Strage del Mottarone: chiesto il processo per 8 persone
Starà al giudice per l’udienza preliminare decidere se accogliere o rigettare la richiesta dei pm depositata martedì 12 settembre scorso
La procura di Verbania ha chiesto il processo per otto persone, tra fisiche e giuridiche, in relazione all’incidente della cabina numero 3 della funivia del Mottarone avvenuto il 23 maggio 2021, poco dopo mezzogiorno. Incidente in cui morirono, come noto, 14 persone tra cui Elisabetta Personini con Vittorio Zorloni e il piccolo Mattia di Vedano Olona.
Strage del Mottarone: chiesto il processo per 8 persone
Dopo più di due anni di indagini, come riportato dai nostri colleghi di PrimaNovara.it, le richieste di rinvio a giudizio riguardano, oltre alle due società (in base alla legge n. 231 del 2001 sulle responsabilità amministrative delle imprese), Luigi Nerini, titolare delle Ferrovie del Mottarone, Enrico Perocchio e il borgomanerese Gabriele Tadini, allora rispettivamente direttore d’esercizio e capo servizio dell’impianto e, per Leitner, il gruppo incaricato della manutenzione, Anton Seeber, presidente del Cda, Martin Leitner, consigliere delegato e Peter Rabanser, responsabile del Customer Service. Le accuse contestate, a vario titolo, sono attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e, solo per Tadini e Perocchio, anche il falso. Ora la parola passa al gup.
Starà al giudice per l’udienza preliminare, appunto, decidere se accogliere o rigettare la richiesta dei pm depositata martedì 12 settembre scorso. La chiusura indagini, firmata dalla procuratrice capo di Verbania Olimpia Bossi e dal pubblico ministero Laura Carrera, era arrivata proprio pochi giorni prima del secondo anniversario della strage, a maggio 2023. Va ricordato che in precedenza si era proceduto allo stralcio delle posizioni, poi archiviate, di 6 tecnici di ditte esterne che, in subappalto, si erano occupate di controlli e lavori sulla funivia del Mottarone e della realizzazione della testa fusa. Due, sostanzialmente, gli elementi al centro dell’inchiesta della procura verbanese: i motivi per cui la fune traente si spezzò all’improvviso (quando la cabina numero 3 si trovava a pochi metri dalla vetta) e il mancato funzionamento del sistema frenante di sicurezza, dovuto – come confessato da Tadini agli inquirenti – all’inserimento volontario dei cosiddetti “forchettoni”.
Prodotte due diverse perizie sull'incidente
Per accertare le cause dell’incidente sono state prodotte due diverse perizie, depositate nel settembre dello scorso anno e successivamente discusse nel corso dell’incidente probatorio tra ottobre e dicembre, che hanno rilevato che la fune era corrosa e compromessa ben prima di quel 23 maggio 2021 e che una corretta manutenzione avrebbe potuto rilevarlo. Sarà necessario un processo per stabilire le responsabilità di chi avrebbe dovuto impedire che due anni e 3 mesi fa si verificasse il più grave incidente della storia degli impianti a fune in Italia. “Adesso inizia un’altra fase per arrivare a determinare le responsabilità della tragedia”, ha commentato Bossi, mentre la società Leitner, in una nota, “ribadisce con forza la propria convinzione di non essere passibile di alcuna forma di addebito” in quanto dalle indagini “è risultato chiaramente che l’infortunio è da ascriversi a condotte dolose da parte di terzi soggetti che hanno eliminato i presidi di sicurezza”. Intanto, proseguono le trattative per quanto riguarda i risarcimenti alle parti offese che, in caso di accordo, potrebbero uscire dal procedimento.