Venegono

Ricorso al TAR contro l'antenna al Pianbosco

Nelle 39 pagine del ricorso "lacune procedurali", questioni paesaggistiche, il rischio di svalutazione degli immobili e anche i timori per il 5G

Ricorso al TAR contro l'antenna al Pianbosco
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Ricorso al TAR e 70 firme in Municipio contro il pilone (e le antenne) della discordia al Pianbosco a Venegono.

Fra gli alberi del Pianbosco, un pilone di 40 metri

Quaranta metri verso il cielo, svettando sopra le chiome e il verde degli alberi che caratterizzano il quartiere immerso nel Parco Pineta a cavallo delle due Venegono, per portare anche lì telefonia e connettività. Ma, stando a quanto evidenziato e lamentato nel testo del ricorso, aggirando norme e regole che tutelano quell’area e che definiscono il tipo e le modalità di installazione delle antenne. L’iniziativa legale è partita da una decina di residenti del Pianbosco. Obiettivo, l’annullamento del provvedimento di autorizzazione all’installazione dell’impianto su area privata firmato dal Comune all’azienda EXI Spa.

Il ricorso

Trentanove, le pagine del ricorso, in cui si evidenziano tutte quelle che, secondo i ricorrenti, sono le "lacune procedurali":

"L’autorizzazione in esame - si legge - è stata rilasciata in palese violazione della disciplina che regolamenta l’iter autorizzativo all’installazione delle stazioni e delle strutture radioelettriche, nonché della normativa comunale di riferimento. A tali violazioni formali, si aggiungono, inoltre, gravi lacune gestionali e valutative da parte del Comune".

Tra le violazioni, ad esempio, l’altezza. Il Pgt venegonese, infatti, vieta "l’installazione di supporti per antenne (pali o tralicci) con altezza complessiva superiore a quella massima ammessa dal Piano delle Regole maggiorata del 30%, da misurarsi da terra anche qualora l’impianto sia posizionato sopra altri edifici"; a conti fatti, 11,70 metri, si calcola nel ricorso. decisamente meno di 40.

Alto punto oggetto del ricorso, il luogo scelto per posizionare il pilone/traliccio, fuori dalle Aree preferenziali individuate dal Piano dei Servizi, senza che sia stata presentata documentazione che ne attestasse l’inidoneità. Ma le motivazioni del ricorso non sono solo di natura strettamente procedurale e amministrativa.

Un’altra, evidente, è quella paesaggistica: quaranta metri di metallo zincato (che, in teoria, il Comune aveva chiesto alla società di verniciare di verde fino all’altezza delle alberature circostanti e di grigio nel resto, a riduzione dell’impatto visivo), si vedono. E si vedono anche dalle finestre di buona parte delle case del Pianbosco, alcune anche accatastati come "immobili di lusso" e che subiranno proprio per quella vista poco naturale "in maniera chiara, evidente ed inequivocabile un evidente diminuzione del proprio valore di mercato".

I timori per il 5G

Un’altra, quella che più preoccupa i ricorrenti al di la del paesaggio e della perdita di valore degli immobili, è legata ai rischi per la salute data la vicinanza degli impianti a zone residenziali e socioassistenziali: si legge nel ricorso, che cita alcuni studi a riguardo, che il rischio per la salute "della cittadinanza che vive stabilmente nelle immediate adiacenze di un trasmettitore di frequenze 5G sia particolarmente elevato".

"Tale potenziale criticità - continua - è stata puntualmente prevista dal Comune, che (...) prescrive (salvo poi non attuarlo nel caso di specie) quanto segue: 'l’installazione deve comunque perseguire l’obiettivo di minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici'. Tale prescrizione, tuttavia, non risulta soddisfatta dall’attuale ubicazione dell’impianto".

La parola, ora, spetterà ai giudici del Tribunale Amministrativo.

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