Seconda ondata, 200 pazienti costretti a casco e CPAP al Circolo
Attualmente sono 71 i pazienti Covid in ventilazione assistita mentre in primavera, in totale, erano stati 160
Non ci sono solo le terapie intensive. Anche, come spiegato a più riprese dai responsabili delle Asst del territorio, in questa seconda ondata la pressione riguarda più la ventilazione non intensiva, quella con casco e CPAP, che ha già superato i numeri della primavera.
Seconda ondata, 20 anestesisti su 28 impegnati sui pazienti con casco e CPAP
Venti dei ventotto specialisti del Servizio di Anestesia dell'Ospedale di Circolo sono impegnati nell'assistenza ai degenti covid con casco e CPAP. Un numero importante quanto quello di questi pazienti così fragili da richiedere cure subintensive, in bilico tra la ripresa e la necessità di essere intubati. Oggi sono 71 i pazienti covid positivi con casco e CPAP al Circolo, ma settimana scorsa avevano sfiorato i cento.
Accanto a loro, oltre al personale dei reparti internistici, gli anestesisti, appunto, normalmente impegnati nella gestione dell'urgenza/
"Già durante la prima ondata ci siamo organizzati preparando tutorial audiovisivi educazionali per medici ed infermieri dei reparti - spiega il Dott. Carlo Capra, Direttore del dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell'ASST Sette Laghi e del servizio di Anestesia del Circolo - Ci siamo fatti carico dei materiali necessari a ventilare i pazienti al di fuori delle terapie intensive, garantendo la nostra presenza h24 per la gestione di questa tipologia di pazienti, permettendo di trasformare i reparti internistici per acuti in vere e proprie terapie subintensive".
Peggio della prima ondata
Nella prima fase della pandemia sono stati così assistiti più di 160 pazienti con insufficienza respiratoria necessitante supporto con casco e CPAP. Di questi, 32 hanno dovuto poi essere intubati e trasferiti in Terapia Intensiva, mentre gli altri sono stati trattati e dimessi senza dover ricorrere a ventilazione meccanica invasiva.
In questa seconda ondata, a partire dal 20 ottobre , sono già stati seguiti e trattati con casco e CPAP dal Servizio di Anestesia varesino circa 200 pazienti. Se da un lato si può in questo modo ridurre la pressione sulle terapia intensive, dall'altra, la presenza degli anestesisti in tutti i reparti Covid permette di individuare tempestivamente i pazienti con deterioramento respiratorio nonostante il supporto non invasivo e trasferirli in Terapia Intensiva.
"Questo impegno - tiene a sottolineare il Dott. Capra - non ci ha impedito di garantire la copertura necessaria sulle sale operatorie disponibili in base alla presenza infermieristica, permettendo di continuare a sostenere l'attività chirurgica oncologica e benigna non procrastinabile, insieme ad urgenze ed emergenze. E' del resto garantita anche la copertura delle urgenze emergenze intraospedaliere nei reparti non Covid, l'attività anestesiologica al di fuori della sala operatoria in endoscopia e radiologia interventistica ed i trasporti intra ed interospedalieri. Il grande lavoro di squadra e la dedizione insieme all'esperienza maturata durante la prima ondata - conclude il Capra - hanno permesso di dare una risposta tempestiva ed efficiente all'enorme pressione dovuta all'importante coinvolgimento della provincia di Varese nell'emergenza Covid a partire dalla metà di ottobre".