Vasta operazione

Maxi operazione della Polizia di Stato: sgominate due organizzazioni criminali

La polizia ha eseguito 25 misure cautelari in carcere e 5 ai domiciliari. Contestata l’aggravante del metodo mafioso.

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Vasta Operazione in provincia di Como della Polizia di Stato: disarticolate due organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti e ad altri gravi reati. Contestata l’aggravante del metodo mafioso.

Conferenza stampa: l’operazione ha portato 25 ordinanze di custodia cautelare

Durante la conferenza stampa di oggi, martedì 28 maggio, il Direttore del Servizio Centrale Operativo Vincenzo Nicolì ha dichiarato “L'indagine, svolta soprattutto grazie alle intercettazioni, ha evidenziato ancora una volta che il traffico degli stupefacenti costituisce non solo uno dei modi principali con cui le organizzazioni criminali accumulano enormi ricchezze ma anche un consolidato strumento per imporsi nei territori di riferimento. Dall'inchiesta emerge che l'egemonia nel traffico di stupefacenti e una diffusa attività di usura sono state agevolate non solo dalla disponibilità di armi da parte dei vertici, ma anche da sistematiche minacce che facevano riferimento alla contiguità di alcuni degli indagati a pericolose cosche della 'ndrangheta, da tempo radicate nel comasco”.

L'operazione

La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano - Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito 25 ordinanze di custodia cautelare in carcere, ed ulteriori 5 ordinanze applicative degli arresti domiciliari, emesse dal Giudice per le indagini preliminari. presso il Tribunale di Milano, nei confronti di altrettante persone, dimoranti in Lombardia, Piemonte e in Calabria, indagate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante dell’essere l’associazione armata, usura ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, autoriciclaggio per aver riutilizzato i proventi dell’attività di spaccio per acquistare locali pubblici e finanziare società intestate fittiziamente prestanome, per avere indebitamente percepito finanziamenti con garanzia pubblica ottenuti attraverso presentazione di falsa documentazione contabile. Tra le persone coinvolte vi sono anche pregiudicati per associazione a delinquere di stampo mafioso che, forti della comune appartenenza e cultura ‘ndranghetista, non si sono fatte scrupolo ad usare violenza nei confronti delle vittime di usura che non restituivano i prestiti ricevuti. Alcuni di loro sono stati condannati nella nota inchiesta “Crimine-Infinto” quali soggetti affiliati alle locali di ‘ndrangheta di Erba (Co) e di Canzo (Co).

L'indagine

Le indagini, condotte da investigatori del Servizio Centrale Operativo di Roma e della Squadra mobile di Como e coordinate dalla Procura distrettuale di Milano, hanno consentito di disvelare le dinamiche interne e le attività illecite di due sodalizi criminali, operanti nella provincia lariana, dediti al narcotraffico ed alla gestione delle locali piazze di spaccio, nonché alla consumazione di una pluralità di altri reati, alcuni dei quali commessi con metodi tipicamente mafiosi.
Le attività, inoltre, hanno accertato molteplici condotte estorsive ed elargizioni di prestiti usurari in danno di commercianti ed imprenditori locali, attivi nei settori tessile, calzaturiero e dell’automotive, nonché l’indebito conseguimento di erogazioni pubbliche garantite dal “Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese” del Ministero delle imprese e del made in Italy.

Da dove nasce l'indagine

L’indagine nasce da un’attività della Squadra Mobile di Como volta al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel territorio dell’erbese. Nella fattispecie tutto ha inizio con l’arresto per detenzione ai fini di spaccio di una donna comasca nel dicembre 2019. Gli investigatori sono riusciti a risalire ad almeno due gruppi dediti all’acquisto, alla detenzione e alla cessione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente (soprattutto cocaina, marijuana e hashish): il primo attivo in particolare nella zona dell’Erbese, il secondo a cavallo tra le province di Como e di Varese, questi ultimi strettamente legati ad ambienti criminali contigui alla ‘ndrangheta rosarnese.
Nel corso dell’indagine sono stati accertati anche svariati reati di tipo economico-finanziario, perpetrati dalla base operativa del sodalizio operante nella zona, ovvero un distributore di carburante a Cislago (VA). Gli indagati, avvalendosi di diverse società di comodo, fittiziamente intestate a prestanome e prive di operatività, hanno posto in essere reati a connotazione economica quali l’emissione di fatture fittizie. Una delle società in questione è stata utilizzata per ottenere un mutuo da circa 700mila euro garantito dal fondo di garanzia per le PMI istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Le risultanze investigative hanno portato anche all’emissione di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, già convalidato dal Gip del Tribunale di Milano durante l’attività d’indagine, e al sequestro di 690mila euro in contanti occultati in un doppiofondo creato ad arte su un veicolo in uso al sodalizio.
L’operazione, condotta dalla Squadra Mobile di Como e dal Servizio Centrale Operativo di Roma, ha coinvolto centinaia di investigatori delle Squadre Mobili di diverse province del territorio nazionale, con il supporto delle SISCO, dei Reparti Prevenzione Crimine, delle unità cinofile antidroga e antiesplosivo e del Reparto Volo di Malpensa.

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