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Processo Mazzotti, morto uno degli imputati. La difesa: "Si continui, dimostreremo che era innocente"

Morabito, deceduto a fine novembre, era accusato di essere l'ideatore del sequestro della 18enne di Eupilio. Il legale: "Crediamo nella sua innocenza, si vada fino in fondo"

Processo Mazzotti, morto uno degli imputati. La difesa: "Si continui, dimostreremo che era innocente"
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Il processo vada avanti, e si arrivi a giudizio per Giuseppe Morabito, anche post mortem.

Processo Mazzotti, il legale di Morabito chiede di continuare

La richiesta è stata presentata mercoledì alla Corte d’Assise del Tribunale di Como dall’avvocato Maria Criaco, difensore di Giuseppe Morabito, tradatese originario di Africo accusato di aver preso parte e ideato il sequestro della 18enne Cristina Mazzotti, avvenuto nel 1975 sulla strada tra Erba ed Eupilio. E scomparso a 80 anni il 29 novembre, a causa di un infarto.

Di norma, al decesso di un imputato seguirebbe la dichiarazione di estinzione del procedimento. Ma mercoledì è stata la stessa difesa a chiedere di andare avanti, come da volontà della famiglia.

"Dimostreremo la sua innocenza"

"Non sarebbe un’assoluzione, per la quale riteniamo siano emersi dal procedimento tutti gli elementi - spiega l’avvocato - Morabito si è sempre dichiarato innocente e le dichiarazioni del pentito Antonio Zagari hanno escluso una sua partecipazione. L’estinzione del procedimento a carico di Morabito non darebbe giustizia al suo nome e a quello della sua famiglia, e non ne darebbe nemmeno alle parti civili (i famigliari di Mazzotti, ndr) che giustamente chiedono sia fatta piena chiarezza".

Altro elemento che sosterrebbe la tesi della difesa riguarda l’auto usata per il sequestro, ritenuto dall’accusa l’elemento di collegamento tra Morabito e il rapimento della 18enne comasca: secondo l’accusa l’auto (un’Alfa Giulia 1300) sarebbe stata di proprietà della sorella di Morabito, messa a disposizione da lui al commando del sequestro.

"Quella utilizzata secondo la Procura era targata CO - spiega Criaco - dalla documentazione che abbiamo presentato agli atti, risulta però che quella di proprietà della sorella di Morabito era targata PD".

Dopo il rapimento, la ragazza venne ritrovata priva di vita in una discarica di Galliate Lombardo, in provincia di Novara, deceduta nonostante la famiglia avesse pagato il riscatto chiesto dai sequestratori. Il processo in corso a Como, apertosi dopo che le nuove tecnologie hanno permesso di attribuire un’impronta trovata sull’auto su cui viaggiava la ragazza a Demetrio Latella, punta a stabilire le ultime responsabilità del sequestro. La decisione ora spetta alla Corte, che si è riservata di decidere nella prossima udienza in programma il 22 gennaio.

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