Infermiera vessata perchè omosessuale, Asst Valle Olona condannata
Dopo che si era scoperta la sua relazione con un'altra dipendente dell'ospedale erano iniziati insulti e battutacce, in particolare dal primario
Battutacce, insulti e trasferimenti: per un anno un'infermiera è stata vessata all'interno dell'Asst Valle Olona perchè omosessuale. Ora il tribunale, per la prima volta in Italia, ha condannato l'azienda ospedaliera.
Infermiera vessata perchè omosessuale, condanna all'Asst Valle Olona
Almeno dieci trasferimenti nel giro di meno di un anno, dal 2019 al 2020, insulti e battute sul suo orientamento sessuale. L'Asst Valle Olona, l'azienda ospedaliera di Busto Arsizio, Saronno, Gallarate e Somma Lombardo dovrà risarcirla per 10mila euro. La decisione del Tribunale nei giorni scorsi, accogliendo il ricorso presentato dalla donna assistita dall'avvocato Emiliano Ganzarolli che ha fatto sapere di aver tentato più volte una mediazione prima delle vie legali, senza ottenere mai un incontro.
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"Trovami uno scannatoio visto che tu sai stare con le p...e"
Come emerso durante il procedimento, discriminazioni e molestie erano iniziate dopo che si era scoperta la relazione dell'infermiera, responsabile di un ambulatorio di Ginecologia e Ostetricia dell'Asst (e "finita" a fare i tamponi in un parcheggio), con un'altra dipendente dell'ospedale. Da quel momento l'atteggiamento del primario era cambiato radicalmente, arrivando a insultarla apertamente proprio per il suo orientamento sessuale. Battute e insulti confermati anche dai colleghi della donna, che ne avevano dato comunicazione con una lettera che, evidentemente, non aveva portato molti risultati.
Arcigay: "Omofobia inaccettabile, non si fa nulla per prevenirla"
Durissimo il commento di Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese.
"Questa omofobia in ambito medico è inaccettabile e non si fa nulla per prevenirla. Non esistono piani di formazione per il personale medico e a pagarne le spese sono i lavoratori LGBT, lavoratori come tutti gli altri che pagano ancora per un clima profondamente omofobo e che impedisce alle persone di vivere liberamente. Precedenti del genere rischiano di alimentare un clima tossico che impedisce ai dipendenti di parlare della propria vita personale come tutti gli altri e di vedere il luogo di lavoro come un luogo frustrante, in cui autocensurarsi per non incappare in problemi per la propria carriera. È ora che anche le aziende pubbliche prendano posizione in maniera netta ed esplicita contro l’omofobia come accade in molti altri Paesi, organizzando iniziative ad hoc e formazioni per il personale. Un ulteriore silenzio da parte delle ASST significherà solo continuare ad essere complici di odio e pregiudizio".