sanzione per aver "offeso l’onorabilità degli agenti della Polizia locale" di Tradate: queste le richieste formulate in Tribunale a Varese, rispettivamente, dall’avvocato della parte civile, l’agente Dario Lucca e il collega in pensione Giuseppe De Marchi e dal Pubblico Ministero di Varese a carico di A.S., accusato di diffamazione.
Tradate, manifestazione e volantini contro gli "agenti razzisti"
Una vicenda che ha origine dai fatti avvenuti durante il venerdì bianco del 24 giugno 2016, quando un ragazzo richiedente asilo si era improvvisamente sentito male in piazza Mazzini. I due agenti ch’erano di turno quella sera erano intervenuti allertando i soccorsi e tenendo a distanza i curiosi frequentatori dell’evento estivo. Nulla di grave: il ragazzo, si ricostruì, era stato male a causa del digiuno prolungato del Ramadan e per via di un fisico già indebolito dalla vaccinazione antitetanica effettuata al mattino e a una cura antibiotica.
Pochi giorni dopo, però, un comunicato del Gruppo Benkadì, una delle realtà che operava all’interno del centro d’accoglienza alla Barbara Melzi, puntò il dito contro i due agenti intervenuti, che avrebbero prima attribuito il malore a un eccessivo consumo di alcol e poi "esprimendo apertamente convinzioni razziste (testimoniate dalla volontaria presente, che ha riportato, tra le altre, la parola 'schifo', usata per descrivere la circostanza)", si leggeva.
Una settimana dopo quella sera, durante un presidio in piazza organizzato in risposta da "Tradate Antirazzista", un volantino distribuito (secondo l’accusa, proprio dall'imputato) aveva rincarato la dose parlando di un "ignobile comportamento razzista" scatenato anche tra i presenti dalle parole degli agenti, che avevano "manifestato apertamente il loro razzismo".
La denuncia dei due agenti
Dopo tutto questo, a presentare denuncia non fu il gruppo Benkadì (una cui volontaria, presente, si sarebbe anche presa della "cretina" da uno degli agenti), né il richiedente asilo che anzi qualche anno dopo rincontrando le due divise le aveva anche ringraziate. La presentarono invece i due agenti, per diffamazione, dando il la a due processi ormai alle battute finali. Martedì, quello a Sardella che aveva chiesto il rito abbreviato, con la maxi richiesta di risarcimento.
In aula
"Erano fondate quelle accuse di razzismo? - ha chiesto al giudice il legale di parte civile Alan Melchionna - Dalle analisi dei documenti, della telefonata al 118, da tutti gli elementi raccolti, non c’è prova di alcuna violenza fisica o verbale, né di frasi razziste, nè di un’errata gestione della situazione, nè delle 'frasi irripetibili' di cui si parla nel volantino".
La difesa: "Nessuna prova che fosse lì"
Come, però, non ci sarebbero nemmeno prove a carico di S. secondo il legale difensore:
"Il volantino è agli atti, e non c’è la firma del mio assistito, nè del Comitato Antirazzista, ma solo la firma, se così la si vuole intendere, di Tradate Antirazzista. Non ci sono foto o video che dimostrino che lui si trovasse a quella manifestazione, nè che avesse distribuito lui quel volantino, nè tantomeno segnalazioni o identificazioni da parte delle forze dell’ordine".
Incerta, per la difesa, anche l’effettiva diffamazione: "si parla genericamente di 'agenti', senza elementi che possano portare alla loro identificazione". Contro-richiesta, dunque, di assoluzione piena. La decisione del giudice arriverà a ottobre.