L'ultimo saluto di Tradate a don Luigi Stucchi
L'abbraccio della comunità e della città all'ex parroco e Vescovo Emerito
Dopo la celebrazione delle esequie in duomo a Milano, questa mattina, il feretro di don Luigi Stucchi è tornata a Tradate, città dove è stato parroco per 17 anni, per l'ultimo abbraccio della sua comunità.
L'ultimo saluto di Tradate a don Luigi Stucchi
Gonfaloni e bandiere listate a lutto, e i sacerdoti di tutto il territorio insieme a centinaia di fedeli e ai rappresentanti dell'Amministrazione locale nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Tradate.
Qui, infatti, la celebrazione Eucaristica officiata da Monsignor Giuseppe Vegezzi che darà l'ultimo saluto a don Luigi Stucchi nella chiesa dove ha servito per oltre un lustro, e dove è voluto tornare per il suo ultimo viaggio.
L'omelia di don Giuseppe Marinoni
"Carissimo don Luigi. A te mi rivolgo ancora perchè in Cristo sei sempre vivo, e noi siamo qui in molti per darti il saluto cristiano e per il desiderio di ricevere un po' di quella luce che può consolarci nella fede, che ha guidato i tuoi passi, che ha ispirato le tue scelte e caratterizzato le tue priorita pastorali nel ministero.
Tu stesso accogliendo il dono del pastorale, dicevi che era un riferimento al volto santo del Crocifisso e al mistero della croce.
Questa luce, quante volte ce l'hai detto, non è qualcosa di astratto. È un volto, è una persona viva, vera, nostro contemporaneo. È Gesu che per noi si è incarnato. La luce vera che illumina ogni uomo. Questa luce è il Santo Crocifisso, che ha dato la sua vita per salvarci e che col suo amore ha vinto per sempre la sua e la nostra morte.
Anche tu hai fatto tuo il desiderio di Gesù. Hai assunto lo stile del tuo amato Gesù, hai condiviso la missione del Padre di Gesù, fino alla partecipazione alle sue sofferenze in questi ultimi tempi. E speriamo, desideriamo e invochiamo, fino ad entrare nella sua gloria.
In questi ultimi giorni a più di una persona hai confidato 'ho lavorato tanto, di questo sono sicuro. Se bene non lo so, lo diranno gli altri. Sono tranquillo nella pace del mio Signore'
La numerosa presenza oggi ci fa dire e sperare che sei gia nella gloria del tuo amato Signore.
Da questa luce che è Cristo è venuto il tuo amore per la vita. Per la vita sempre, di tutti, nessuno escluso, della Chiesa che hai servito. La tua vita sacerdotale è stata interamente spesa al servizio del Regno di Dio e della Chiesa. Lo hai fatto con le tue doti umane e il tuo carattere. Un tuo collega diceva 'sei duro come il diamante ma tenero come un grissino'. E quella tenerezza è diventato il tuo inconfondibile stile. Amabilità e bontà, forse non sempre da tutti amata e apprezzata, ma che ti ha portato a essere un amico fedele, sempre presente con rispetto, un saggio consigliere con sempre una parola di consiglio e mai fuori misura, e per noi preti un padre paziente e motivante, capace di ascolto e attesa serena e di dare fiducia. E per le molte consacrate un vero maestro, guida nella vita secondo lo Spirito.
Il segreto di questa tua vita stava nella scelta convinta del primato assoluto di Dio e della cura per il cammino formativo, personale e pastorale, chiara proposta di vita interiore, spirituale, di profondità nella vita di grazia per essere sempre radicati e fondato in Cristo.
Quante energie di tempo hai profuso per questo aspetto essenziale e decisivo della vita cristiana. Ore di confessionale, di colloqui. Prima a Valmadrera e Lecco, poi qui a Tradate per animare un'intera comunità cristiana che fosse un segno eloquente per tutti.
Poi nella zona pastorale con preti e diaconi, per finire con vita consacrata. Quante vocazioni hai accompagnato con un personale discernimento.
Avevi passione per il dialogo tra la fede e la cultura, al Resegone come Villa Cagnola. Quante volte ci hai detto che il cristiano del terzo millennio o sarà un mistico o non sarà un cristiano. Questo era ed è il tuo segreto che abbiamo colto da te.
Testimone di Gesù e della Chiesa nel mondo. Con quale spirito? Con le tue parole, nel 30esimo di ordinazione:
'La mia memoria canterò così. Quando ascolto miei collaboratori celebrare e predicare mi sento debitore della loro fede fresca e convinto. Quando vedo i bambini giocare debitore della loro innocenza. Quando penso ai bambini non nati mi sento debitore del loro ingiusto martirio. Quando accompagno due fidanzati mi sento debitore dei loro sogni e del loro futuro. Quando entro in una casa e incontro una famiglia, mi sento debitore della fatica e della quotidianita. Quando benedico persona malata, anziana o con handicap, mi sento debitore del suo sacrificio e della sua sapienza. Quando intuisco una vocazione, mi sento debitore del Regno di Dio. Quando percorro le vie di questa città, mi sento debitore nei confronti delle sue scelte di civiltà e delle sue autorità. Quando misuro le opere di questa comunità cristiana, mi sento debitore della generosita di tutti. Quando ascolto la parola che rivela peccato e chiede perdono, mi sento debitore della misericordia di Dio. Quando penso a chi non è ancora tornato (il riferimento era ad Andrea Cortellezzi, rapito e mai ritrovato), mi sento debitore di uno sconfinato, assurdo dolore. Quando penso ai rioni con le loro fantasie, mi srnto debitore di colorata vivacità. Davanti al servizio di tutte queste realtà non farei altro che ripetere mi sento debitore'.
Una testimonianza luminosa di come la vita di un prete innamorato di Cristo è tutta legata alla vita della sua gente con cui cammina di giorno in giorno.
Carissimo don Luigi, siamo noi qui oggi a essere debitori a te e al Signore per averti donato alla Chiesa quale uomo dolce e sicuro, cristiano capace di vera testimonianza, prete innamorato di Cristo, della Chiesa e di ogni uomo e donna, vescovo al servizio della comunione e della fraternità.
E perchè tutto non si concluda con facili emozioni, una promessa a don Luigi: faremo nostro il tuo amore, triplice atto d'amore a Gesù, alla Chiesa e al primato della vita spirituale e della vita interiore".