Dramma di Cabiate

La mamma di Sharon dopo la confessione dell’ex compagno: “Serve una pena esemplare”

"Non ci sono scusanti per quello che ha fatto", ha detto mamma Silvia, ancora sconvolta

La mamma di Sharon dopo la confessione dell’ex compagno: “Serve una pena esemplare”
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Sconvolta per la confessione del suo ex compagno, Gabriel Robert Marincat, che martedì ha ammesso di aver ucciso la sua piccola Sharon, soli 18 mesi, mentre avrebbe dovuto accudirla nell’abitazione di Cabiate. “Non ci sono scusanti per quello che ha fatto. Dopo la sua confessione mi aspetto che ci sia un processo in cui si faccia una giusta giustizia e penso che servirebbe una pena esemplare”, ha spiegato Silvia Barni, mamma della piccola.

La mamma di Sharon: “Serve una pena esemplare”

La giovane mamma esprime tutto il suo dolore anche con la supplica di una preghiera: “Allontana da me questa sofferenza, Signore. Sono le parole che pronuncio da questa mia croce. Il dolore che provo è insopportabile. Per questo ti chiedo la forza che solo Tu mi puoi dare”.

Sulla confessione di Marincat intervengono anche le due legali che assistono la giovane mamma di Sharon e la sua famiglia.

“Siamo tutti sotto shock – dice l’avvocato Lara Citterio – Ipotizzavamo come erano i fatti, ma ciò che emerso con le due ore di botte e l’agonia della bimba è oltre ogni immaginazione”.

Sottolinea l’attenzione degli inquirenti per la famiglia colpita da questa tragedia l’avvocato Elisabetta Fontana: “Una nota importante sia per noi in qualità di legali di Silvia, sia per la famiglia, che vorremmo evidenziare è la delicatezza, non scontata, del pm, la dottoressa Antonia Pavan, e dei Carabinieri di Mariano (tenente Michele Gerolin e marescialli maggiore Salvatore Zambuco e Michele Casertano), che ci hanno avvisato della confessione dell’accusato prima della diffusione della notizia alla stampa e questa cura ci ha permesso di affrontare l’impatto con la durissima realtà senza doverla apprendere a freddo dai mass media”.

I depistaggi

Negli istanti dopo l’accaduto il compagno della madre, Gabriel Robert Marincat, 25 anni, di Lentate, aveva raccontato che la bambina stava giocando in casa quando una stufetta di piccole dimensioni le era caduta in testa. A nulla era servito in volo in elisoccorso a Bergamo. A seguito di un trauma cranico, Sharon aveva avuto un arresto cardiocircolatorio che non le ha lasciato scampo.

La svolta dall’autopsia e l’arresto di Marincat

La versione di Marincat ha però iniziato a scricchiolare e l’autopsia ha dato la definitiva svolta alle indagini. Gli esiti preliminari della consulenza medico legale, insieme agli accertamenti scrupolosamente svolti dal Tenenza dei Carabinieri di Mariano Comense (che ha ininterrottamente controllato Marincat sin dal momento in cui sono emerse le prime incongruenze nel suo racconto) hanno indotto l’autorità giudiziaria a ritenere che la piccola Sharon sia stata ripetutamente picchiata, verosimilmente non solo nel pomeriggio di lunedì 11 gennaio, quando si trovava da sola con l’indagato. Sarebbe anche stata violentata nei giorni vicini a quello della sua tragica morte. A quel punto l’uomo è stato arrestato. Dopo settimane in cui aveva negato, martedì è poi arrivata la confessione sull’omicidio della bambina.

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