Saronno

Pugno letale fuori dal bar di Saronno: condanna a 11 anni per la morte di Francesco Costa

Condannato il gestore del bar Annina di via Varese che la sera dell'8 gennaio colpì il 55enne che morì due giorni dopo in ospedale a Legnano

Pugno letale fuori dal bar di Saronno: condanna a 11 anni per la morte di Francesco Costa
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Sentenza a undici anni per Michele La Mura, l'uomo che nello scorso gennaio uccise con un pugno, risultato letale, il 55enne di Cesano Maderno Francesco Costa.

Pugno letale fuori dal bar di Saronno: la sentenza

Costa era stato soccorso in via Varese l'8 gennaio. Morì due giorni dopo, il 10, all'ospedale di Legnano a causa di un'emorragia cerebrale. Inizialmente si era pensato a un malore ma l'uomo in ospedale era riuscito a dire ai medici di esser stato aggredito.

Le indagini riuscirono a ricostruire la vicenda, anche grazie alla testimonianza di alcuni amici. Costa aveva trascorso la sera con loro al bar Annina, gestito da La Mura. Al momento di pagare si erano lamentati del conto ed erano volate le prime parole, con insulti diretti alla figlia della moglie di La Mura, titolare del locale. Allontanatisi, erano tornati poco dopo per recuperare l'auto incontrando La Mura ed erano volate altre parole, e temendo che potessero prendere di mira la ragazza La Mura aveva sferrato un colpo a Costa. Che finì a terra, picchiando forse la testa contro l'asfalto.

"Non volevo ucciderlo"

Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Saronno permisero di ricostruire l'intera vicenda portando a processo La Mura e un'altra persona, accusata di aver mentito ai militari per sviare le indagini. Testimonianze e telecamere cristallizzarono i fatti di quella sera portando all'arresto in custodia cautelare. Più volte ai carabinieri ha spiegato di non aver avuto intenzione di uccidere.

La condanna

ieri, giovedì 10 novembre, il giudice Stefano Colombo ha emesso dunque la sentenza a undici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, condanna più pesante di quella chiesta dal Pm Susanna Molteni che si fermava a 9 anni e due mesi. I legali difensori Federico Chieppa e Priscilla Maione annunciano il ricorso in Appello, in attesa delle motivazioni della sentenza: "La dinamica rappresentata è diversa da quella che emerge dalla visione dei filmati. I due amici di Francesco Costa potrebbero aver avuto le loro responsabilità, avendo tentato a più riprese di alzare e spostare il corpo e in appello riproporremo questo tema".

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