Cura

Plasma iperimmune: a Varese la cabina di regia della raccolta nazionale

Il Dg della Sette Laghi Bonelli: "I guariti si sentano moralmente impegnati ad aiutare donando il proprio plasma"

Plasma iperimmune: a Varese la cabina di regia della raccolta nazionale
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L'Asst Sette Laghi era stata tra le prime aziende ospedaliere ad attivarsi con la "Banca del plasma" dopo le prime evidenze sull'efficacia del plasma iperimmune per la cura del Covid. Ora un nuovo riconoscimento nell'ambito del progetto CCP-ITALY finanziato dall'Unione Europea.

Plasma iperimmune: Varese riferimento per la Lombardia

La Commissione Europea ha comunicato l'approvazione dell'application italiana del progetto denominato CCP-ITALY (CCP “Covid Convalescent Plasma”) di cui è capofila a livello nazionale la Struttura Regionale di Coordinamento per le attività trasfusionali (SRC)  in capo ad AREU Lombardia mentre il Servizio Trasfusionale di riferimento per la nostra regione è quello di ASST Sette Laghi diretto dalla dottoressa Rosa Chianese che ha coordinato l'intero progetto.

Il progetto di raccolta

Scopo dell'iniziativa, che in Italia coinvolgerà 13 regioni, è testualmente "aumentare la produzione di plasma iperimmune proveniente da soggetti guariti da Covid19 al fine di ampliare lo spettro delle terapie, garantire opportunità di trattamento al maggior numero di pazienti nelle diverse fasi cliniche, nel breve, medio (1 anno) o lungo (2 anni) periodo e sviluppare immunoglobuline specifiche per la terapia e per la profilassi passiva di soggetti esposti o fragili".

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Il punteggio assegnato dalla Commissione al progetto italiano permette di accedere al 100% del finanziamento disponibile: su 40 milioni messi complessivamente in campo a livello europeo, l'Italia se ne vede riconosciuti oltre 7, un importo mai stanziato fino ad ora per un'attività di raccolta plasma nel nostro Paese. Non appena la decisione sarà formalizzata si potrà cominciare a lavorare.

"Abbiamo scorte per le necessità attuali ma la richiesta aumenta"

"La valutazione positiva del progetto e il finanziamento riconosciuto dalla Commissione Europea - sottolinea la dottoressa Chianese - rappresentano un successo per tutto il sistema trasfusionale italiano, oltre che lombardo, nonchè un importante sostegno e riconoscimento del grande impegno profuso per la raccolta del plasma convalescente in una fase particolarmente critica e complessa a livello mondiale. Ad oggi nel nostro Servizio Trasfusionale abbiamo a disposizione unità di plasma convalescente sufficienti alle necessità attuali avendole raccolte nel periodo estivo ma la richiesta è in crescita e presto ne serviranno altre. Noi siamo a disposizione per la raccolta delle donazioni."

"I guariti aiutino chi lotta contro la malattia"

"E' un orgoglio per noi tutti - dichiara il dottor Gianni Bonelli, Direttore Generale di ASST Sette Laghi - dare un contributo così qualificato a un progetto di livello internazionale che è strategico per la cura dei malati Covid. Ringrazio la dottoressa Chianese e il suo team per la competenza e l'impegno che hanno messo in questa partita e che ha consentito al nostro Paese di ottenere una quota rilevante dei fondi europei destinati al progetto. Tutti i soggetti guariti dal Covid si sentano moralmente impegnati ad aiutare i pazienti che ancora combattono la malattia donando il proprio prezioso plasma iperimmune".

Il plasma iperimmune, come funziona

Quando una persona affronta una malattia, il suo sistema immunitario produce gli anticorpi, molecole specifiche che impediscono (per un tempo più o meno limitato) la reinfezione dallo stesso agente patogeno. Semplificando (molto), col plasma iperimmune si utilizzano gli anticorpi di una persona guarita per aiutarne una che invece non riesce da sola a sconfiggere la malattia.

Il plasma viene raccolto da dei donatori in cui si rileva almeno una determinata quantità di anticorpi specifici: le sacche vengono successivamente trattate per essere “standardizzate”, di maniera tale che ogni paziente riceverà la stessa “dose” di anticorpi. A differenza di un vaccino però, i pazienti trattati con plasma iperimmune tendono a non produrre i propri anticorpi contro la malattia.

Contro il coronavirus la trasfusione di plasma iperimmune ha dimostrato nei primi test di poter essere un’arma importante, soprattutto quando l’infezione è all’inizio, e potrebbe quindi essere di particolare aiuto per i pazienti più fragili e a maggior rischio di complicazioni e decesso. Ma i risultati, spiegavano i medici del San Matteo durante la Fase 1 dell’epidemia, erano incoraggianti anche nelle fasi più avanzate dell’infezione.

Per questo la Regione aveva subito lanciato la “banca del plasma iperimmune“, insieme alla campagna di test sierologici che permettendo di individuare la presenza di una risposta immunitaria hanno permesso di trovare anche i possibili donatori. E Varese, come tanti altri ospedali, aveva subito aderito impegnandosi nella raccolta mentre all’Asst Valle Olona si era registrata una delle prime donazioni.

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