Operazione "Orazio" tra Como e Varese: tangenti ai funzionari dell'Agenzia delle Entrate per "sconti" sulle cartelle
In totale due milioni e mezzo fra tangenti e minori entrate per l'erario: arrestati commercialisti, funzionari e un imprenditore
Operazione "Orazio": nelle prime ore di stamattina, martedì 19 maggio, la Guardia di Finanza ha svolto un'operazione di polizia giudiziaria nei confronti di 25 persone tra le province di Como e Varese accusate di reati contro la Pubblica Amministrazione. Quattordici le richieste di custodia cautelare, di cui due in carcere.
Operazione "Orazio": corruzione e truffa per 2 milioni e mezzo
Due milioni e 160mila euro di mancate entrate per l'erario grazie a tangenti per 280mila euro pagate ad alcuni funzionari dell'Agenzia delle Entrate di Como. Sono i primi numeri emersi dalla conclusione dell'operazione "Orazio" chiusasi stamattina con le misure cautelari nei confronti di 14 indagati. In particolare, carcere per una professionista dello studio commercialista Pennestrì di Como e per un funzionario dell'Agenzia delle Entrate comasca e domiciliari per 12 persone: un ex dirigente delle Entrate, un alto funzionario dell'Agenzia milanese, 9 professionisti e un imprenditore.
Un anno fa i primi arresti
L'operazione di oggi trae origine dagli arresti del 2019 che avevano colpito Roberto Leoni, ex direttore dell'Agenzia delle Entrate di Como all'epoca trasferito a Varese, Stefano La Verde capo del team legale, i titolari (padre e figlio) dello studio Pennestrì e il titolare del 33% della Tintoria Butti. In quell'occasione, grazie alla segnalazione di due funzionari dell'Agenzia di Como, emerse un vero e proprio schema corruttivo ordito dai due commercialisti per conoscere i nomi di chi era inserito nelle liste riservate dell'Agenzia delle Entrate e sarebbe stato oggetto di verifica fiscale. Inoltre, Leoni e La Verde si erano mossi per far ottenere indebite riduzioni del debito erariale.
Le indagini non si sono fermate
Le indagini sono continuate, sia grazie alle confessioni raccolte dopo gli arresti sia grazie al materiale acquisito durante le perquisizioni, tra cui un'agenda di Leoni in cui si ricostruivano i rapporti tra i funzionari e una serie di studi commercialisti. Da lì è stata avviata una collaborazione tra la Procura, la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle Entrate con una commissione audit che ha esaminato tutte le pratiche relative alla documentazione sequestrata. In totale, sono stati ricostruiti 22 episodi di corruzione, 16 tali da motivare l'ordinanza di custodia cautelare mentre 6 comunque con gravi indizi di responsabilità. Trentasette invece i contribuenti che, grazie a questo meccanismo, sono risultati beneficiari dell'attività di corruzione.
Come funzionava la "macchina"
Il Procuratore Nicola Piacente ha spiegato in conferenza stampa che l'azione di corruzione portava a una serie di provvedimenti favorevoli per i clienti dei commercialisti corruttori come la cessazione della verifica fiscale in corso, la mancata estensione della verifica fiscale ad altre annualità, la rideterminazione delle sanzioni (con conseguente perdita per l'erario), l'annullamento in autotutela di avvisi di rettifica e liquidazione. Ed era proprio La Verde a predisporre atti di mediazione e conciliazione con i clienti, riducendo quindi le richieste dell'Agenzia, l'annullamento dei provvedimenti delle Entrate e persino i ricorsi contro i provvedimenti dell'Agenzia delle Entrate che poi venivano formalmente firmati dai commercialisti, oltre agli atti di conciliazione stragiudiziale che hanno consentito indebiti risparmi ai clienti.
La Verde era poi quello che, proprio come capo del team legale, partecipava alle udienze in cui però non tutelava l'interesse dell'Agenzie delle Entrate, favorendo invece la controparte.
Le tangenti
"Abbiamo accertato che a fronte di una corresponsione di tangenti per circa 280mila euro, c'è stato un risparmio d'imposta per quasi due milioni e 200mila euro tra il 2012 e il 2019 - ha spiegato Piacente - E questo ha portato a sottrarre all'erario anche gli introiti della corruzione. In parte le erogazioni per illecite retribuzioni sono stati recuperati con emissione di fatture per operazioni inesistenti, simulando quindi spese lecite per coprire delle dazioni illecite".
Piacente ha spiegato che comunque non si configura il reato di associazione a delinquere in quanto tutto l'impianto si basava su dei "rapporti univoci fra gli studi commercialisti e funzionari".
Filo rosso fra Como e Milano
Nei guai come detto sopra anche un ex alto funzionario dell'Agenzia delle Entrate di Milano, che grazie alla sua posizione avrebbe coperto Leoni violando il segreto d'ufficio e che avrebbe favorito anche un suo parente per una pratica. "Questo circuito illecito - ha concluso Piacenti - si alimentava grazie ai degli intermediari, grazie a un funzionario ancora in servizio nell'Agenzia delle Entrate e a un ex funzionario di Como, oggi in pensione".
"Un quadro allarmante"
Un sistema corruttivo nato e sviluppatosi a Como ma che dopo il trasferimento di Leoni stava mettendo radici anche a Varese, come dimostrano gli incontri tra lui e diversi commercialisti della provincia interessati da alcune pratiche pendenti. "Quanto è emerso è un quadro allarmante - ha commentato il Pubblico Ministero Pasquale Addesso - è esistita ed esiste una domanda di evasione sul territorio che ha trovato risposta in questi metodi corruttivi. Gli episodi corruttivi vanno dal 2012 al 2019, preesisteva quindi l'arrivo di Leoni a Como avvenuto nel 2017 che lo ha comunque ampliato e potenziato. Non solo lo studio Pennestrì è la punta della vicenda ma ci sono una pluralità di studi professionali che hanno offerto servizi di corruzione. Questo sistema ha portato i professionisti che usavano sistemi corruttivi e prevalere sui colleghi onesti. Un secondo aspetto riguarda l'incidenza di questo metodo corruttivo sulle procedure fallimentari: la conclusione di un accordo deflattivo aveva l'effetto di ritardare o annullare le istanze di fallimento di società con ingenti debiti tributari. Questa domanda di non pagare le tasse caratterizza questa parte del territorio e trovato questa risposta".
Tangenti da 500 euro in su
"Uno spaccato disarmante, sistema diffuso di corruzione seriale - lo ha infine definito il Tenente Colonnello dalla Guardia di Finanza Samuel Bolis - In quest'indagine abbiamo rilevato una serialità anche nelle piccole tangenti che hanno comportato ingenti danni all'erario, anche di 500 euro, che hanno portato danni fino a 150mila euro. Questo consentiva al corrotto di arrivare a una parcellizzaz9ne delle tangenti che venivano assorbite nel rapporto tra professionista e cliente. Non era così invece per quelle maggiori, anche di decine di migliaia di euro".