Pizzeria Donn’ Angelin, arrestati i titolari per autoriciclaggio
Prima società fallita, riapertura con stessa proprietà: quattro persone coinvolte dell'operazione "Pret-à-manger", sequestri per circa un milione e 200mila euro
Sono finiti entrambi in carcere i coniugi proprietari della nota catena di pizzeria Donn’ Angelin che tra Lissone e Muggiò aveva chiuso e riaperto, cambiando poi nome. Tra i reati contestati al titolare, di origine campana, di Lissone, classe 1980, c’è bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e altri reati fiscali.
Nei guai Donn’ Angelin
I due imprenditori sono stati arrestati nella mattinata di oggi, giovedì 25 febbraio 2021, nell’ambito dell’operazione “Pret-à-manger” della Guardia di Finanza di Monza e si trovano in carcere. Ai domiciliari invece i due prestanome (tra cui la suocera) che si trovano in Campania. Contestualmente le Fiamme Gialle stanno procedendo col sequestro preventivo di beni, quote sociali, denaro, titoli e strumenti finanziari sui numerosi conti correnti intestati agli indagati e e alle società coinvolte. Oltre un milione e 200mila euro che sarebbero provento dei reati commessi. Si tratta principalmente di conti correnti in quanto le auto di lusso su cui viaggiano non erano di proprietà ma in leasing.
Sistema di frode smontato dalle Fiamme Gialle
Il sofisticato sistema di frode è stato disarticolato dai finanzieri attraverso intercettazioni telefoniche, analisi forensi di supporti informatici e disamina della documentazione contabile ed extra contabile. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, i due coniugi di origine campana, ma in Brianza da molti anni, distraevano a proprio vantaggio i beni delle aziende amministrate e i conseguenti profitti verso altri soggetti economici a loro riconducibili. L’attività di indagine è partita a seguito del fallimento della nota catena che aveva pizzerie a Lissone, Muggiò, Bresso, Cislago e Caronno Pertusella. Allora la vicenda balzò agli onori della cronaca per le proteste dei 140 lavoratori e dei sindacati e per i malumori dei clienti che si erano trovati all’improvviso le serrande abbassate dopo aver prenotato (era il 3 dicembre 2019).
Nuove società e moda
Dal 2018 i finanzieri hanno indagato e appurato che i profitti sono stati illecitamente riciclati e reinvestiti nel corso del 2018 e del 2019 a favore di due società, la prima operante nel comparto della moda e titolare di un marchio internazionale pubblicizzato da noti personaggi televisivi, la seconda attiva nel settore della ristorazione. I vip coinvolti erano ovviamente all’oscuro di tutto. Per quanto riguarda invece la ristorazione, i finanzieri hanno ricostruito come avessero riaperto modificando il nome della catena perché fosse molto simile dopo aver distratto le somme. Spetterà ora al magistrato che nominerà un curatore capire se i ristoranti attualmente ancora aperti possano proseguire le attività e in che modalità.