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La copertina dell'American Journal of Transplantation con la firma del professor Paolo Grossi

Lo scorso dicembre i primi sette trapianti da donatori positivi al SarsCov 2. Oggi, i risultati degli studi che hanno visto il Direttore delle Malattie Infettive dell'Asst Sette Laghi in prima fila

La copertina dell'American Journal of Transplantation con la firma del professor Paolo Grossi
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"Liver transplantation from active COVID-19 donors: a lifesaving opportunity worth grasping?"

Una domanda importante, ma soprattutto il titolo dell'articolo firmato dal professor Paolo Grossi che riporta i risultati di uno studio multidisciplinare sul tema e che è la copertina dell'ultimo numero dell'American Journal of Transplantation, la prestigiosa rivista scientifica americana dedicata ai trapianti di organo.

La firma del professor Paolo Grossi sulla copertina dell'American Journal of Transplantation

Che il Prof. Paolo Grossi, Direttore delle Malattie Infettive dell'ASST Sette Laghi e Professore all'Università dell'Insubria di Varese, fosse uno dei massimi esperti sul tema al mondo è risaputo. Questo articolo e la scelta che l'American Journal of Transplantation ha fatto di darne evidenza in copertina conferma che la rete trapiantologica italiana si distingue per qualità e innovatività con l’obiettivo di massimizzare l’utilizzo degli organi per i trapianti nel rispetto della sicurezza per i riceventi.

Qui l'articolo a firma del professor Grossi pubblicato sull'American Journal of Transplantation

L’Italia non è nuova a queste aperture. Siamo stati infatti, grazie al protocollo proposto da Grossi, primi in Europa ad utilizzare organi da donatori HIV+ per riceventi HIV+ e Varese è stato il primo centro ad effettuare in Italia questo tipo di trapianto.

Del resto, la possibilità di trapiantare il fegato di un paziente colpito dal nuovo Coronavirus è effettivamente un tema di grandissima rilevanza, che può cambiare, anzi, salvare, la vita di molte persone. E le conclusioni a cui questo studio è giunto sono davvero confortanti:

"I dati raccolti - spiega Grossi - suggeriscono che il trapianto di fegato da donatori con COVID-19 nei candidati guariti da COVID-19, e quindi con immunità verso il virus SARS-CoV-2, contribuisce ad aumentare in sicurezza il pool di donatori".

Alla luce dei risultati di questo studio la raccomandazione di utilizzare organi da donatori SARS-CoV-2 positivi per riceventi guariti da COVID-19 è stata inserita nel capitolo sulla trasmissione di patologie infettive, redatto dal Prof. Grossi, della nuova versione del testo su qualità e sicurezza degli organi per il trapianto del Consiglio d’Europa, di prossima pubblicazione.

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