il commento degli avvocati della famiglia

Operaio morto in cantiere: confermate in appello le assoluzioni

A distanza di tre anni dalla sua morte, la Corte d’Appello di Milano, su ricorso proposto dal Pm, ha confermato la sentenza di non luogo a procedere emessa in primo grado

Operaio morto in cantiere: confermate in appello le assoluzioni
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Marco Oldrati, operaio 52enne di San Paolo D’Argon, morì sul lavoro precipitando da circa cinque metri da terra l’8 maggio 2021. Stava eseguendo dei lavori di riqualificazione del centro commerciale “La Fornace” a Tradate, nell’area di cantiere esterna di fronte al parcheggio del centro commerciale.

Operaio morto in cantiere: confermate in appello le assoluzioni

A distanza di tre anni dalla sua morte, la Corte d’Appello di Milano, su ricorso proposto dal Pm, ha confermato la sentenza di non luogo a procedere emessa in primo grado, nell’aprile 2023, dal G.i.p. del Tribunale di Varese e assolto i cinque imputati.

“I familiari di Marco Oldrati non commentano la decisione della Corte nei confronti dei cinque imputati – commenta Riccardo Rigonat, consulente Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella gestione di incidenti sul lavoro mortali, al quale i familiari della vittima si sono affidati - quel che è certo è che resta in loro un po' di amaro in bocca, dal momento che solo il capo cantiere, a seguito di sua richiesta di patteggiamento, è stato condannato penalmente per quanto accaduto quel tragico 8 maggio del 2021. Che ci fossero elementi concreti e non fantomatici desideri di punizione dei familiari di Marco per sostenere una concorrente responsabilità anche degli altri imputati, è confermato dal fatto che è stata la magistratura stessa, nella persona del Pm, a chiedere il loro rinvio a giudizio e ad appellare la sentenza di assoluzione pronunciata in primo grado. Con i nostri legali fiduciari, stiamo agendo in ambito civilistico per ottenere il giusto risarcimento per questa ennesima quanto assurda morte in cantiere”.

Cosa avvenne quella mattina

Il mattino dell’incidente Marco era intento a maneggiare una carotatrice per eseguire dei fori su una trave di cemento armato che si trovava all’altezza di 5 metri da terra. Per poter eseguire il lavoro a quell’altezza, Marco era entrato all’interno di un contenitore in rete metallica posizionato sulle forche di un sollevatore. Stava forando la trave da circa due ore, quando, improvvisamente, il contenitore precipitò al suolo con lui dentro causandone l’immediata morte per le gravissime lesioni riportate nel violentissimo impatto.

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